La “Pietà” di Francesco Vezzoli sarà per sempre nel cortile di Palazzo Vecchio a Firenze
Dopo decenni un'opera permanente di arte contemporanea a Palazzo Vecchio. La scultura, che raffigura un leone rampante, era stata in mostra a Piazza della Signoria. Oggi entra a fare parte della collezione del Comune
Trova una collocazione permanente, entrando così a fare parte del tessuto storico e artistico del luogo in cui è ospitata, la Pietà di Francesco Vezzoli (Brescia, 1971), opera protagonista, tra il 2021 e il 2022, di un intervento site specific pensato per Piazza della Signoria a Firenze (nell’ambito del progetto promosso dal Comune di Firenze che vede artisti contemporanei – Jeff Koons, Urs Fischer, Jan Fabre – entrare in contatto con lo storico spazio pubblico, intessendo inattesi e inusuali dialoghi tra stili, estetiche e linguaggi diversi), e che adesso trova casa a Palazzo Vecchio, sede del Comune. Si tratta di un leone rampante novecentesco installato su un basamento antico, su cui giace una statua di figura togata romana acefala; la testa della statua (del II secolo d.C.) è tra le fauci del leone. L’opera, che faceva parte del progetto espositivo Francesco Vezzoli in Florence – a cura di Cristiana Perrella e Sergio Risaliti, “diffuso” tra Piazza della Signoria e lo Studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio –, è stata collocata all’interno del terzo cortile, detto anche cortile nuovo e già previsto dal Vasari ed eseguito da Bartolomeo Ammannati e Bernardo Buontalenti dopo l’ampliamento verso via dei Gondi e via dei Leoni, trovando così “una nuova casa che lo protegge dopo la mostra dello scorso anno e siamo orgogliosi di questa nuova stagione della città che ha abbracciato la sfida del dialogo e a volte del conflitto tra il Rinascimento e la contemporaneità con tanti artisti che si sono misurati in questo, da Fabre a Koons a Penone e ora a Francesco Vezzoli”, ha dichiarato il sindaco Dario Nardella. “Grazie a Francesco Vezzoli per questo dono che rimarrà con noi per sempre ad arricchire questo cortile, con una prospettiva straordinaria dal cortile del Verrocchio che, in un arco temporale di secoli, mette a confronto senza pregiudizi epoche e stili diversi”.
La “Pietà” di Francesco Vezzoli a Palazzo Vecchio a Firenze
La visione del Comune di Firenze si sposa, in questa occasione e anche nella mostra precedente, con quella di Vezzoli, la cui estetica è pregna di citazioni tratte dall’antico e anche dal moderno, di commistioni di stili del passato e di oggi, di allegorie e simbologie come quella del leone, il “Marzucco”, che a Firenze è storicamente simbolo di libertà e potere della città. In tal senso, Vezzoli con la sua Pietà si inserisce così nell’ambito di un’importante tradizione di artisti che hanno rappresentato questo simbolo: Donatello (la cui opera custodita al Museo del Bargello, mentre una copia è a Piazza della Signoria, dove era originariamente collocata); e poi i due leoni alla Loggia dei Lanzi; quelli che decorano la porta di accesso al Cortile di Michelozzo; il leone che svetta sulla Torre di Arnolfo e ancora quelli nel Cortile della Dogana e nella Sala dei Gigli a Palazzo Vecchio.
La “Pietà” di Francesco Vezzoli a Palazzo Vecchio. Le parole di Sergio Risaliti
“È l’esito di un percorso avviato l’anno scorso, una bella collaborazione con il Museo Pecci e l’allora direttrice Cristiana Perrella”, racconta ad Artribune Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento. “L’idea di installare l’opera di Vezzoli a Piazza della Signoria mi parve subito molto significativa, sintetizzava in modo evidente i nostri propositi degli ultimi dieci anni: ricordare come l’evoluzione storico-artistica sia un avvicendarsi di immagini e forme che si tramandano e rinascono anche nella discontinuità, con fratture e deviazioni, ma ci sono archetipi che riaffiorano continuamente grazie al lavoro degli artisti. Quel leone incarna il simbolo della Firenze più antica, infatti è una delle immagini più ricorrenti in città. L’opera di Vezzoli sollecita riflessioni sul passato ma anche sul contemporaneo, inoltre per l’artista è un attacco alla ‘cancel culture’ che vuole imporsi in maniera prepotente sulla memoria del passato umanistico e classico, quindi trova una sua contestualizzazione sia da una prospettiva storica sia contemporanea. Parlando con Vezzoli”, continua Risaliti, “capii che c’era da parte sua il desiderio di donare la sua opera a Firenze, e discutendo con il sindaco abbiamo immaginato come luogo ideale questo cortile per l’emersione di altre connessioni con il serraglio di leoni che si trovava in quella zona del palazzo, e per la presenza nel sottosuolo – in linea con il punto in cui ora è collocata l’opera di Vezzoli – degli scavi archeologici”.
Desirée Maida
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