Dolcezza e inquietudine per le donne di Mirko Leuzzi in mostra a Roma
Partito da autodidatta, il giovane artista romano si è fatto notare durante la pandemia. E oggi è considerato già un nome da seguire. La mostra da Basile Contemporary ne conferma la crescita
In meno di due anni, Mirko Leuzzi (Roma, 1992) ha iniziato a farsi notare sulla scena artistica capitolina. Dopo il successo della prima mostra alla galleria Fidia e la presenza alla fiera Arte in Nuvola, l’artista è protagonista con la personale Gli occhi per dirlo da Basile Contemporary.
L’arte emergente di Mirko Leuzzi
Leuzzi approda all’arte come autodidatta nel 2020. Un paio di colori a olio e una tela. Una pratica artistica semplice e spontanea, per dipingere dapprima i mostri irriverenti che abitano la psiche fino a giungere ai volti angelici di donne seducenti vestite di fantasie orientali.
E la pandemia ha favorito la circolazione delle sue opere, tanto che il giovane artista è riuscito rapidamente a far conoscere la propria ricerca, accedendo al sistema artistico, sin da subito attenzionato da alcune storiche gallerie romane.
Nell’approccio che lo stesso Leuzzi definisce “ignorante”, è evidente il richiamo agli occhi di Modigliani, lasciati vuoti da entrambi ma rappresentati diversamente, come alle forme semplici e vivaci di Salvatore Fiume.
La necessità di ricorrere alla figurazione per l’artista è funzionale a una nuova interpretazione del reale, dettata dal periodo di transizione che stiamo vivendo: non è un caso che le sue opere abbiano ricevuto un apprezzamento notevole durante il periodo pandemico, quando la necessità di rappresentare la realtà ha rivestito un’urgenza senza eguali.
La donna, soggetto prediletto delle sue opere, diviene un simbolo della dolcezza dell’oggi e dell’inquietudine di ieri. Una contrapposizione ben rappresentata nella produzione presentata nella galleria Basile Contemporary.
La mostra di Mirko Leuzzi a Roma
La mostra è un “gesto di maturità”, come afferma la curatrice Adriana Polveroni. Di fatto in poco tempo la pittura di Leuzzi ha subito un’evoluzione notevole: le figure femminili non sono più sole, ma abitano la tela insieme a tessuti ricamati e “oggetti di scena”.
Le stoffe che vestono queste creature sono decorate da stampe che spesso ricordano culture lontane; visionarie sono anche le ambientazioni, in cui le figure sembrano quasi sospese.
La vivacità e varietà cromatica quasi ipnotizzano chi guarda, mentre gli occhi bianchi delle donne invitano a un’esplorazione più profonda, per un’esposizione che si conferma intima e personale.
Vittoria Mascellaro
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