Raccontare lo spirito di un luogo. La mostra di Calixto Ramírez a Roma
Sin Nada, con niente, l’artista messicano esplora il difficile equilibrio tra uomo e natura, nei lavori frutto di una residenza di oltre un mese nell’eremo di Monteluco, ricordando San Francesco
Trentasei giorni trascorsi in residenza nell’eremo di Monteluco (Spoleto), celebrati dal manifesto Alzare il paesaggio 782 metri s.l.m. Calixto Ramírez (Reynosa, 1980) porta nello spazio di Alessandra Bonomo a Roma, il risultato del suo soggiorno umbro, in una mostra suddivisa in tanti riquadri quanti sono i giorni che ne hanno scandito la permanenza, ritraendo fotograficamente i reperti ritrovati lungo i sentieri del Bosco Sacro.
Lo spirito del luogo prende dunque forma in una produzione che vede protagonisti l’ambiente e, altresì, la simbiosi che l’artista ricerca con la natura che lo accoglie: Ramírez offre al suo pubblico l’incontro con l’eremo e con il paesaggio che lo cinge, collezionando le testimonianze materiali che plasmano i suoi lavori, e le sensazioni astratte dipinte in dieci opere di piccolo formato.
La mostra di Calixto Ramírez a Roma
Il titolo della mostra, Sin Nada, è evocativo della pratica poverista che Ramírez ha abbracciato in Messico nel 2009. Il citazionismo dichiarato in molte tra le opere in mostra – a partire dall’impiego di materiali residui – attesta l’incontro avvenuto con l’Arte Povera, che lo ha condotto in Italia su invito di Jannis Kounellis, poco prima della sua scomparsa. In 2+2=3 (Povertà, obbedienza e castità) si avvertono la vicinanza al Maestro e lo sguardo rivolto all’indagine sull’antiforma di Richard Serra, culminata in Belts (1966-67), oltre al riferimento alla “Regola di vita negli eremi” dettata da San Francesco, di cui si attesta il passaggio a Monteluco.
Un progetto espositivo tra tensioni e sospirati equilibri
Sin Nada, con niente, l’artista costruisce una mostra di equilibri instabili.
I singoli lavori e il progetto allestitivo, che li riunifica, fondano la metafora del necessario equilibrio tra la spontaneità dell’ambiente e l’antropizzazione dell’essere umano. Nella serie SUNS figure geometriche sagomano le foglie fotografate da Ramírez (in omaggio a Sol LeWitt, vecchio amico e ospite nell’eremo dei Bonomo); i colli di bottiglia ritrovati e sospesi a una corda (rimando al cordone francescano) mettono in scena la tensione che scaturisce dalla presenza umana negli ambienti, solo in origine, incontaminati.
Gemma Gulisano
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati