La più grande collezione d’Europa di arte contemporanea cinese è in mostra a Brescia

La più ricca collezione di arte contemporanea cinese in Europa lascia la sua dimora di Lucerna per arrivare nella Capitale della Cultura 2023. Tra evanescenti figure a inchiostro su carta di riso, paesaggi fluo e l’immancabile Ai Weiwei

Innanzitutto lo spazio: l’ex chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Brescia è ora un luogo espositivo notevole, appena restaurato e messo a disposizione dal Comune per i progetti dell’associazione culturale Carme. I giovani organizzatori, per la mostra attualmente in corso, sono stati sostenuti anche da un’altra associazione, guidata nientepopodimeno che dal veterano illuminato dell’arte contemporanea Massimo Minini: con la sua Bellearti, fondata nel 2019, il gallerista promuove oggi iniziative di alto spessore. Grazie a questa sinergia giungono nella città che, assieme a Bergamo, è Capitale italiana della cultura 2023, una serie di opere di artisti cinesi mai viste in Italia: un’occasione preziosa, quindi, sia per la città e i suoi cittadini sia per coloro che prestano attenzione agli scenari internazionali e a quelli di un Paese sterminato e in rapida espansione.

China Now, exhibition view delle opere di Ke Ma at CARME, Brescia, 2023. Photo Petrò Gilberti

China Now, exhibition view delle opere di Ke Ma at CARME, Brescia, 2023. Photo Petrò Gilberti

LA MOSTRA SULL’ARTE IN CINA E IL COLLEZIONISTA ULI SIGG

Ma oltre ai protagonisti già citati, un’altra figura campeggia al centro, tenendo le fila delle opere e degli artisti di China Now: si tratta dello svizzero Uli Sigg, personaggio assai interessante poiché, oltre a essere un uomo d’affari per una grande società di media elvetica, è anche importante collezionista, e dal 1995 al 1998 è stato ambasciatore per la Svizzera in Cina, Corea del Nord e Mongolia. Proprio durante il suo soggiorno nel Far East ha cominciato ad acquistare opere d’arte contemporanea, fino a costituire una cospicua raccolta di circa 3mila pezzi (molti sono stati donati dal collezionista stesso al museo M+ di Hong Kong). Si tratta a tutti gli effetti della prima e più completa collezione di arte contemporanea cinese. “La Cina è un paese vastissimo” dichiara Sigg “Lì puoi trovare tutto e il contrario di tutto. Questa esposizione intende portare le visioni degli artisti in quel mondo altro, usando media differenti ed esprimendo le loro proiezioni personali”.

China Now, exhibition view at CARME, Brescia, 2023. Photo Petrò Gilberti

China Now, exhibition view at CARME, Brescia, 2023. Photo Petrò Gilberti

I LINGUAGGI DELLA CINA CONTEMPORANEA A BRESCIA

La selezione ospitata a Brescia è una sintesi dei linguaggi adottati negli ultimi decenni dagli artisti cinesi, tra cui ovviamente spicca il nome di Ai Weiwei (Pechino, 1957), con il suo tavolo a tre gambe del 2005. Sono rappresentati gli autori che ancora lavorano con l’antica e raffinatissima tecnica dell’inchiostro su carta di riso, componendo con tratti minimi figure contemporanee e allo stesso tempo evanescenti e inquietanti (lo sono quelle di Fan Shao, anch’egli nato a Pechino, classe 1964). Sono esposti degli oli su tela, una pratica adottata dall’Occidente e con cui alle tematiche di attualità si associa un sapore quasi neobarocco, come nei lavori di MadeIn Company. Colpiscono i colori fluo dei paesaggi di Liu Wei (Pechino, 1972) e non manca all’appello un’installazione composta dai resti – spaventosi! – di più di cento tonnellate di Coca Cola bollita fino a farla diventare un materiale che assomiglia al catrame. Ci sono poi, tra le altre opere, le fotografie macro di Changwei Gu (Xi’an, 1957) e il video di Kin-Wah Tsang (Shantou, 1976). Insomma, il passato si innesta sul presente, come sottolinea Minini, e l’Occidente sull’Oriente.

L’ARTE IN CINA PER MASSIMO MININI

È il gallerista a condensare il significato profondo della mostra: “È stata pensata come esemplare di un rinnovamento epocale della cultura di una grande nazione come la Cina che sempre di più occupa la scena mondiale. A dire il vero la scena l’aveva già occupata da millenni, ma noi non ce ne eravamo accorti, non sapevamo, per noi il mondo finiva alle colonne d’Ercole. Poi pian piano ci siamo posti il problema, da Marco Polo verso est, a Colombo verso ovest. Ora che i tempi sono maturi, la creatività degli artisti cinesi si è liberata e si staglia altissima sulla linea, un orizzonte culturale che la Cina ha sempre avuto, ma che le era negato prima da una visione eurocentrica, poi da una supremazia mercantile occidentale. In questi vent’anni abbiamo assistito a una formidabile rimonta e ormai la Cina si attesta al vertice della piramide economico-culturale del pianeta”.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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