L’eros secondo l’artista Gideon Rubin in mostra a Milano
È un approccio minimale, che non indugia sui particolari, quello che l’artista israeliano dedica alla rappresentazione di una sensualità espressa attraverso pennellate fluide, celando i volti dei suoi protagonisti
Come suggerisce il titolo della mostra, 13 sono i piccoli dipinti che formano un raffinato ciclo di opere che Gideon Rubin (Tel Aviv, 1973) ha presentato in esclusiva mondiale presso la sede milanese della galleria Monica de Cardenas, ispirate dalle polaroid di Carlo Mollino (Torino, 1905 – 1973), assieme ad altre opere inedite con le quali il pittore israeliano conferma una sensibilità trasmessa da toni delicati e da fluide pennellate, celando volutamente i volti dei protagonisti.
La mostra di Gideon Rubin a Milano
Una cifra distintiva dell’artista, che, parlando della mostra, afferma: “Il mio lavoro è estremamente minimale, c’è poco, ma è tutto studiato. Mi concentro sulla materialità della scena, la sensazione di dipingere un velluto, una tenda viola proprio accanto a una bella figura femminile allungata e alla sua carne.” E si susseguono figure femminili intriganti e seducenti in pose diverse che mostrano il corpo – non è necessario indugiare sui particolari – un cenno di pennello evoca una scena, una sensazione che apre a una narrazione lasciata all’immaginazione di chi guarda. Delle opere che accompagnano le tredici in omaggio a Mollino, alcune ritraggono una donna di spalle con una treccia o con ciocche di capelli spettinate, figure anonime che trasfondono umori e stati d’animo. Racconta Gideon Rubin di aver visto le polaroid di Mollino per la prima volta a Milano, colpito dalla qualità di queste piccole, intime immagini, quasi nascoste, ma anche dalla loro natura esplosiva ed estremamente sensuale. Due dei lavori ispirati a queste polaroid rappresentano figure maschili immaginate dal pittore: “Sebbene Mollino abbia fotografato solo donne, nella mia mente le immagini non dovrebbero essere esclusive di genere, posso introdurre un po’ di carne maschile sensuale. O meglio, l’atto stesso del dipingere può essere un’esperienza estremamente sensuale, nel fare e nel vedere l’arte”.
Rebecca Delmenico
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