Una grande mostra d’arte contemporanea a L’Aquila in 18 spazi. Intervista alla curatrice Cristiana Perrella
Il consorzio di gallerie d’arte Italics ha dato il compito di curare la terza edizione della rassegna "Panorama" alla critica d’arte Cristiana Perrella. Il percorso metterà in comunicazione l’arte contemporanea con il capoluogo abruzzese, il territorio e la comunità
Dopo le esperienze di Procida (2021) e Monopoli (2022), Italics ha deciso di confrontarsi con la storia passata e recente dell’Aquila, affidando alla critica d’arte e curatrice Cristiana Perrella il compito di costruire il percorso d’arte della terza edizione di Panorama. Sono 18 i luoghi del capoluogo abruzzese destinati ad ospitare oltre 50 artisti, tra italiani e stranieri, in un’intensa maratona di quattro giorni (dal 7 al 10 settembre) dove l’arte contemporanea e la città saranno protagonisti assoluti. Per saperne di più abbiamo deciso di fare qualche domanda in esclusiva a Cristiana Perrella.
Intervista alla curatrice Cristiana Perrella
Come sarà Panorama L’Aquila di Cristiana Perrella?
Sarà una mostra da affrontare con scarpe comode, tempo a disposizione e la curiosità di scoprire la città attraverso lo sguardo degli artisti e delle artiste. Ho cercato il più possibile di entrare in dialogo con quella che è L’Aquila oggi, un luogo ferito dal sisma del 2009 che sta recuperando, insieme alle sue architetture storiche – oggetto del più grande cantiere di restauro europeo – la sua vivibilità, le sue abitudini e la sua memoria. Perché una città è fatta soprattutto dalle persone che la abitano e dalle relazioni, dalle attività che vi hanno luogo. È la vita quotidiana che le dà carattere e identità. L’edizione di Panorama che curo guarderà perciò senz’altro al patrimonio storico artistico, facendone scoprire aspetti davvero poco conosciuti, ma anche ai luoghi dove sono tornate le attività di tutti i giorni.
Qualche esempio?
Nel percorso sarà presente il Casino Branconio, un casino delle delizie affrescato dalla scuola di Raffaello, all’interno di un’abitazione privata e perciò poco studiato e chiuso al pubblico; ma ci saranno anche negozi, botteghe artigiane, persino un panificio.
Ho scelto le opere privilegiando la loro capacità di dialogare con la città, con i suoi luoghi e le sue storie. Non è un caso che ci siano diversi interventi performativi e anche opere create appositamente. Ci sarà molto spazio per la musica: L’Aquila ha un conservatorio prestigioso, l’Alfredo Casella, che sta collaborando su diversi progetti. A differenza delle città che hanno ospitato Panorama in precedenza, L’Aquila è sede di importanti istituzioni culturali, oltre al Conservatorio, l’Università, l’Accademia di Belle Arti e poi i musei: il Munda, Museo Nazionale d’Abruzzo, il MAXXI. Il dialogo non poteva prescindere da questo suo carattere specifico, da questa sua storia, a cui varie opere faranno riferimento.
Quale sarà il fil rouge che legherà il patrimonio storico culturale dell’Aquila e l’arte contemporanea?
Il dialogo tra storia e contemporaneità è già all’interno del progetto stesso di Panorama. L’identità unica della mostra annuale concepita da Italics è infatti nella natura trasversale ed eterogenea delle opere d’arte che presenta, che si collocano in un arco temporale che dall’antico arriva ai giorni nostri. Le gallerie che fanno parte di Italics operano non solo nell’ambito del contemporaneo ma del moderno e dell’antico. Panorama nasce dal desiderio di ognuna di loro di uscire dal seminato e provare a confrontarsi con gli altri. Il dialogo tra la città e le opere avverrà perciò su più piani.
Ovvero?
L’Aquila non sarà solo lo sfondo monumentale su cui inserire presenze contemporanee ma sarà un tessuto vivo, fatto di storia e di vita quotidiana, in cui si innestano opere di vari periodi storici.
Quali saranno le sedi e gli itinerari pensati per questa terza edizione?
Le sedi sono 18. Quella principale sarà Palazzo Rivera, un bellissimo palazzo nobiliare privato di inizio Settecento, ancora in ristrutturazione. Abbiamo lavorato nel cantiere, con le opere nelle sale ancora interessate dai lavori. Il recupero del Palazzo è realizzato dall’impresa dei Fratelli Navarra, specializzata in restauro monumentale, che ci ha dato grande disponibilità, così come il proprietario del Palazzo, Vincenzo Rivera. Un modo per entrare in relazione con il patrimonio artistico, di rendere visibili spazi chiusi da lungo tempo, ma allo stesso tempo anche di far comprendere lo sforzo, il lavoro che c’è dietro la restituzione alla vita e allo splendore di questo patrimonio.
Rispetto agli altri spazi…
Sede della mostra sarà anche un altro palazzo privato, Palazzo De Nardis. Qui il restauro è stato ultimato e la famiglia De Nardis è tornata in possesso dei suoi appartamenti, concedendoci gentilmente di “invaderli” con le opere. Anche l’Oratorio, sempre di proprietà della famiglia, un gioiello tardobarocco con stucchi e maioliche davvero straordinari e un organo del Seicento perfettamente funzionante, sarà parte del nostro percorso.Poi il Casino Branconio, di cui dicevo prima, e il bellissimo chiostro di San Domenico; spazi istituzionali come il MAXXI, la Fondazione Giorgio De Marchis; museali come il Castello Cinquecentesco con la sua sala dove è conservato lo scheletro intero di un mammut; luoghi della vita aquilana: un panificio, una libreria, un negozio di dischi, la bottega di un restauratore di mobili, lo storico caffè dei Fratelli Nurzia; lo studio dell’artista Marcello Mariani, in una chiesa sconsacrata che ha ancora il tetto crollato. E lo spazio pubblico dove sarà collocata un’opera di Alberto Di Fabio che viene donata dall’artista – di origine abruzzese- alla città. Persino il cielo sopra L’Aquila sarà interessato dall’azione di un artista!
Quali i criteri della scelta anche rispetto a gallerie e artisti?
Le gallerie sono quelle che fanno parte di Italics, sono loro che producono la mostra e che vi partecipano. Il curatore poi sceglie liberamente tra i loro artisti e le loro artiste quali coinvolgere nel progetto. Per questa edizione ho scelto di partire dalla suggestione del termine wit(h)nessing, coniato dalla teorica femminista, artista e psicoanalista Bracha Ettinger. Una parola che estende il concetto di testimonianza, intesa sia come responsabilità di attestare qualcosa attraverso la propria conoscenza che come trasmissione di una storia, allargandolo dalla dimensione individuale a quella collettiva: un’azione in cui la relazione è fondamentale, basata sulla coesistenza di culture, di luoghi e di persone. Memoria e comunità mi sono sembrati concetti significativi da mettere in evidenza a L’Aquila attraverso le opere.
La mostra mescolerà visioni, poetiche e linguaggi molto diversi, tra grandi nomi della Storia dell’Arte, voci internazionali, artisti italiani affermati, mid career ed emergenti. Tutti scelti per la capacità di entrare a far parte di un racconto corale, in Panorama L’Aquila l’arte si assume il compito non tanto di mostrarsi quanto di entrare in relazione.
Valentina Muzi
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