Sentimentale e analitico. Paolo Masi in mostra a Firenze
Il pittore fiorentino propone la sua pittura luminosa e corpuscolare, evoluzione del dripping alla Pollock, che diventa “rumore”
Sulla scena artistica fiorentina, città sovraccaricata da un’eredità artistica ineguagliabile, sul secondo dopoguerra si dovrebbe approfondire con rinnovata linfa critica, per ristabilire il ruolo decisivo del capoluogo toscano nello sviluppo delle arti contemporanee; e soprattutto nel dialogo tra artista e collettività sociale, dinamica troppo spesso associata storicamente ai soli macro agglomerati di Milano e Roma, centri, già nei Settanta, di indubbia attrattiva mediatica ed economica, eppure non unici nell’annoverare soluzioni creative (da segnalare sull’argomento, l’ottimo Arte a Firenze 1970-2015. Una città in prospettiva, a cura di Alessandra Acocella e Caterina Toschi, Quodlibet, 2016).
La mostra di Paolo Masi a Firenze
La ricerca cromatica di Paolo Masi (Firenze, 1933) è un esempio di quelle soluzioni pittorico-espressive declinate dall’autore in un linguaggio unitario, coinvolgente, teso soprattutto a rendere la pittura una realtà pura, non semplice riduzione di immagini ma summa di un immaginifico collettivo. Un’indagine che ben si attualizza nella selezione proposta dalla galleria Frittelli arte contemporanea, per la mostra Paolo Masi in Florence. Opere degli anni Ottanta, a cura di Fabio Cavallucci, dove si raccolgono quasi tutti i grandi formati esposti la prima volta nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio nel 1985, omaggiando l’artista che compie novant’anni quest’anno. Sulle pareti della galleria si incontra un paesaggio sgargiante e caratterizzato da un acceso dinamismo, dove il fare artistico determina uno studio analitico del colore nella sua qualità luminosa e corpuscolare: con l’aiuto in allestimento del curatore Cavallucci, attento ai segni intuitivi delle mostre d’arte, e del gallerista Simone Frittelli, le opere di Masi arricchiscono lo spazio di corpuscoli di tinta adagiati su tela, regalando una sequenza percettiva e sinfonica.
La pittura di Paolo Masi
Se viene spontaneo il collegamento con il puntinismo di Seurat, o con il dripping di Pollock, meno scontato è l’accostamento con la “frizione” degli schermi televisivi mentre sintonizzavano l’immagine, particolare che affascinava tantissimo il pittore fiorentino, al punto di intuirne la correlazione con la realtà vissuta, a tutti gli effetti in continua (e non sempre riuscita) sincronizzazione con la storia umana. L’effetto noise della pittura di Paolo Masi è vero e otticamente percepibile, oltre ad assumere un sapore di lungimiranza, maturato in quasi quarant’anni di attesa, vista la felice adesione all’attualità dove il coinvolgimento collettivo, auspicato dal Masi nel 1984, non volge oggi a una razionale codificazione del linguaggio, bensì vive nella rivelazione di un sentimento comune, per quanto nostalgico e acquiescente.
Luca Sposato
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