Di terra e di anima. Visioni tra arte e natura in mostra al Mattatoio di Roma
Biodiversità, sostenibilità, ruralità, migrazioni: i grandi temi del rapporto tra natura e essere umano affrontati dagli artisti italiani, dagli Anni ‘60 a oggi
Nel contesto dell’ex Mattatoio, luogo simbolo dell’archeologia industriale romana ridestinato a uso culturale, Terra animata si rivela una mostra potente. Se il rapporto tra uomo e natura non è certamente un tema inesplorato dall’arte contemporanea, il merito di questa mostra, diversa e urgente, è che sa restituire quel climax crescente che dagli Anni ‘60 in poi si tramuta in uno sguardo artistico sulla natura e sul territorio, ripensati come un ecosistema sempre più complesso, integrato nel modo di percepire la vita dell’uomo.
La mostra Terra animata a Roma
Con circa sessanta opere esposte, tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, video e installazioni site-specific, la mostra si caratterizza per un fervido e alquanto prezioso dialogo intergenerazionale. A opere esemplari di maestri dell’arte italiana quali Burri, Fontana, Merz, Penone e Baruchello si intrecciano lavori delle nuove generazioni. Tra questi, si segnalano le installazioni di Leone Contini (Firenze, 1976), le foto e i video di Manuela Ascari (Sassuolo, 1977) e Renato Leotta (Torino, 1982), gli accostamenti ibridi di pietre e immagini fotografiche di Pamela Diamante (Bari, 1985). Nel complesso, i lavori affrontano temi impegnati e talvolta controversi, come la biodiversità, la sostenibilità, la ruralità e le migrazioni, con pratiche e sensibilità diverse. Sensibilità, tuttavia, legate da due dimensioni spaziali al centro dell’intero progetto espositivo: quella terrena, della percezione del reale, e quella creativa, dell’immaginario.
La visione animata della natura al Mattatoio
D’altra parte, il fascino di Terra animata è rappresentato anche da quel suo situarsi proprio nel padiglione di un antico mattatoio dove venivano, un tempo, macellate le bestie. È un contrasto apparente quello inizialmente percepito tra le opere che declinano il rapporto tra uomo e natura con diverse visioni, forti e raffinate, attuali e primitive, e il contesto razionalista dove si situano. In un certo senso, quest’ultimo rievoca una dimensione spaziale altrettanto “duplice”, fatta sia di rigore sia di immagini fantasmatiche, legate agli storici ambienti del mattatoio che riprendono vita.
Grazie a lavori di grande forza e semplicità, che si sposano in modo non scontato con un contesto industriale, chi osserva ri-conosce un’anima, si ritrova, appunto, in una terra animata, ricca e pulsante dello stesso arcaismo che distingue lo spazio che la ospita.
Serena Scarfì
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati