Alla Reggia di Venaria si insegnano restauro e conservazione ai giovani dell’Arabia Saudita
Il Centro Conservazione e Restauro accoglierà i professionisti della città di AlUla con un programma teorico-pratico e una full immersion nella cultura italiana
La Reggia di Venaria diventa sempre più un punto di riferimento sulla scienza della conservazione a livello internazionale. È proprio con il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” (CCR) che la Royal Commission for AlUla (RCU) dell’Arabia Saudita ha stretto una partnership per sviluppare un programma a medio-lungo termine, così da avvicinare le nuove generazioni alla conservazione del patrimonio culturale. Da luglio 2023, e fino a febbraio 2024, un gruppo di 12 giovani sauditi provenienti da diverse zone del Regno – 6 neolaureati in chimica e biologia e 6 funzionari della Royal Commission – parteciperanno a sette lezioni e laboratori per avvicinarsi alla grande tradizione italiana della conservazione, concentrandosi sul lato più scientifico della disciplina, tra materiali e tecniche.
Gli incontri di formazione per i giovani conservatori sauditi
Il progetto pilota si propone come teorico e pratico, e adotta un approccio interdisciplinare nella gestione delle problematiche relative alla conservazione del patrimonio culturale. A questo scopo, gli incontri con i professionisti del CCR saranno alternati a momenti di sviluppo autonomo di progetti e tutoraggio su temi scelti. Parallelamente il centro piemontese, in collaborazione con esperti museali attivi nell’area saudita, attiverà un percorso di formazione per fornire riflessioni più ad ampio spettro su temi come public engagement, educazione, comunicazione e coinvolgimento delle comunità locali nello sviluppo di progetti culturali.
La partnership si propone come “scambio culturale” a tutti gli effetti: da un lato, i sauditi scopriranno durante il loro soggiorno a Venaria la città e il complesso patrimonio Unesco della Reggia – dialogando con gli studenti dell’Università di Torino e facendo una full immersion nel contesto sociale italiano –, e dall’altro il progetto sarà presentato per la cerimonia finale alla cittadinanza e alle istituzioni di AlUla, sempre più destinata a diventare meta (sia di lavoro sia di turismo) sul versante archeologico.
AlUla e il suo patrimonio culturale
Con i suoi 22 km di oasi desertica piena di siti archeologici e spazi contemporanei per l’arte, AlUla è una regione di grande importanza naturale e culturale del regno arabo, e negli ultimi tempi (come già raccontato in questo reportage) si sta fortemente riposizionando come una delle città d’arte più importanti del Paese anche a seguito di enormi investimenti. In questa regione sorgono infatti l’antica capitale dei regni di Dadan e Lihyan, l’antica città di Jabal Ikmah e le sue iscrizioni e l’oasi di Kaybar, ma soprattutto il sito con la città nabatea di Hegra, primo e unico bene Unesco saudita (nonché avamposto più meridionale dei Romani nel I secolo d.C.) che presenta un patrimonio di circa cento tombe monumentali rupestri con elaborate facciate in arenaria, conservate in stato eccezionale.
Venaria sempre più internazionale
Con questo progetto, il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” si accoda dunque alla rete globale di partner con cui l’Arabia Saudita sta stringendo alleanze per lo sviluppo e la trasformazione della regione di AlUla. Una grande occasione per inserirsi ancora meglio nella ricerca internazionale – a cui già il CCR si rivolge da tempo – e allo stesso tempo per perseguire gli obiettivi del Memorandum d’Intesa nei settori di archeologia, conservazione, restauro e protezione del patrimonio culturale, firmato lo scorso 19 maggio dal ministro della Cultura italiano Gennaro Sangiuliano e da quello del Regno dell’Arabia Saudita, il principe Bader bin Abdullah bin Farhan AlSau.
“Siamo orgogliosi di essere stati scelti da RCU per questa importante collaborazione: un’opportunità unica per esplorare le peculiarità di contesti culturali, sociali e organizzativi diversi”, ha commentato Sara Abram, segretaria generale del CCR. “In questo programma, metteremo a disposizione tutte le competenze tecniche, scientifiche e umanistiche dei nostri professionisti, coinvolgendo docenti provenienti da alcuni dei più importanti enti e università italiani“. “La nostra partnership con il CCR rientra nelle ambiziose linee di sviluppo che, unendo gli sforzi per la conservazione e rigenerazione sostenibile di AlUla, RCU sta perseguendo per porre la nostra comunità al centro”, ha aggiunto Abdulrahman Alsuhaibani, Executive Director of Archaeology, Collections and Conservation dell’RCU. “Attraverso questo programma iniziale, potremo fornire alla prossima generazione di esperti di conservazione le conoscenze e le competenze fondamentali di cui hanno bisogno per perseguire con fiducia una carriera nella scienza della conservazione, sostenendo le nostre future ambizioni“.
Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati