Sulle tracce delle orchidee spontanee. Il progetto di Silvia Cini a Budapest
Il giardino botanico della capitale ungherese ospita la prima tappa del progetto itinerante dell’artista Silvia Cini. Mostre, talk, eventi e open call attraverseranno l’Europa grazie al supporto dell’Italian Council
Nella rosa dei vincitori dell’XI edizione dell’Italian Council – progetto del Ministero della Cultura che promuove gli artisti italiani all’estero – è anche Silvia Cini (Pisa, 1972), la cui ricerca si focalizza su pratiche di arte partecipata, concentrandosi sul paesaggio inteso come metafora sociale che si esprime nel legame tra arte e botanica. Visione questa che contraddistingue Avant que la nature meure, risultato di una ricerca iniziata nel 2015 sulla fioritura e sulla tutela delle orchidee spontanee nel contesto urbano, traendo ispirazione dalle tavole realizzate dal pittore paesaggista romano Enrico Coleman nell’Ottocento. Il progetto, presentato dal Museo Orto Botanico dell’Università “La Sapienza” di Roma e realizzato grazie al supporto dell’Italian Council, è in mostra fino al 14 agosto all’ELTE Botanical Garden di Budapest, per poi attraversare l’Europa tra mostre, talk, eventi e open call.
“Avant que nature meure” raccontato da Silvia Cini
“Un giorno, nello stesso giorno, di oltre vent’anni fa, due amici, che vivono in due città diverse, mi hanno regalato lo stesso libro: ‘L’orcheomania Birmana’ di Enrico Coleman, capo della scuola di pittura di paesaggio romana dell’Ottocento, raccolta di ottantotto tempere ritraenti le orchidee selvatiche a Roma e nella campagna romana”, racconta l’artista ad Artribune. “In quegli anni esponevo nelle mie mostre grandi serre da coltivazione, popolate di piante epifite, soprattutto orchidee tropicali. Le orchidee, con la loro allure esotica, erano per me l’immagine perfetta di quel profondo senso di reciprocità di cui abbiamo sempre più bisogno. Sono la metafora per innescare quel dialogo interspecie necessario alla sopravvivenza collettiva. Questa è, quindi, la storia di un’avventura”, continua l’artista, “che inizia sulle pagine di un libro e diventa una passeggiata per le strade di Roma che dura da otto anni, alla ricerca di ciò che si credeva scomparso dal centro di una delle città più antiche della civiltà occidentale: le orchidee selvatiche”.
“Avant que nature meure”. Il progetto di Silvia Cini all’Orto Botanico di Budapest
Il titolo del progetto cita il testo del 1965 dello scienziato francese Jean Dorst, uno dei primi a esprimersi a favore della tutela per l’ambiente, sull’estinzione della biodiversità, invitando a una riconciliazione tra l’uomo e la natura. Partendo da questo assunto, Silvia Cini avvia una ricognizione e una mappatura delle orchidee spontanee a Roma basata sugli acquarelli realizzati dal vero da Enrico Coleman tra il 1893 e il 1910, ognuno dei quali completo di luogo di fioritura dell’orchidea. Il progetto si sviluppa in diverse fasi (“online”, “on life” e “offline”) e la realizzazione di una piattaforma digitale in progress fornirà una mappa indicativa dei luoghi di fioritura, contenenti testi, immagini, video e podcast creati in collaborazione con botanici, urbanisti, artisti e sociologi, coinvolgendo anche i cittadini grazie all’attivazione di open call. Le mostre, gli eventi e gli incontri, invece, saranno organizzati con realtà che si occupano del rapporto tra arte e natura, come il MAMbo, il PAV Parco Arte Vivente, Careof e la Fondazione La o Le Mon. Un progetto ampio e dinamico che prende forma in un’opera site-specific all’interno del’ELTE Botanical Garden di Budapest, uno dei più interessanti orti botanici d’Europa.
Valentina Muzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati