I bassorilievi di velluto di Eliška Konečná in mostra a Milano

Siete sicuri che il velluto sia un materiale impossibile da scolpire? Lo dimostrano i fregi contemporanei di questa giovane artista ceca

Un Donatello al femminile, con il passaporto della Repubblica Ceca. Questa è la giovanissima Eliška Konečná (Dobřichovice, 1992), alla sua prima mostra personale da Eastcontemporary, promossa dal Centro Ceco di Milano. Uscita dall’accademia di Praga nel 2020, dopo un percorso strettamente pittorico, abbandona il pennello, per darsi alle “arti minori”. Legno, tessuti e ricamo: mezzi umili, che le sue mani nobilitano al pari del marmo. Sembrano bassorilievi tra il classico e il rinascimentale, quei drappi di velluto incastonati nel perimetro di un quadro. Una tecnica unica, che oscilla tra erudizione e apparente spontaneità.

Bassorilievi di velluto e colore

Ogni bassorilievo ha alle spalle un processo lungo, come richiede l’artigianalità. Tutto comincia dal velluto. “Il velluto è un po’ come la pelle umana; ha profondità sufficiente, e riflette la luce, donando al colore una dimensione inaspettata”, spiega l’artista. Da solo, però, questo materiale non è abbastanza; l’altro attore fondamentale è il colore, “nodo centrale di interesse”. La tecnica, simile all’acquerello, consiste nel tingere i panni per molto tempo, fino a corroderne la superficie: il risultato ricorda la marmorizzazione delle carte fiorentine, pratica antichissima di origine orientale, che ancora accende le vetrine delle botteghe all’ombra di Santa Maria del Fiore

La mostra di Eliška Konečná a Milano

Come i bassorilievi marmorei erano scolpiti su più registri, così la mostra A Dry Place to Fall sviluppa narrazioni sovrapposte. Ogni opera racconta due storie: nella prima parla il velluto ricamato, nell’altra si esprime il colore. 
Le trame? Allegoriche, richiamano la mitologia classica, avvicinandosi ai lasciti degli scultori antichi. In questa serie inedita, Konečná riflette in particolare sui fluidi, tutto ciò che è liquido, e scorre sinuoso in un gioco sensuale di curve. Latte e miele per definizione; il corpo umano e i sogni, se si segue la metafora caldeggiata dall’artista. Sopra tutto questo, avvolto e avvolgente al contempo, si diffonde il colore, selezionato con cura, guardando anche alla Teoria dei colori di Goethe.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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