Biennale d’Arte 2024, la gallerista scelta per curare il padiglione turco si è dimessa
La mercante Esra Sarigedik Öktem, che rappresenta l'artista che esporrà alla 60. Biennale di Venezia, si è allontanata in reazione a un crescente scandalo di trasparenza interna alla Istanbul Foundation For Culture and the Arts
Tensioni dalla Turchia per il team che andrà alla 60. Biennale d’Arte di Venezia: la gallerista che avrebbe dovuto curare il padiglione turco, Esra Sarigedik Öktem, si è dimessa. La motivazione addotta lo scorso 14 agosto dalla curatrice e direttrice della galleria BuroSarigedik di Istanbul, che rappresenta l’artista scelta per il padiglione, è stata il trattamento riservato alla sua “cara amica e collega Defne Ayas” da parte della Istanbul Foundation For Culture and the Arts (IKSV), così come la necessità di “evitare i conflitti di interesse che potrebbero sorgere”.
I fatti antecedenti: la curatela della Biennale di Istanbul del 2024 e il conflitto di interesse
Facciamo un passo indietro di una decina di giorni. All’inizio di agosto, l’IKSV – che amministra sia la Biennale di Istanbul sia il padiglione turco alla Biennale di Venezia – aveva rifiutato di seguire la raccomandazione del proprio comitato consultivo che indicava all’unanimità Defne Ayas (turca ma residente a Berlino) per curare la 18esima edizione della Biennale di Istanbul che si terrà dal 14 settembre al 17 novembre 2024. L’IKSV aveva quindi optato per Iwona Blazwick, ex direttrice della Whitechapel Gallery di Londra e membro del comitato stesso al momento della selezione. Sollevando, ovviamente, delle preoccupazioni sui conflitti di interesse interni all’IKSV, anche perché la Fondazione ha ricominciato a non rendere pubblici i nomi dei membri del comitato scelti per questa edizione.
E poi c’è la questione del conflitto di interesse personale: la candidatura di Öktem era stata proposta dalla stessa artista selezionata per rappresentare la Turchia a Venezia, Gülsün Karamustafa. “In qualità di rappresentante professionale di Gülsün Karamustafa e direttrice fondatrice di BuroSarigedik, volevo evitare qualsiasi conflitto di interesse che il mio nuovo ruolo potrebbe presentare. Pertanto, io e il mio team abbiamo riorganizzato il flusso di lavoro dell’ufficio e ridefinito il mio ruolo in modo da tenermi separata dalle operazioni quotidiane del lato commerciale della rappresentanza di Gülsün Karamustafa“, ha scritto la curatrice e mercante sul profilo Instagram della galleria. E infatti non è cosa comune che un padiglione nazionale sia curato dal gallerista che segue l’artista scelto: il compito è più spesso assegnato a musei o curatori indipendenti.
I problemi della Biennale di Istanbul
Dalla prima Biennale di Istanbul nel 1987, i principi di democrazia e dialogo culturale sono stati sostenuti dai suoi curatori e sulla stessa linea l’IKSV ha iniziato nel 2010 a pubblicare di volta in volta i nomi dei membri del comitato consultivo. Quest’anno, per la prima volta da allora, il processo di selezione si è fatto opaco, cosa che ha spinto un gruppo di artisti, ricercatori e professionisti dell’arte a chiedere trasparenza attraverso un’azione collettiva.
Questo, anche per via della scelta di Iwona Blazwick: nonostante sia già successo che un membro del consiglio sia stato scelto per far parte del team curatoriale, questa è la prima volta che la scelta ricade su un un membro già congedato dal board. Parlando a nome dell’iniziativa sulla trasparenza, riporta ArtReview, il videoartista Köken Ergun e il curatore Merve Elveren hanno detto che i membri dell’iniziativa stanno ancora aspettando di sapere dall’IKSV se c’è un periodo di grazia o una moratoria per gli ex membri del consiglio che si candidano come curatori per la Biennale. “È fondamentale sottolineare che mentre l’IKSV è una fondazione privata, ha un mandato pubblico e quindi responsabilità pubblica“, hanno sottolineato. “Utilizza finanziamenti privati e pubblici per mostre, programmi, iniziative e ricerche. Ha anche un programma di ricerca di lunga data in politica culturale con interessi pubblici chiari. Ci poniamo queste domande perché vogliamo tutti che l’IKSV e la Biennale di Istanbul siano più pubbliche, affidabili, inclusive e trasparenti“.
Giulia Giaume
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