Dinamiche comunitarie a Venezia, nella mostra dell’artista Matteo Vettorello
La galleria 10 & zero uno invita il pubblico a mettersi alla prova in nuove dinamiche relazionali. Con la serie Rilevatori di benessere del vicinato, tra tecnologia e dimensione relazionale
Nella sua pratica artistica Matteo Vettorello (Venezia, 1986) coinvolge i visitatori in azioni minime capaci di metterli in relazione tra loro e con le opere, per indagare una serie di aspetti umani che generalmente appaiono insondabili. La mostra personale dell’artista alla Galleria 10 & zero uno di Venezia, intitolata Tuning space, invita i fruitori a interagire con un’installazione che richiede di coordinare il proprio vocalizzo, inspirando ed espirando, su dei microfoni posti all’eterno dello spazio espositivo. I visitatori, quindi, non vengono semplicemente invitati a rapportarsi a un’opera d’arte, ma a compiere un’azione fortemente personale e intima per testare il livello di empatia che riusciranno a instaurare tra loro. Infatti, a seconda della loro capacità di realizzare un’azione in modo sincronizzato o meno, si attiveranno delle reazioni visive con luci lampeggianti (tipiche dell’immaginario dei club) che idealmente daranno nuova vita allo spazio della galleria, non più intenso come un vincolo statico su cui agire, ma come parte attiva dell’opera. I vari elementi dell’installazione che si diramano in forme e luci nello spazio sono governati da un software appositamente sviluppato sulla piattaforma Arduino capace di analizzare e tradurre in un output estetico la dimensione relazionale delle persone.
La serie Rilevatori di benessere del vicinato
Il pubblico, le opere e la galleria si configurano così come un unico organismo capace di dare forma visiva a una dimensione emotiva fatta di sensazioni e sottili dinamiche umane. Queste sono le caratteristiche che stanno alla base dei vari interventi compiuti negli ultimi anni da Vettorello con la serie Rilevatori di benessere del vicinato di cui quello veneziano è l’ultimo atto. La mostra sembra mettere in dialogo degli aspetti apparentemente in conflitto tra loro: una tecnologia colta nel tentativo di produrre una misurazione di fenomeni – come i sentimenti e le sfaccettature dei rapporti umani – che, tradizionalmente, per loro stessa natura riteniamo impossibili da ingabbiare dentro definizioni oggettive. Quest’opera, collocata nel centro storico di una città come Venezia che sempre di più appare travolta da un continuo sciame di turisti che mette a dura prova le dinamiche comunitarie, sembra voler rallentare i ritmi, ricreare legami e riportare allegoricamente l’attenzione sul valore della socialità.
Carlo Sala
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