La mostra dell’artista Maurizio Mochetti alla Fondazione Pascali di Polignano in Puglia
Nel 1969 vinceva la prima edizione del Premio Pascali. Oggi Maurizio Mochetti torna in Puglia con la sua ricerca che indaga i concetti di spazio e movimento
“Artista è colui che dà immagine all’idea”. È questo il fil rouge che attraversa la ricerca di Maurizio Mochetti (Roma, 1940), protagonista della mostra Lo Spazio, il Vuoto, l’Orizzonte, in corso alla Fondazione Museo “Pino Pascali” e all’Exchiesetta di Polignano a Mare. Il progetto espositivo, a cura di Antonio Frugis e Marco Tonelli, ripercorre l’indagine artistica, estetica e scientifica intrapresa nella seconda metà degli Anni Sessanta da Mochetti, primo vincitore del Premio Pascali nel 1969. Una ricerca germinale, innovativa e attualissima, basata sulla sinergia tra arte e scienza, che ha reso l’autore, fin dal suo esordio nel 1968 alla galleria La Salita, un esponente di spicco della neoavanguardia. Fulcro della sua poiesis è infatti lo studio scientifico sulla luce, sul dinamismo dell’opera d’arte, sul movimento, sulla memoria visiva e sullo spazio, che Mochetti analizza da un punto di vista fisico-matematico per ridefinirlo in ambito concettuale. E lo fa avvalendosi di sistemi tecnologici in continuo rinnovamento come il laser, adoperato in diversi lavori per evidenziare l’immagine della traiettoria tracciata da un corpo in movimento. Come sottolinea Antonio Frugis, nel linguaggio espressivo di Mochetti “la tecnologia è lo strumento per avvicinarsi, quanto più possibile all’idea attraverso l’immagine”.
La mostra di Maurizio Mochetti a Polignano a Mare
Nove opere, per lo più installazioni ambientali inedite, create tra il 1974 e il 2023, si stagliano nei nivei ambienti della Fondazione Pascali, mentre solo una, Cristallo con Freccia laser (1991 e 2023) è allestita nell’Exchiesetta, nel centro storico di Polignano a Mare, prima sede della Galleria Pino Pascali e della prima edizione del Premio Pascali. Rimbalzi (1980 e 2023) è una peculiare opera diffusa site specific: 250 impronte blu, stagliate sulle pareti e sui soffitti delle sale della Fondazione, ricostruiscono il moto, calcolato matematicamente, di una pallina di gomma lanciata a tutta velocità. Impronte che, in base alla diminuzione di velocità della pallina, mutano colore sfumando nelle varie gradazioni dell’azzurro. suggerendo così al fruitore una costellazione immaginaria dello spazio. Processo di paragone – Amore e Psiche (1974-2023), invece, innesca un processo di memoria visiva, ponendo a confronto due calchi – apparentemente identici e allestiti in spazi diversi della Fondazione Pascali – di un gruppo scultoreo conservato al museo Ostiense di Roma.
Tecnologia e dinamismo nelle opere di Maurizio Mochetti
Nell’installazione site specific Aereo 360° (2023), un aeroplanino fende l’aria in una saletta dedicata, compiendo un moto circolare a 360°: è una “performance dell’oggetto”, come spiega Germano Celant, risultante della ricerca scientifica di Mochetti sul moto, sulla velocità e sulla relazione tra l’opera d’arte (intesa come “atto dinamico”), e lo spazio. In questo caso “la vera opera non è l’aeroplanino – chiarisce Antonio Frugis – ma la traiettoria: in Mochetti vi è il costante desiderio di rappresentare la traiettoria”. Lo si evince anche osservando l’Arco potenziale (2021) e la sua traiettoria immaginaria. Decisamente magnetica e coinvolgente – data la sua connotazione di interattività – risulta, poi, l’installazione Palle quarzo (1988 e 2023), volta a rielaborare la concezione ordinaria di spazio. Una linea di luce laser rosa shocking corre ai bordi del pavimento di un’intera sala ed è continuamente interrotta da 60 palline al quarzo che proiettano una sorta di “codice morse”, come suggerisce Antonio Frugis.
L’interazione con l’opera costituisce un elemento essenziale anche in Linea d’orizzonte (2023), installazione site specific caratterizzata da una linea riprodotta lungo le vetrate della sala della Fondazione antistante al mare. La linea tracciata da Mochetti è retta, dunque infinita e si sovrappone a quella dell’orizzonte, evidenziandone la curvatura. Questo dislivello, osservato dallo spettatore, rappresenta il gioco dei limiti tra dimensione fisica e mentale, suggerendo la proiezione psichica dell’infinità dell’orizzonte.
Cecilia Pavone
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