È morto Brice Marden. L’artista aveva 84 anni

Il pittore americano che ha ridefinito i canoni della pittura astratta si è spento nella sua casa nello stato di New York. A darne notizia è stata la figlia con un post su Instagram

È stato fortunato a vivere una lunga vita facendo ciò che amava” così, Mirabelle Marden, ha salutato il padre, Brice Marden, morto all’età di 84 anni nella sua casa a Tivoli nello stato di New York. Sin dagli anni 60’, l’acclamato pittore americano ha segnato il mondo delle arti visive con la sua pittura, dipingendo in molti modi diversi e distaccandosi dai colleghi che seguivano ambizioni esplicitamente concettuali.  
Dai primi monocromi dalle tinte tenui ai grovigli di linee su fondi vivaci, Marden è sempre rimasto fedele all’astrattismo perché “per me, l’astrazione è la vera via del ventesimo secolo perché non stai guidando troppo lo spettatore”, spiegò al pittore Chris Ofili in una conversazione per Artforum, ripresa da Artnews.com.

Brice Marden and Art Antiquity, exhibition view at Museum of Cycladic Art, 2022. ph. Paris Tavitian, courtesy Museum of Cycladic Art
Brice Marden and Art Antiquity, exhibition view at Museum of Cycladic Art, 2022. ph. Paris Tavitian, courtesy Museum of Cycladic Art

La vita e la carriera di Brice Marden 

Brice Marden è nato a Bronxville, New York (USA), il 15 ottobre 1938. Ha frequentato il Florida Southern College a Lakeland, la Boston University School of Fine and Applied Arts e la Yale University School of Art and Architecture, New Haven, dove si è diplomato nel 1963. Ed è proprio qui, a Yale, che Marden acquisisce e sviluppa tutti quei piani formali che hanno poi caratterizzato i suoi dipinti nei decenni successivi, ovvero: formati rettangolari e l’uso ripetuto di una tavolozza dai colori molto personali.
Nel 1963 si trasferisce a New York e lavora come guardasala per il Jewish Museum, dove ha modo di conoscere l’opera di Jasper Johns e di approfondire il suo interesse per le “composizioni a griglia” e per la tecnica dell’encausto. Dipinge il suo primo lavoro monocromatico nel 1964 e nel 1966 si apre al mondo dell’arte con la prima personale a New York, e più precisamente alla Bykert Gallery, con una serie di monocromi dai colori tenui. Diventa l’assistente di Robert Rauschenberg e nel 1968 inizia a costruire dipinti composti da pannelli multipli. Nel 1972 partecipa a Documenta, Kassel e tre anni dopo il Museo Solomon R. Guggenheim organizza una sua retrospettiva. L’interesse nutrito per l’arte antica e per l’architettura viene coltivato con una serie di viaggi, tra cui Roma e Pompei, che influenzeranno la sua produzione a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. 
A metà anni ’80 abbandona il Minimalismo a favore di un’astrazione fondata sulla gestualità, con una profonda passione per la calligrafia orientale. Anche nelle opere più recenti (e di grandi dimensioni) permangono i glifi (meglio conosciuti come geroglifici)ispirati proprio alla calligrafia orientale. Infine, negli anni Novanta gli vengono dedicate due importanti mostre itineranti e nei primi anni duemila il Museum of Modern Art di New York organizza un’approfondita retrospettiva dei suoi dipinti e disegni, esposta successivamente anche al San Francisco Museum of Modern Art e alla Hamburger Bahnhof di Berlino nel 2007.

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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