L’esperienza della galleria MLB a Porto Cervo, nel segno di Sonnabend e Castelli
L’Home gallery nata a Ferrara presenta una mostra nella sua sede di Porto Cervo. E nel frattempo pianifica uno spostamento ancora più profondo in Sardegna. Ma non è la solita galleria da Costa Smeralda
Leo Castelli, influentissimo e importantissimo mercante d’arte del Dopoguerra, apre la prima galleria americana in casa, sulla settantasettesima strada East a New York con la prima moglie Ileana Shapira diventata – in seguito al secondo matrimonio con Michael – Ileana Sonnabend. Non ci sono insegne, vetrine, né licenze. È il 1957. L’eccitazione tra gli artisti è forte ma l’evento non è sfarzoso. La novità, oltre alle prime forme pop, è l’ingresso del pubblico nel privato.
La casa-galleria di Maria Livia Brunelli
In breve, fluiscono i collezionisti, l’allora direttore del Moma Alfred Barr, gli artisti di tutte le correnti e i critici, entrando felicemente nell’intimità della coppia.
Con le dovute differenze geografiche, anagrafiche, culturali, che parlano di un altro mondo, anche Maria Livia Brunelli, ferrarese con forti ascendenze sarde, ha fondato la sua Home Gallery MLB a Ferrara nel 2007, dopo l’esperienza bolognese della Iommi Gallery (1998) aperta in appartamento quasi per gioco. La casa-galleria ferrarese nel bel palazzo rinascimentale del centro, l’abbiamo conosciuta e apprezzata negli anni per le intime e anomale mostre che hanno affiancato il Palazzo dei Diamanti, la Biennale Donna o perché sono emersi giovani artiste e artisti inediti attraverso una ricerca incessante e spiazzante.
Nel 2017, come una tasca rovesciata, Maria Livia e suo marito Fabrizio Casetti, hanno esposto i mobili della loro camera da letto ad Arte Fiera a Bologna, con le opere collocate, come fossero a casa, sopra il letto. Mentre gli altri white cube limitavano l’esposizione alla normale parete bianca e spazio vuoto, loro mostravano la propria intimità, il luogo dei sogni e del riposo, al pubblico.
L’Home Gallery MLB a Porto Cervo
Citare il mito newyorkese dal quale trae origine la formula adottata dall’esuberante Maria Livia è d’obbligo anche perché quest’estate, nonostante lo sconfortante scenario artistico e culturale italiano, si è timidamente aperta una seconda sede della MLB a Porto Cervo, ma senza lussi e lustrini. Non si tratta della tipica galleria commerciale stile Costa Smeralda con in vetrina i soliti Schifano, Fontana o il superkitsch Orlinski, si tratta piuttosto di un ambiente colto e accogliente con opere mimetizzate tra un tavolo e un divano, sopra ai letti o su un ripiano vicino a all’abat-jour.
La sede sarda è l’immagine di un quotidiano che trae il suo respiro dall’arte e rinsalda l’inscindibilità dello stretto rapporto tra arte/vita teorizzato da Duchamp. Ogni venerdì sera Maria Livia, Fabrizio e la figlia Lucrezia, aprono la casa al pubblico – massimo dodici persone – per visitare la mostra in corso intitolata “L’occhio e la mano da Bertozzi & Casoni a Simona Ghizzoni”, offrire un aperitivo e creare relazioni. “Quello che manca in questo momento è proprio la relazione e la volontà di creare assieme”, afferma la gallerista. “Accogliere le persone in un ambito intimo e privato consente di sperimentare scambi e incontrare nuove energie, mettere in campo progetti concreti e creare comunità”. Incastonata nel nucleo originario della prima Porto Cervo, la casa acquistata dal padre di Maria Livia nel 1974, ha l’ambizione di diventare un faro sia per la comunità stanziale e turistica, sia per gli artisti, il pubblico generico, i collezionisti e la cittadinanza.
La mostra “L’Occhio e la mano”
La sede legale dell’associazione no profit MLB Home Gallery sarà infatti spostata in Sardegna, come segno per un progetto di trasformazione culturale del territorio: una sfida che poggia su un solido entusiasmo, un nascente gruppo di lavoro interdisciplinare e un’inflessibile volontà di rinascita.
Il fil rouge che lega le opere degli artisti esposti le une alle altre è la percezione di una visione ambigua del reale, l’evidenza delle contraddizioni umane e l’illusione della realtà spesso bagnata di black humor. “Niente è come sembra!” sembrano dire gli artisti. In sintesi: se Daniela Foresto reinterpreta Tamara de Lempicka fotografando donne di varie età in pose tipiche dalle quali cattura l’essenza del femminile, Anna Di Prospero ritrae se stessa quasi sempre di spalle, diafana, preraffaellita, vestita di rosso, inafferrabile, come astrazione del quotidiano. Simona Ghizzoni mostra invece il paradosso dell’immagine “naturale”: un gruppo di fenicotteri, immersi apparentemente in un’oasi felice, porta sulle zampe una targhetta che numera e classifica gli animali in cattività. Marcello Carrà esplora il mondo ittico, disegnando pesci dalle forme esagerate, antropomorfe, mostruose come caricature dei difetti e vezzi umani. Piccoli diorami tascabili, i “Retablos” di Barbara Capponi mostrano personaggi in miniatura in scene pop accompagnati da frasi esilaranti che costituiscono un universo psichico fantasmatico. Ma, dulcis in fundo, ecco un gelato vaniglia amarena tutto sciolto, con un mozzicone di sigaretta accanto, un pasticcino e delle carte da cioccolatino. Sembrano abbandonati lì dopo una cena come i tavoli di Daniel Spoerri, ma niente è come sembra. E avvicinandosi si intuisce che si tratta di una delle belle opere in ceramica di Bertozzi & Casoni lasciata lì come per caso su un tavolino. L’avventura continua sino alla fine dell’estate nella casa di Maria Livia Brunelli a Porto Cervo ogni venerdì all’imbrunire.
Manuela Gandini
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