Le ceramiche di Pino Pinelli in mostra in un trullo in Puglia
Una galleria di Milano in trasferta nella sede estiva pugliese mette in mostra le rarissime opere in ceramica del maestro della Pittura Analitica
Il “tesoro privato” di Pino Pinelli (Catania 1938) è in mostra a Ceglie Messapica. La sede estiva della Dep Art Out Gallery di Milano, un trullo nel cuore della Valle d’Itria, ospita un’esposizione di opere in ceramica create da Pinelli, esponente di spicco della Pittura Analitica e innovatore del panorama artistico contemporaneo.
La ceramica di Pino Pinelli a Ceglie Messapica
La mostra, a cura di Lorenzo Madaro, costituisce il terzo appuntamento della stagione espositiva della Dep Art Out Gallery pugliese. Come spiega Antonio Addamiano, fondatore nel 2006 della galleria a Milano e originario di Molfetta, la sede di Ceglie “è un po’ selvaggia, non facile da allestire e gestire, ma che fino ad ora ha regalato cinque serate davvero uniche dedicate a Wolfram Ullrich, Nam June Paik, Vostell, Schumann, Uncini”. “Ora – chiarisce il gallerista – “ci attende l’ultima della stagione: le rarissime ceramiche di Pinelli. Una nuova scenografia, un nuovo materiale, in dialogo con la storia delle pietre dei trulli”. Le ceramiche di Pino Pinelli sono abbaglianti, sinuose. Si stagliano, floride e magnetiche, sulle pareti di pietra all’interno del trullo, divenendo un unicum con il contesto espositivo. Le cromie in oro, bianco e argento plasmano le opere, lasciandole brillare di luce propria. Non poteva essere che questo il risultato dei lavori creati da Pinelli, autore – nella seconda metà degli anni Settanta – della “rottura del quadro” e delle “disseminazioni” che, insieme alla scelta del monocromo, diverranno le caratteristiche essenziali della sua ricerca, finalizzata, come tutti i pittori analitici, a scoprire l’essenza pura della pittura.
La rivoluzione dello spazio secondo Pino Pinelli
Una sperimentazione che definisce una nuova relazione con la spazialità richiamando, come spiega Bruno Corà, “la concezione spaziale dei quanta sviluppata negli anni Sessanta da Lucio Fontana”. Così, la “frattura” del quadro del 1976, viene definita “rivoluzionaria” da Filiberto Menna, storico dell’arte di riferimento della Pittura Analitica. Attraverso la frammentazione del rettangolo, tagliato in quattro parti, Pinelli supera “il concetto classico di quadro” e, come chiarisce lo stesso autore, “rimangono solo quattro angoli che possono ingabbiare una quantità di spazio a mio piacere”, inglobando anche lo sfondo dell’opera che diviene parte integrante di essa. Ed ecco che, anche nelle ceramiche a parete della mostra alla Dep Art Out Gallery, emerge chiaramente la rivoluzionaria concezione dello spazio di Pinelli, che si innesta con la sua indagine sulle potenzialità del colore. È anche questo “un viaggio verso nuove scoperte”.
Cecilia Pavone
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