Torino Jam Session. Energiche e liberatorie ibridazioni nell’arte
L’ecosistema del progetto torinese Flashback, habitat nato per far proliferare le relazioni e la sperimentazione nell’arte contemporanea, accoglie una jam session sulle arti visive. A ritmo di batteria
Jam session è termine anglofono usato in musicologia quando si parla di variazioni improvvisate su un tema, senza arrangiamenti preventivi. Ma jam session è anche definizione, traslata in italiano gergale, per parlare più genericamente di azioni estemporanee (che non per forza abbiano a che fare con l’ambito musicale).
Torino Jam Session è titolo (e dichiarazione di intenti) di una mostra ospitata negli spazi di Flashback Habitat – Ecosistema per le culture contemporanee, a cura di Alessandro Bulgini (Taranto, 1962), artista e direttore artistico.
La mostra Torino Jam Session da Flashback
Torino sta al centro di una riflessione sulla ricerca e la sperimentazione nel campo delle arti visive degli ultimi decenni, che si propone però di aprire a nuove narrazioni seppur con linguaggi ormai storicizzati: energiche e liberatorie ibridazioni, appunto.
Il risultato è una reunion di artisti (e opere) che, raccolti in diversi ensemble e ricollocati negli spazi di corso Lanza, accolgono chi viene a fargli visita sul ritmo scandito, dal suono diffuso in stereo, della batteria di Donato Stolfi (Torino, 1973).
Flashback non è museo, non è galleria, ma spazio ibrido (o ibridato?), habitat, inteso proprio come l’insieme delle condizioni ambientali necessarie a far vivere una determinata specie, in questo caso quella artistica contemporanea (e non).
I nomi: Aldo Mondino (Torino, 1938 – 2005), Bartolomeo Migliore (Santena, 1960), Pierluigi Pusole (Torino, 1963), Marco Gastini (Torino, 1938 – 2018), Monica Carocci (Roma, 1966), R. Victor Kastelic (Salt Lake City, 1964), Gruppo Fotografico Psicogeografico (Torino, 1980), Alessandro Bulgini (Taranto, 1962), Luigi Gariglio (Torino, 1968), Giorgio Griffa (Torino, 1936), Turi Rapisarda (Catania, 1954), Elke Warth (Pfzorzheim, 1964), Enzo Obiso(Campobello di Mazara, 1954), Sergio Cascavilla (Torino, 1966), Pierluigi Meneghello (Vicenza, 1950), Alessandro Rivoir (Samedan, 1967) Bruno Zanichelli (Torino, 1963 – 1990), Donato Stolfi (Torino, 1973).
L’arte sociale nell’habitat di Flashback
Se si può ancora parlare nel 2023 di arte sociale, probabile che questo ne sia un esempio efficace. Così come lo è parlare, sempre in questo contesto, di network e multimedialità in un possibile e nuovo significato tutto analogico: qui l’arte si vive realmente, si costruisce, si muove.
Torino Jam Session è una delle occasioni di un progetto partecipato decisamente più ampio che coinvolge tutti gli spazi di Flashback, che è per sua natura un centro artistico complesso e sperimentale dove si fa cultura contemporanea, nel senso più esteso e articolato del termine.
Progetto laterale di altri due, Stanze viventi e Vivarium, l’uno nato con l’intenzione di riattivare le stanze del Padiglione A dell’ex brefotrofio cittadino (dismesse dal 2013), l’altro di creare un parco artistico nei giardini di corso Giovanni Lanza 75 a Torino (anch’essi a lungo abbandonati), adottando le opere che gli artisti lasciano in affido e “prendendosene cura in un ecosistema composito fatto di natura, storia, persone”.
Raccordo fondamentale di tutto questo è il vivere la vita dei luoghi, nel presente della relazione tra artista e opera, nel futuro prossimo della relazione dell’opera stessa con i luoghi e/o con le vite di chi, questi stessi luoghi, li attraversa.
Sara Panetti
[email protected] / t. +39 393 64 55 301
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati