La Polonia in poesia. Wisława Szymborska a Genova
Al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce una grande mostra celebra, nel centenario della nascita, l’opera della poetessa polacca. Anche attraverso la sua produzione grafica e testi inediti
Se Amália Rodrigues è riuscita a mettere in versi il Portogallo, Wisława Szymborska (Kórnik, 1923 – Cracovia, 2012) ha fatto altrettanto per la Polonia, della quale ha saputo interpretare l’anima sofferente e contrastata. Dalla fede nel socialismo prima, alla resistenza civile dopo, passando per quel romanticismo sognatore e legato alla natura che è un po’ l’anima del popolo polacco. Allo stesso tempo, come ha riconosciuto anche il suo traduttore italiano Pietro Marchesani, quella poesia riesce a parlare a e di ogni singolo essere umano, in virtù della sensibilità con cui Szymborska sapeva guardare alla vita.
La mostra di Wisława Szymborska a Genova
Alcune volte enfaticamente definita una rock star della poesia, Szymborska era in realtà una persona molto riservata, lontana anni luce dalle pose e dalla cultura intesa come spettacolo. Il poeta Adam Zagajewski l’ha descritta come “l’eleganza personificata: elegante nei suoi gesti, movimenti, nelle sue parole e poesie”. Una poetessa che piaceva al pubblico per ciò che era veramente e non per gli atteggiamenti da rock star, del resto da lei mai adottati.
La mostra genovese si apre con sezioni didattiche e documentarie introduttive, racconta l’ambiente letterario e socio-politico in cui Szymborska si è formata, descrive i suoi viaggi attorno al mondo e, assai interessante per il pubblico italiano, ripercorre le vicende e le persone che hanno introdotto la sua opera nel nostro Paese. Ma soprattutto, entrando nel vivo della mostra, si scoprono aspetti inediti della carriera della poetessa: gli 85 collage originali, le riproduzioni delle pagine del taccuino, e le dieci poesie recentemente tornate alla luce. Concepita secondo un punto di vista sia documentario, sia letterario, sia artistico, la mostra permette di scoprire il lungo lavoro di ricerca estetica della Szymborska, secondo differenti linguaggi.
Le poesie inedite di Wisława Szymborska
Ben dieci i componimenti inediti da poco scoperti, risalenti agli Anni Cinquanta e Sessanta, che mostrano sorprendenti analogie con alcune delle poesie più famose di Szymborska. Inseriti nel percorso della mostra, contribuiscono a documentare il percorso di un’intellettuale che, pur frequentando l’ambiente culturale polacco, ad esempio i romanzieri Andrzejewski e Brandys, i poeti Gałczyński, Różewicz, Ważyk, e il drammaturgo Mrożek, non aderì mai a nessuna corrente o movimento letterario. Nacque così una personalissima poesia “di resistenza” che affronta il destino degli esseri umani, l’amore, il dovere, il dolore, la speranza, la natura fugace delle cose e della morte; e affronta tutto questo attraverso la lente della quotidianità, dei piccoli gesti e delle piccole cose, per nobilitarli e porli sotto una luce diversa, perché il ruolo del poeta è quello di cambiare la prospettiva e rinnovare la vita delle parole.
L’Italia e Wisława Szymborska
In Italia, Szymborska fu introdotta nel 1961, quando l’editore genovese Silva pubblicò la raccolta Poeti polacchi contemporanei, curata da Carlo Verdiani; conteneva sette sue poesie. Ma fu un breve episodio, cui seguirono decenni di oblio. Infatti, il vero “ingresso” in Italia della poesia della Szymborska risale al 1993, per iniziativa della casa editrice milanese Scheiwiller, che pubblicò la raccolta La fiera dei miracoli, seguita nel 1996 da Gente sul ponte, con la traduzione di Pietro Marchesani. Una “scoperta” avvenuta grazie all’artista Alina Kalczyńska, moglie di Vanni Scheiwiller e amica della poetessa. Da lì, il suo percorso italiano fu duplice: Scheiwiller, il suo scopritore, avrebbe pubblicato le singole raccolte poetiche, mentre Adelphi avrebbe pubblicato le antologie. Una apposita sala racconta questa avventura letteraria, offrendo uno spaccato di storia dell’editoria italiana.
I collage e l’attività grafica di Szymborska
L’altro volto della carriera di Wisława Szymborska è stato quello dell’illustratrice e grafica, un qualcosa però che in larga parte è rimasto poco noto. Infatti, con l’eccezione delle illustrazioni per un manuale d’inglese illustrato in gioventù, questa sua attività è rimasta a lungo nascosta, nell’ambito della cerchia degli amici, ai quali appunto inviava come “cartoline” questi collage realizzati con ritagli di riviste, rotocalchi, cataloghi di moda, e che chiamava con modestia karteczki (bigliettini) o wyklejanki (decorazioni infantili in carta colorata e lucida, incollate su cartoncino).
Creati a cavallo tra gli Anni Sessanta e Settanta, sono ispirati dai collage di Braque e Picasso, dagli esperimenti del Dadaismo, di Max Ernst e Man Ray; opere a carattere ludico, che rappresentano un tentativo di rompere il grigiore dell’esistenza quotidiana sotto la dittatura comunista (a questo proposito è doveroso precisare che la Szymborska lasciò il partito nel 1966, perdendo di conseguenza l’impiego di redattrice della rivista Vita Letteraria). Szymborska affronta però in maniera ludica un concetto importante come il ruolo (e l’impatto) dell’umanità all’interno del sistema cosmico, e ne ridimensiona la ridicola sensazione di essere il centro del cosmo. Una critica dell’antropocene prima ancora che il concetto stesso venisse formulato.
Pur indulgendo, in alcuni tratti del percorso espositivo, a una certa teatralità francamente poco in tono con la personalità della Szymborska, la mostra ha comunque il merito di presentare aspetti inediti della figura della poetessa. La mancata pubblicazione di un catalogo, però, fa sì che vada persa l’occasione di lasciare traccia della mostra con una pubblicazione accademica che sarebbe stata di sicuro interesse considerando le novità che la mostra propone.
Niccolò Lucarelli
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