La scultura come rituale zen. La mostra di Alessandro Di Giampietro da Casa degli Artisti a Milano
Maschere stilizzate, coloratissime, realizzate con la tecnica del patchwork. La mostra è frutto di una residenza di quasi un anno e presentano opere inedite pensate appositamente per lo spazio
The Nowness Of The Everyday è il titolo del progetto site specific creato da Alessandro Di Giampietro (Pescara, 1972) per Casa degli Artisti durante la residenza tenutasi da giugno 2022 a marzo 2023. L’installazione, “studiata per un edificio da sempre incubatore di ricerche e sperimentazioni”, spiega Rita Selvaggio nel testo che accompagna la mostra, “si compone di una serie di tende cucite dall’artista stesso, in cui ago e filo vengono usati come se si trattasse di strumenti per la scultura”.
Le sculture di Alessandro Di Giampietro
Frutto di una lunghissima gestazione, questo lavoro, tanto impalpabile nella sua consistenza quanto monumentale nelle sue dimensioni, si realizza tramite una pratica che recupera il fondo archetipico dell’atto del cucire, la cui interminabile sequenza finisce per assumere le caratteristiche di una sorta di rituale zen. In questi gesti ossessivamente ripetuti l’identità dell’artista quasi si perde fondendosi con una materia che, da parte sua, più trasparente e volatile non potrebbe essere.
Sculture ai limiti dell’immaterialità, i 18 velari, piazzati ciascuno davanti alle ampie finestre e porte del grande vano a pianterreno, sono anche metafora di una pittura ideale in cui i pigmenti colorati invece che depositarsi su una tela si trovino commisti con l’aria e transustanziati nella luce. Questi lavori, come ha osservato Lorenzo Vatalaro, coordinatore del progetto, nella conferenza che ha seguito la mostra, “sono paragonabili a vetrate in movimento”: dai finestroni lasciati aperti entrano infatti correnti d’aria che variamente li gonfiano e increspano.
La maschera nell’opera di Alessandro Di Giampietro
Se il soggetto di questi patchwork di veli colorati è rappresentato da maschere stilizzate, della maschera non viene però mantenuta la fissità e rigidità dei connotati: figure dai lineamenti mobili, animate dal vento e dai riscontri, ci comunicano smorfie vibratili che di volta in volta perdono e riacquistano la loro riconoscibilità. Si può anzi dire che nelle vibrazioni e interrelazioni con gli agenti atmosferici si operi una continua transizione tra discorso figurativo e composizione astratta, riconducibile nel solco di quella linea maestra dell’arte moderna che fa capo a Kandinskij e a Klee.
Alberto Mugnaini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati