Una festa di arte contemporanea nelle Langhe. Sei mostre nel territorio

Tra le mostre effimere, sparse tra borgate e cappelle, anche un'opera temporanea di David Tremlett per omaggiare l'amico e compositore Ezio Bosso

Un grande mostra d’arte diffusa che si fa pretesto per la riscoperta di un territorio tra natura, gastronomia e sperimentazione, dove antiche borgate, cappelle cinquecentesche e spazi all’aperto si fanno spazio di studio e ricerca: è questa l’intima natura di Buona fortuna ribelli, la festa dell’arte contemporanea nelle Langhe a cura della galleria Lunetta11. La seconda edizione del festival, realizzata insieme ai Comuni di Dogliani, Mombarcaro e San Benedetto Belbo, riporta nell’area dal 9 settembre “l’inno alla sfrontatezza, al fuori standard e alla voglia di smontare l’ordinario, per tracciare traiettorie collettive nuove e avveniristiche tra arte, natura e esseri umani”.

La seconda edizione di “Buona Fortuna Ribelli”

Da cinque anni lavoriamo a stretto contatto con il territorio e le istituzioni che sorgono nelle Langhe”, raccontano Claudia Zunino e Francesco Pistoi, direttori della galleria Lunetta 11, nata nel 2019 nell’omonima borgata. “Abbiamo deciso di avere qui la nostra galleria d’arte contemporanea perché crediamo nella forza dei luoghi e delle persone che li abitano e le Langhe ne sono un esempio. Il nostro lavoro si concentra sui giovani artisti internazionali e italiani che portiamo qui con residenze e mostre, cercando di creare un tessuto culturale che sia di riferimento in Italia”.

La manifestazione, che andrà avanti fino a novembre, abbraccia sei mostre ambientali di cinque giovani artisti, più un ospite speciale: sono Francesco Maluta (Lovere, 1983), che porterà la sua prima personalenelle Langhe nel museo fenogliano della Censa di San Benedetto Belbo in Alta Langa; Solomostry (Milano, 1988), che dopo aver popolato Mombarcaro nel 2020 con le sue bandiere si sposta nelle strade di San Benedetto Belbo; Simone Settimo (Padova, 1978), che esporrà in galleria a Borgata Lunetta, sei mesi dopo il progetto speciale inaugurato a Torino a Casa GramsciGuendalina Urbani (Roma, 1992) che porta le sue Evasioni nella Cappella di San Rocco di Mombarcaro; e Olivero Fiorenzi (Osimo, 1992), nei prati di Borgata Lunetta. Ospite del 2023 è l’artistar inglese David Tremlett, la cui opera site specific è a Dogliani.

David Tremlett, “Rain in your Black Eyes - per Ezio”, a cura di Lunetta11, ph. credits Ivan Cazzola Luogo: Cappella del Ritiro della Sacra Famiglia, Dogliani
David Tremlett, “Rain in your Black Eyes – per Ezio”, a cura di Lunetta11, ph. credits Ivan Cazzola Luogo: Cappella del Ritiro della Sacra Famiglia, Dogliani

L’opera effimera di David Tremlett per il festival di Lunetta 11 nelle Langhe

Emotiva l’installazione di David Tremlett (St. Austell, Cornovaglia, 1945), tornato nelle Langhe per omaggiare l’amico, compositore e musicista Ezio Bosso deceduto da poco. In suo onore, l’artista ha realizzato a mani nude un wall drawing sulla Cappella della Sacra Famiglia di Dogliani, che viene come “spaccata” in due da un grande monolite nero ricoperto di grasso di grafite. Le tracce e i solchi tracciati da Tremlett rimandano alla memoria di Bosso e al suo brano Rain in your black Eyes,le cui note saranno riprodotte nella cappella attraverso un radio transistor degli anni Sessanta. “La prima volta che sono entrato mi ha colpito lo spazio piccolo e allo stesso tempo grandioso, e che la divisione del muro di allestimento temporaneo era estremamente imponente. In una certa misura così imponente che il lavoro degli artisti ne era in qualche modo sopraffatto”, racconta Tremlett, venuto in Langa per la prima edizione del festival. “Quando mi è stato proposto di lavorare nella cappella di Dogliani, i miei primi pensieri sono stati quindi circa le dimensioni e il volume del muro divisorio. Questo mi ha portato a pensare al mio sodalizio con Ezio Bosso in questa zona del Piemonte e alla nostra storia di profonda amicizia; e allo stesso tempo ho pensato ai miei primi giorni come artista a Londra, dove il mio studio di scultura aveva molti materiali misti tra cui il grasso […] Quindi: una cappella, una lunga forma rettangolare al centro, un materiale molto personale (il grasso) con molta storia, un grande amico perso e di cui mi è mancata la possibilità di salutarlo a mio modo. La natura temporanea di questa opera si riflette nel materiale utilizzato (il grasso) e nelle vite che viviamo tutti noi”.

Giulia Giaume

https://lunetta11.com

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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