L’Aquila capitale dell’arte per un weekend grazie a Panorama
Venti sedi in tutta la città, oltre cento artisti, oltre cinquanta gallerie d’arte che si sono alleate per organizzare la mostra che dà avvio alla stagione. Fino a domenica 10 settembre
In un contesto economico, creativo e operativo fatto di individualismi come quello dell’arte, i galleristi e i mercanti italiani stanno sforzandosi a dare un segnale nel senso di una sinergia e di una messa in comune delle energie. Alcuni di loro infatti da oltre tre anni hanno fondato un consorzio, chiamato Italics, che pian piano sta trovando la sua logica e il suo spazio propositivo nel comparto.
Italics punta a fare più attività. Alcune sono un po’ naif (tipo sul sito del consorzio i galleristi offrono – a chi? – consigli di viaggio e di visita in Italia…), altre invece sono significative. Il progetto più rilevante di Italics è ormai dal 2021 “Panorama”. Panorama è una mostra diffusa di arte contemporanea, moderna e antica che si svolge ogni anno ad inizio settembre in una città diversa: dopo Procida nell’Arcipelago Campano e Monopoli sulla costa pugliese è quest’anno la volta dell’Aquila, capitale d’Abruzzo. Cambio anche per il curatore: Cristiana Perrella si è avvicendata a Vincenzo De Bellis che aveva curato le prime due edizioni.
Come funziona la mostra Panorama
Il format è simile a quello degli anni precedenti e anche simile alle tante mostre diffuse cui ormai da decenni le carovane di appassionati d’arte sono abituate o forse rassegnate. Rassegnate, sì, perché visitare mostre diffuse in spazi cittadini con opere allestite in dieci, venti o trenta sedi diverse è una faticaccia, genera talvolta l’impossibilità di visitare davvero tutto e obbliga ad una fruizione della mostra non lineare che può pregiudicarne la grammatica. Nell’altro piatto della bilancia c’è tuttavia un senso di scoperta e di esplorazione che ripaga di tutte le fatiche. Per Panorama a L’Aquila è proprio andata così. “Siamo venuti qui” spiega Lorenzo Fiaschi gallerista di Galleria Continua e tra gli inventori del consorzio Italics “con ancor maggior convinzione quando abbiamo capito che moltissimi tra noi e tra i nostri collezionisti non c’erano mai stati”. Ed eccola qui forse la nuova identità che questa edizione di Panorama si dà: portare le persone dove non sono mai state, aprire dei discorsi su una certa Italia interna che può restituire stimoli.
Inoltre – altro pezzo del suo ruolo – Panorama si configura ormai come un appuntamento che dà avvio alla stagione. La apre, consentendo a tutti gli operatori professionali (galleristi, artisti, collezionisti, giornalisti, curatori, critici) di incontrarsi per la prima volta dopo le lunghe settimane di pausa estiva. Probabilmente quindi questo inizio di stagione ha più logica in una ‘vera’ città piuttosto che in una località di villeggiatura. Certo è che il consorzio di galleristi deve guardare anche al proprio target principale, ovvero i collezionisti: coloro che rendono sostenibile tutto. E visto che i collezionisti forse preferiscono passare un fine settimana di inizio settembre in un contesto come quello di Monopoli piuttosto che come quello dell’Aquila, allora non è da escludere che si ritornerà al mare nei prossimi anni.
Solo addetti ai lavori e professionisti? Non solo, c’è anche un pubblico di appassionati e di curiosi certamente, ma la difficoltà a coinvolgere nel profondo i territori si palesa anche qui in Abruzzo nonostante i tanti sforzi fatti dall’organizzazione e dalla curatrice che ha scelto minuziosamente le sedi (sono una ventina, di cui tre quarti private) in modo da spalmare la mostra per tutta la città – o almeno tutto il centro storico – in spazi eterogenei. Dando priorità a quei posti che hanno significato qualcosa per la rinascita di un’area urbana che dal 2009 fa i conti con l’angoscia del grande terremoto e con le conseguenze che ha lasciato. A quali posti facciamo riferimento? Non solo architetture iconiche, ma anche il negozio di dischi Sound Garden lungo il Corso (che ospita il progetto di Stefania Carlotti), la bottega del restauratore che si è ritrovata al suo interno un’opera di Jacopo Benassi la libreria Polarville dove sono allestiti i dipinti di Diego Gualandris o anche il mitico caffè dei Fratelli Nurzia dove tra un torroncino e l’altro si possono guardare in vetrina le sculture di Alek O. fino al panificio contemporaneo di Førma Bakery dove Luca Trevisani ogni giorno prepara il suo “pan pestato” d’artista e lo mette in vendita appena sfornato.
Panorama a L’Aquila. Il percorso della mostra
Le opere, le installazioni, le mostre sono allestite in gran parte in spazi chiusi, pochi gli interventi nello spazio pubblico quest’anno per l’edizione abruzzese di Panorama; fa eccezione (oltre alla bandiera di Emily Jacir lungo il corso che riporta in arabo la parola “noi”) Alberto Di Fabio che è riuscito a donare alla città capoluogo della sua regione un mosaico significativamente collocato – dopo non poche vicissitudini burocratiche – in una piazzetta centrale appena riqualificata: rimarrà come opera permanente. E poi c’è la conquista dei cieli grazie all’opera di Maurizio Nannucci che fa volteggiare sopra la città un rumoroso aeroplano che trascina la lunga scritta Let’s Talk About Art, una rimessa in opera di una performance del maestro di decenni fa. Tra questi spazi interni, anche alcuni palazzi dove invece di interventi singoli si dipanano mostre a più voci di impronta museale: più articolata quella in Palazzo Rivera, grande edificio ancora totalmente in fase di restauro dopo i danni del sisma con tante sale, molte opere, parecchi ambienti e un bel mix tra opere contemporanee e antiche quasi sempre in dialogo fertile (nell’auspicio di un ritorno della normale funzionalità residenziale, Davide Monaldi ha piazzato all’ingresso i suoi citofoni in ceramica con i nomi dell’umanità). Anche Palazzo de Nardis ospita una mostra, qui più contenuta e intima (c’è anche un Crocifisso di Lucio Fontana, nella cappella privata dell’appartamento) visto che l’edificio è già restaurato e abitato dalla famiglia che ha messo a disposizione le sale, le antiche scuderie (da vedere l’opera a parete di Christiane Löhr) e il cortile invaso dalle sculture di Lucia Cantò.
La mostra nei luoghi sacri della città
Da non tralasciare poi l’opportunità che la mostra dà ai visitatori di entrare in affascinanti edifici di culto: a Santa Margherita in Forcella c’è il grande Ettore Spalletti con una delle sue sculture minimal di quel colore celeste che ha molto a che fare con un tipico pigmento che i mercanti di tessuti aquilani adoperavano dal Trecento in poi per essere alla moda sui mercati di Firenze o Milano; e poi – uno degli interventi più riusciti – lo struggente carillon di Massimo Bartolini collocato nel bel mezzo dell’oratorio di Sant’Antonio dei Cavalieri De Nardis. Altri passaggi imperdibili, ai margini del percorso, sono il Casino delle Delizie Branconio dove c’è un lavoro di Anri Sala circondato dagli affreschi cinquecenteschi di scuola raffaellita e il sorprendente chiostro di San Domenico (affacciato sulla vallata) con una presentazione di grande impatto di Pascale Marthine Tayou.
Non manca nel percorso della mostra anche il Maxxi L’Aquila dove vi sono alcune opere di Panorama ma dove soprattutto si trova una bella mostra di Shilpa Gupta e Marisa Merz che funge (assieme ad una installazione-chicca di Gino Marotta nel Consiglio Regionale) da ‘evento collaterale’ della rassegna. Un peccato che il Maxxi organizzi la sua rassegna di performance (alla terza edizione) giusto la settimana dopo rispetto a Panorama: una sinergia avrebbe garantito un deciso surplus di interesse anche se la mostra organizzata da Italics si è comunque dotata di un robusto public program di talk, colazioni d’artista, presentazioni di libri e di film e performance. Un peccato ancor più profondo invece la mancanza di interventi in prossimità o all’interno delle principali basiliche della città: né San Bernardino né Collemaggio sono nel tour ed è una occasione persa.
Panorama riesce comunque a centrare l’obiettivo di abbracciare una città complessa, fiera, con un passato denso di storia e drammi. Il rischio retorica era dietro l’angolo ed è stato evitato. Del resto, come ha spiegato la curatrice Cristiana Perrella, “non è di certo Panorama a portare l’arte e la cultura in questa città che è un luogo intellettuale e di ricerca artistica e scientifica da sempre”. L’idea era piuttosto capire quale tipo di contributo potesse aggiungere l’arte nel mettere in evidenza un luogo che per forza di cose è in una fase tumultuosa di trasformazione. E in questo senso – anche grazie al sostegno dello sponsor Belmond, molto coerente con questo proposito – Panorama può diventare un appuntamento capace ogni anno di evidenziare una città italiana meritevole di un approfondimento culturale anche grazie al contributo dell’arte, degli artisti e dei galleristi.
Massimiliano Tonelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati