Arte contemporanea e Patrimonio Immateriale in mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid
L’istituzione culturale ospita una mostra che mette in dialogo opere di artisti contemporanei italiani con oggetti entrati a fare parte del Patrimonio Immateriale dell’Umanità, per confronto inedito e singolare
Non è facile spiegare i nessi, spesso impercettibili, che legano l’arte al patrimonio culturale immateriale della nostra società. È interessante, perciò, l’obiettivo proposto da Racconti (in)visibili: tra cielo e terra, seconda tappa del progetto espositivo itinerante promosso dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Organizzata in collaborazione con le comunità patrimoniali della Rete delle Grandi macchine a spalla e della Cerca e Cavatura del Tartufo, la mostra allestita fino al 20 settembre all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid ha già fatto tappa a Barcellona e nei Pirenei aragonesi; mentre giungerà all’Avana a novembre e a New York in primavera. Si tratta di un progetto collettivo e fortemente composito al quale partecipano quindici artisti contemporanei appartenenti a generazioni diverse, con diverse modalità espressive ma accomunati dalla ricerca intorno alle forme di interazione fra uomo e natura.
La mostra “Racconti (in)visibili” a Madrid
A prima vista, e dal punto di vista concettuale, l’accostamento fra arte contemporanea e le macchine a spalla – impiegate nelle processioni religiose e folcloriche – o la caccia ai tartufi potrebbe sembrare alquanto bizzarro, forse anche po’ fuorviante. Entrambe le pratiche iscritte dall’Unesco nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità sono comunque presenti in mostra: la prima è riflessa nella sezione fotografica, attraverso le immagini in bianco e nero dei reportage etnografici di Massimo Cutrupi (la processione del Cristo Morto, in Calabria) e di Marco Marcotulli (il pellegrinaggio alla Madonna del Pollino, tra Calabria e Basilicata); la seconda ispira l’installazione immersiva La notte dei tartufi, ideata da Natalia Ruzzo e Stefania Baldinotti per ricreare l’atmosfera dell’ambiente boschivo in cui avviene la ricerca dei tuberi più pregiati al mondo. Nella sezione audiovisiva, invece, una fila di monitor con proiezioni in loop compone la partitura per suoni e immagini del regista etnomusicologo Francesco de Melis, che assembla testimonianze del patrimonio immateriale di varie parti del mondo, dal culto dei morti in Messico alle feste tradizionali italiane.
Artisti in dialogo con la natura all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid
La sezione più convincente della mostra è quella dedicata alle arti visive, a cura di Dominique Lora e Micol Di Veroli. Le opere dei quindici artisti selezionati non dialogano solo con gli aspetti immateriali e sociali del patrimonio culturale dell’umanità, ma propongono anche spunti interessanti di riflessione sulle relazioni fra uomo e natura, affrontando temi ancestrali, mitologici e medio-ambientali attraverso l’uso di materiali e tecniche che spaziano dalla tessitura al collage, dalla fotografia alla scultura, ma anche pittura, installazione, video-making e fotografia. Sol 2890, tappeto in lana di Leonardo Petrucci (1986), è tessuto a mano da maestranze indiane e ritrae un paesaggio marziano catturato da una sonda Nasa; le opere su tela di Simone Pellegrini (1982) fanno uso di un linguaggio misterioso, con una grafica antropomorfa e organica che sfiora il misticismo e la pornografia ancestrale; le immagini di Matteo Basilé (1974) – al quale proprio l’IIC di Madrid dedicò una decina di anni fa una bellissima monografica – riflettono sulle analogie esistenti fra la donna e la terra intesi come ventre della vita, in grado di custodire al proprio interno meraviglie come il tempietto Valadier, a Genga. Nell’ambito della performance, sono suggestive le azioni di mitologia urbana di Paolo Buggiani (1933), con uso di elementi primordiali come aria, acqua e fuoco, riprese dalla videomaker Cinzia Sarto (1960); in CorpoMorto Elena Bellantoni (1975) invita invece a riflettere sui valori rappresentati dal mare e sulla necessità di preservarli. L’acqua dei fiumi è lo spunto da cui nascono le tre sculture Sotto l’influenza del fiume. Sedimento di Stefano Canto (1974), fossili contemporanei in cemento che ci spiegano come i fiumi siano in grado di modificare il territorio e la vita di chi lo abita. Il messaggio di Davide Dormino (1973)sulla mutevolezza della natura umana si esprime in una tradizionale statuetta in alluminio, che ritrae un uomo seduto con la testa a cratere di vulcano.
Antonio Ligabue in mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid
Nel panorama artistico della mostra, forse eccessivamente vasto ed eterogeneo, si inserisce anche un gruppo di opere di Antonio Ligabue (1899-1956) appartenenti a collezione privata: due olii su tela, una serie di stampe a puntasecca (tra le quali un tipico autoritratto) e un gruppo di animali in bronzo, di piccolo e medio formato, realizzati tra gli anni Trenta e Cinquanta. L’estetica naif e la quotidianità agreste del pittore padano dialogano nello spazio con le creazioni plastiche contemporanee di Benedetto Pietromarchi (1972), che assembla ceramica ed elementi naturali per creare animali immaginari, e con l’opera di Bertozzi & Casoni, autori di una delicata quanto macabra Civetta posata su un bidoncino di plastica.
Federica Lonati
Madrid // fino al 20 settembre 2023
Racconti (In)Visibili: Fra cielo e Terra
Istituto Italiano di Cultura
Calle Mayor 86
www.iicmadrid.esteri.it
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