La scultura come un collage. La mostra di Valdi Spagnulo a Conegliano
Lavori che oscillano fra pittura e scultura, un’intonazione astratta che però ingloba frammenti di realtà. L’artista pugliese adotta la pratica dell’assemblaggio per plasmare opere precarie e in bilico, che riflettono stati mentali
Al terzo piano della sala centrale del Sarcinelli, le sculture a parete di Valdi Spagnulo (Ceglie Messapica, 1961) sembrano artigli preistorici proiettati verso lo spazio, in attesa di una preda. A terra, invece, sta l’opera che meglio definisce la poetica dell’artista pugliese, e dà il titolo alla mostra di Conegliano.
La mostra di Valdi Spagnulo a Conegliano
Fermar l’aria è una creazione del 2007, in acciaio inox spazzolato e brunito e plexiglas trattato: collocata all’inizio del percorso, è definita dallo stesso artista una “struttura aperta”, che nella sua tridimensionalità costruisce un legame tra l’interno e l’esterno della scultura. Un ponte appesantito da un nodo, che lo sottomette alla gravità, ma con la possibilità di evadere, librandosi nell’aria.
Nelle intenzioni di Spagnulo la realizzazione di un’opera deve essere interpretata simbolicamente come un “luogo”, nel quale convergono sia i codici della quotidianità urbana, sia l’arte che, tramite la luce e il tempo, contribuisce alla variabilità dei cromatismi. La centralità del colore, però, non appartiene agli esordi della carriera di Spagnulo, e anzi sopraggiunge in una fase avanzata dell’attività pittorica dell’artista: snodo centrale è Contrappunto, la grande installazione specchiante esposta a Milano nel gennaio 2019, dove Spagnulo intuisce l’opportunità di amplificare il proprio itinerario creativo innestando il colore sulle sue sculture trasparenti, attraversate dalla luce.
La scultura secondo Valdi Spagnulo
La conseguenza? Una percezione non monocorde dell’opera, la cui visione muta per la rifrazione della luce sull’acciaio, che ne celebra l’irregolare precarietà. Fermar l’aria quindi, se in origine sembra simile a un’architettura urbana, in realtà si presenta “in modo sfasato e asimmetrico rispetto al reale, precariamente in bilico”.
Un modo di concepire la scultura che ripensa a quella fondata sull’assemblaggio, innestandovi frammenti di plexiglas colorato. E, dal 2023, brandelli di vetro di Murano antico. In ogni caso si tiene lontana da qualsiasi presupposto figurativo, ma senza propendere per l’adozione di un linguaggio astratto/informale a tutto tondo. Anche se segni di questa tendenza emergono nella pratica che lo porta a modificare la linearità del metallo, Spagnulo non intende enfatizzare l’azione gestuale, quanto piuttosto mostrare linee mentali che sondano “lo spazio in modo disunito e frammentato”. In cui segmenti ondulati e semicerchi arcuati, sferoidali, si intercettano facendo risaltare non la rigidità, che dovrebbe essere propria del metallo, ma la sua fragilità. E la sua malleabilità.
Fausto Politino
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