Saverio Verini nuovo direttore dei musei di Spoleto

All’attività espositiva il neodirettore vuole inoltre affiancare una serie di rassegne di videoarte e talk con curatori e critici d’arte all’interno del cinema cittadino. E nel frattempo inaugura una serie importante di mostre

Da marzo 2023 il nascente Sistema Museale del Comune di Spoleto (che riunisce in un’unica fondazione tutte le strutture culturali del territorio) è sotto la direzione del curatore Saverio Verini.  
Oltre a Palazzo Collicola, il polo umbro comprende il Museo del Tessuto e del Costume di Palazzo Rosari-Spada, la Casa Romana (un’antica domus sotto la piazza del Municipio e il Palazzo comunale), il Museo di scienze del territorio al Complesso S. Matteo, il Museo delle miniere e la Chiesa di Santi Giovanni e Paolo nel centro storico della città. 
Un insieme di realtà storiche variegate che Verini ha deciso di riunire grazie ad interventi diretti di artisti di calibro internazionale, senza snaturare i luoghi ma valorizzandoli attraverso nuovi linguaggi e nuove prospettive. 

Davide Sgambaro, Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno, 2022. Courtesy l'artista e Galleria Alberta Pane, Parigi-Venezia
Davide Sgambaro, Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno, 2022. Courtesy l’artista e Galleria Alberta Pane, Parigi-Venezia

Le mostre a Palazzo Collicola di Spoleto

Il ricco calendario di eventi si avvia con La sostanza agitata a Palazzo Collicola, dove undici artisti under 35 (Francesco Bendini, Paolo Bufalini, Lucia Cantò, Giovanni de Cataldo, Binta Diaw, Bekhbaatar Enkhtur, Roberta Folliero, Jacopo Martinotti, Lulù Nuti, Giulia Poppi e Davide Sgambaro), animano gli spazi a piano terra del museo con opere che oscillano tra la leggerezza e la monumentalità. Una mostra importante non soltanto per l’indagine mossa sulla natura dei lavori (difficilmente classificabili in categorie pre-impostate) e sull’eterogeneità dei materiali utilizzati, ma anche perché in linea con la storia di Spoleto, indissolubilmente legata alla dimensione plastica dalla mostra Sculture nella Città, ideata e curata da Giovanni Carandente nel 1962. 
Si passa poi al Piano Nobile del museo e si entra nel vivo dell’Intervallo di Flavio Favelli (Bologna, 1967), con una serie di opere realizzate a partire da mobili dismessi, oggetti trovati ed elementi decorativi che diventano custodi della memoria e dell’identità italiana. Sottolineando la tensione tra lo spazio privato della casa e quello pubblico della strada, le sculture, le installazioni site specific e gli interventi disseminati per le stanze entrano in dialogo con lo spazio, interferendo con gli arredi del Piano Nobile di Palazzo Collicola. Sullo stesso piano è ospitata anche la mostra Pittura preziosa. Dipinti su pietra, rame e vetro (a cura di Michele Drascek, Duccio K. Marignoli, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò) che raccoglie oltre quaranta opere provenienti dalle collezioni della Fondazione Marignoli di Montecorona di Spoleto e dell’antica famiglia Valenti di Trevi, alla quale si è aggiunto un prezioso alabastro concesso dalla Fondazione Camillo Caetani di Roma. 

Le mostre e gli interventi per la rete museale di Spoleto

Ad essere investito da una ventata d’arte contemporanea è stato anche il Museo del Tessuto e del Costume, recentemente riaperto dopo quattro anni di chiusura. A fare gli onori di casa è l’artista Adelaide Cioni (Bologna, 1976), presentando l’installazione Teatrino, formata da tre costumi realizzati proprio dall’artista in occasione della mostra personale presso Mimosa House, a Londra. Ogni vestito – contraddistinto da un motivo decorativo astratto – è incorniciato in una teca di legno, realizzate grazie all’artigiano locale Leonardo Scaramucci. 
Si passa poi alla DreamHouse di Alice Paltrinieri (Roma, 1987) un’installazione sonora che abita la Casa Romana di Spoleto con il racconto di sogni di alcune persone intervistate e della stessa artista, a cura di Ludovico Pratesi e Marco Bassan. Passeggiando per Spoleto si raggiunge il Museo delle Scienze e del Territorio dove è possibile ammirare il risultato del progetto di Giulia Mangoni (Isola del Liri, 1991), a metà tra una mostra e un laboratorio. Si tratta di una serie di dipinti e sculture realizzate dall’artista durante la “Festa dei Boschi” (svoltasi lo scorso 9 luglio 2023) ed esposte nel Bosco Sacro di Monteluco; nella stessa giornata Mangoni ha anche condotto un laboratorio di disegno dal vero, finalizzato all’osservazione del paesaggio umbro. Oggi, i dipinti e le sculture sono esposti all’interno del museo delle scienze, creando un dialogo attivo con la collezione di reperti archeologici. Con il Museo delle Miniere si entra nella storia di Spoleto, e la volontà è quella di avvicinare il passato alla città e alle nuove generazioni. Per farlo si è pensato ad un progetto fotografico con Serafino Amato (Roma, 1958), il quale ha selezionato uno dei tanti scatti realizzati in occasione di un pic – nic e lo ha trasformato in un manifesto del luogo, esprimendone le potenzialità tra memoria storica e proiezione futura. 
Infine, Paolo Icaro offre al pubblico una nuova prospettiva per godere a pieno gli affreschi (e gli spazi) della Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Anacronismo, così si intitola l’installazione site specific che si compone di lastre di vetro specchiante collocate sopra a piccoli rialzi, capaci di catturare e riflettere parti degli affreschi delle pareti. Un intervento che non solo valorizza ed entra in connessione con il luogo, ma sancisce il ritorno a Spoleto dell’artista a distanza di oltre cinquant’anni dalla partecipazione del Premio Spoleto (1966) e alla storica mostra: Undici artisti italiani degli anni Sessanta del 1967, ospitata a Palazzo Ancaiani e a cura di Giovanni Caradente. 

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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