Gli animali-cyborg di Stefania Migliorati in mostra a Torino
Una riflessione sulla natura come “luogo comune”, spazio che l’uomo condivide con le altre specie viventi, ispira i lavori dell’artista in mostra da Sutura, tra scienza, arte concettuale, produzione grafica
Inaugurava quasi un anno fa sotto i portici di via Sacchi, a Torino, Sutura, lo spazio che Virginia Moniaci ha creato per interpretare il rapporto tra salute e cultura, e ora ospita la riflessione sulla natura come “luogo comune” di Stefania Migliorati (Clusone, 1977; vive e lavora a Berlino). Una mostra che affascina e colpisce per motivi differenti, apparentemente opposti.
La mostra di Stefania Migliorati a Torino
Da una parte, infatti, risveglia quell’immaginario fantastico che da sempre gli animali hanno suscitato nell’essere umano, il quale fin dall’antichità più remota ha proiettato sulle altre creature la propria visione del mondo: come accade nei bestiari medievali, dove la rappresentazione degli animali è il frutto di una sovrapposizione tra credenze popolari, tradizioni iconografiche e forme simboliche.
D’altra parte, la ricerca di Migliorati, qui condotta in felice equilibrio tra l’approccio scientifico, concettuale e quello visuale, percettivo, materico, risulta estremamente attuale in un momento in cui si fa sempre più urgente la necessità di cambiare il modo in cui ci relazioniamo agli altri esseri viventi – come è apparso drammaticamente evidente nelle recenti vicende che riguardano l’orso bruno marsicano, specie ad alto rischio di estinzione che sta manifestando comportamenti anomali, dissolvendo i confini tra l’habitat selvatico e quello antropizzato. Il tema è quello della sinantropia, sul quale l’artista indaga da tempo, e si intreccia a quello della de-estinzione, che riguarda più nello specifico i lavori esposti in questa mostra. Quanto è opportuno che l’essere umano intraprenda processi di ricreazione artificiale di organismi appartenenti a specie estinte? O che ci si affidi all’ingegneria genetica per conservare le specie in via di estinzione? Sono domande che ci portano nel dibattito filosofico odierno, incentrato sulla ridefinizione del concetto di “natura” e della separazione tradizionalmente operata dalla nostra cultura tra naturale e artificiale.
Tra naturale e artificiale. Gli animali-cyborg di Migliorati
Nuovi paradigmi invitano piuttosto a riconsiderare il mondo come compresenza e mescolanza, a includere l’umano come una specie tra le tante e dunque parte della natura, o meglio di quel “luogo comune” che Donna Haraway ha identificato come lo spazio condiviso nel quale ciascun essere vivente produce e autoriproduce continuamente il mondo. Natura è “ciò che permette a ogni cosa di nascere e di divenire, il principio e la forza responsabili della genesi e della trasformazione di qualsiasi oggetto, cosa, entità o idea che esiste, è esistito ed esisterà”, nelle parole di Emanuele Coccia.
Nel “giardino degli animali bionici” Stefania Migliorati ha immaginato, portando alle estreme conseguenze la pratica già diffusa di assistere gli animali domestici con protesi ortopediche, un caleidoscopico repertorio di animali-cyborg, esseri ibridi ai quali la biotecnologia potrebbe essere di supporto: ma, di nuovo, viene da chiedersi, a quale scopo? “Occorre escogitare modi di relazionarsi alla natura che vadano oltre la sua reificazione e possessione”, mette in guardia Haraway. Oltre il mero e immediato tornaconto umano, dunque, ma adottando una prospettiva oltre-umana.
Migliorati affronta questi temi complessi con sensibilità e discrezione, traducendo la riflessione in disegni raffinati ed evocativi, in parte stampati a colori e in parte realizzati a mano con matita e acquerelli. Non fa proclami, come è nella sua attitudine, eppure arriva diretta al punto. Tra gli animali rappresentati dall’artista ce ne è uno che si fa fatica a identificare: perché non esiste, si è estinto circa sedicimila anni fa. Si chiama Toxodon e potremmo vederlo presto tornare in vita.
Emanuela Termine
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