L’arte contemporanea al femminile di Furla Series. Suzanne Jackson in mostra a Milano

La bellezza spesso si nasconde in ciò che diamo per scontato, o che butteremmo via. Persino nei gusci di pistacchio. E l’arte diventa inno alla responsabilità sociale

Suzanne Jackson (St. Louis, 1944) è stata ballerina, poi si è avvicinata al teatro e alla poesia… Fino ad aprire una galleria d’arte tutta sua. È questa grande artista la protagonista della quinta edizione di Furla Series, iniziativa di promozione di un’arte contemporanea tutta al femminile, che si apprezza alla GAM di Milano. Una costante mai mancata in cinquant’anni di attività è la pittura, capace di oltrepassare i confini della tela, rispecchiando l’animo multiforme della sua autrice. Allontanandosi dai soggetti figurativi, la ricerca di Jackson è approdata a un concetto di opera ibrida, a metà tra disegno e scultura. Un dipingere nello spazio, diffondendo bellezza anche su materiali di scarto. Questa è Suzanne Jackson: un’artista globale, come lei stessa ama definirsi, “perché rappresento tutte le culture”. 

Dalla danza alla pittura. Chi è Suzanne Jackson

L’attitudine globale dell’artista emerge sin dalla sua biografia: nata nel Missouri, cresciuta al gelo dell’Alaska, poi trasferitasi in California per gli studi di danza e pittura. Negli anni successivi, apre una galleria a Los Angeles, impegnandosi per dare visibilità alle artiste afroamericane. Esplorando in parallelo il teatro, si appassiona alla scenografia; viaggia molto tra l’Europa e gli Stati Uniti, per stanziarsi infine in Georgia, dove attualmente vive e lavora. E le esperienze collezionate negli anni si riflettono nelle sue opere.

Suzanne Jackson, Leaf and Aura, 1982-83. Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York
Suzanne Jackson, Leaf and Aura, 1982-83. Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York

La mostra di Suzanne Jackson alla GAM di Milano

Le ventisette opere in mostra sono il risultato di un intenso lavoro di squadra, che ha visto collaborare la GAM e Fondazione Furla. Ma soprattutto l’artista: alcuni lavori sono stati pensati proprio per le sale della galleria, studiando luci e dimensioni. Con l’obiettivo di far risplendere ogni creazione, senza aiuti artificiali. L’intero progetto, poi, dialoga con i maestri moderni esposti ai piani superiori. Nelle infinite sfumature di colore di Jackson si rivedono le macchie di Segantini, o le tele di Pellizza da Volpedo. Anche i costumi ottocenteschi di Andrea Appiani e Hayez non sfigurerebbero accostati all’abito vaporoso della Dea Madre africana (Maa- Yaa, 1994-98) raffigurata dall’artista. C’è poi la sintonia con la città di Milano: “Abbiamo avuto l’onore di una grande artista che ha interpretato il contesto culturale, ambientale e architettonico di questa città”, commenta il direttore della GAM. 

Un percorso mostra tra natura e pittura aerea

L’itinerario di visita allestito nelle cinque sale del museo permette di apprezzare tutta l’evoluzione della ricerca dell’artista. Una prospettiva che abbraccia la sua produzione dagli Anni Sessanta fino a oggi. Dal figurativo alla pittura aerea, diffusa e fluttuante nello spazio. 

Suzanne Jackson, Dance Movement, 1984. Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York
Suzanne Jackson, Dance Movement, 1984. Courtesy of the artist and Ortuzar Projects, New York

Sale 1-3. La Grande Madre e i suoi frutti

Yemaya, la dea madre della tradizione africana Yoruba, accoglie il visitatore, invitandolo ad accostarsi all’eclettismo di Suzanne, che già si intuisce nell’opera sospesa (molto più recente) che le sta di fronte.
La seconda sala risale ai primi decenni di produzione. A quando l’impronta della natura si esprime nelle foglie multicolore impresse sulla carta: l’acrilico, ampiamente diluito, crea giochi di colore cangianti e iridescenti. Una varietà di cromie che si ritrova anche sui “bogus paper” (cartoni di scenografia teatrale riciclati), quali primo esempio di riuso.
La terza sezione include le opere figurate, ma con un’atmosfera onirica. La grande tela parietale (A black man’s garden, 1973), quasi un bassorilievo, racconta di un giardino in cui piante e animali fluttuano sullo sfondo bianco. 

Furla Series - Suzanne Jackson. Somethings in the World, installation view at GAM, Milano, 2023. Courtesy Fondazione Furla. Photo Andrea Rossetti and Héctor Chico
Furla Series – Suzanne Jackson. Somethings in the World, installation view at GAM, Milano, 2023. Courtesy Fondazione Furla. Photo Andrea Rossetti and Héctor Chico

Sale 4-5. La pittura si fa scultura sostenibile

Si passa infine alle ultime sale, in cui il colore acrilico conquista tutto lo spazio. Opere come Red Top Quick Jack Slide(2021) testimoniano la volontà dell’artista di creare bellezza con gli scarti. Gusci di pistacchio, tegole e una sedia di vimini sfondata vengono trasformati sotto una colata lavica di colore camaleontico. Future forest (2023), invece, è il primo esperimento in cui la pittura si fa pelle di una scultura composta da tanti pezzi assemblati. Tutti riciclati.
A concludere la mostra gli anti-canvas: strati di acrilico dall’anima di reti e altri materiali recuperati. Un inno alla creazione di un’arte che sia bellezza e responsabilità sociale. Il messaggio al centro di tutta l’opera di Suzanne Jackson.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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