Il tempo secondo Alex Pinna. La mostra al Museo Archeologico di Pavia

Un confronto fra le sculture di Pinna e i manufatti conservati al Museo Archeologico. Un dialogo efficace tra le vestigia del passato e le forme del presente

Il Museo Archeologico dell’Università di Pavia si presenta al visitatore come una wunderkammerPer niente simile ad un’ordinata sequenza di bacheche è ricavato dalla crociera che costituiva il centro delle corsie maschili dell’antico Ospedale San Matteo fondato nella cittadina alla meta del XV Secolo. Si tratta di un unico spazio circolare corrispondente al centro della grande croce greca che un tempo ospitava le corsie maschili dell’Ospedale. Di suo il Museo ospita reperti che coprono un arco cronologico compreso tra Preistoria e Tarda antichità. Nessuna didascalia a giustificare la presenza di mummie distese a fianco di reperti greci, etruschi, romani o provenienti da culture indigene dell’Italia settentrionale. In questa disordinata ma vivace camere delle meraviglie appaiono ora venti le sculture di Alex Pinna. La mostra a cura di Vittorio Schieroni, Anna Letizia Magrassi Matricardi e Paolo Campiglio si svolge fino all’8 novembre.

La mostra di Alex Pinna a Pavia

Si tratta di sottili figure di uomini-foglia, piccoli pugili, ginnasti allungati in delicati equilibri, individui solitari o bisbiglianti tra loro: personaggi modellati in altezze diverse (da 7 a 120, con piedestallo 250 cm) utilizzando materiali diversi come ferro, bronzo, acciaio, corda, pietra e resina. Il confronto fra le sculture di Pinna e quelle archeologiche funziona: merito della qualità esecutiva ma pure di una non comune capacità di leggere lo spazio: seppure uno spazio molto complesso come questo. L’essere innanzitutto scultore qui rivela il suo vantaggio. A differenza di altro la scultura, anche la più semplice, è di per se stessa un’installazione, dialoga con lo spazio, lo trasforma e trasforma se stessa in paesaggio o architettura. Per le sculture più grandi Pinna ha lavorato individuando punti di collegamento o centrature visive rispetto alla statuaria presente. Per quelle di minore dimensione l’operazione appare spesso mimetica: nelle bacheche, aperte per l’occasione, gli inserimenti di Pinna stabiliscono una sintonia morbida con gli oggetti presenti, senza aggressioni o scivolamenti nel didascalico, quasi che l’artista abbia voluto creare non una personale ma una mostra collettiva.

Alex Pinna, Lost found and lost, bronzo patinato e pietra, cm 35 x20 x 12, 2014
Alex Pinna, Lost found and lost, bronzo patinato e pietra, cm 35 x20 x 12, 2014

I musei universitari di Pavia

Questa esposizione pavese si inserisce nelle attività del Sistema Museale di Ateneo che comprende altri cinque musei specialistici, nati attraverso le attività di ricerca e didattica di questa che è una delle Università più antiche della Penisola (1361). Un discreto numero di visitatori esterni li raggiungono oggi stimolati di mostre temporanee, visite guidate e laboratori didattici. Quella di Pinna è l’ultima fortunata esposizione di una serie iniziata nel 2018, interrotta per due anni causa Covid e poi ripresa. Provvisoriamente ultima risulta dunque essere Time di Alex Pinna a causa dell’interruzione prevista i per lavori di rafforzamento delle coperture dell’intero complesso che partiranno dopo la chiusura.

Aldo Premoli

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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