Arte proibita. A Barcellona apre un nuovo museo che dà all’arte censurata una sede permanente
Opere d’arte censurate, rimosse dai musei, denunciate. A Barcellona apre un nuovo museo che ospi-ta l’arte proibita. E ci sono anche lavori di Gustave Klimt, Ai Wei Wei e Banksy
Si chiama Museu de l’Art Prohibit e si trova a Barcellona, al centro dello storico quartiere Eixample, a un isolato da Plaça de Catalunya. Il museo, ospitato all’interno di un imponente edificio degli inizi del XX Secolo progettato dall’architetto Enric Sagnier, ha una particolarità: ospita una collezione di oltre duecento opere d’arte che sono state rimosse, censurate o denunciate nel corso della storia, per ragioni politiche, sociali o religiose.
A Barcellona il Museo dell’Arte Proibita
Il Museo nasce dalla visione di Tatxo Benet, un dirigente d’azienda catalano la cui collezione d’opere d’arte censurate costituisce la base della nuova istituzione culturale. Una raccolta nata “per caso”: durante la fiera ARCOMadrid del 2018, Benet ha acquistato Presos Políticos en la España Contemporánea, una serie fotografica di Santiago Sierra che raccoglie ventiquattro ritratti di personaggi culturali catalani imprigionati. “L’opera aveva suscitato scalpore perché parlava di prigionieri politici in Spagna, ed è stata rimossa dallo stand della Galería Helga de Alvear poco dopo il mio acquisto”, ha dichiarato Benet. “Poi ho acquisito altre opere che ricordavo fossero state bandite a Barcellona, nei musei”, prosegue.
Le opere d’arte al Museu de l’Art Prohibit di Barcellona
I due piani dell’edificio faranno da sfondo a dipinti, sculture, installazioni e fotografie di artisti per lo più moderni e contemporanei, tra cui Gustav Klimt, Ai Wei Wei, Tania Bruguera e Banksy. Un’esposizione ampia e variegata, che ha l’intento di esplorare il macro tema della censura nell’arte. Tra le opere esposte, anche il dipinto di nudo La Revolución(2014) di Fabián Cháirez (Chiapas, 1987) che ritrae il rivoluzionario messicano Emiliano Zapata in groppa a un cavallo con un paio di scarpe con il tacco: un’opera che nel 2019 aveva scatenato un acceso dibattito tra i membri dei sindacati dei lavoratori agricoli e gli attivisti della comunità LGBTQIA+, e che oggi fa parte della collezione di Benet. E ancora, l’opera Lena, London (2018) di Zanele Muholi, artista attivista africana che con la fotografia denuncia il tabù del riconoscimento della comunità queer nel Sud Africa. Un’opera iconica dell’artista, che domina lo spazio del museo e si affaccia sull’imponente scalinata centrale. Fa parte del Museo anche la serie di incisioni anticlericali Los Caprichos (1797-1799) di Francisco Goya.
Gloria Vergani
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