Ecco com’è la Biennale di Gubbio: visita, programma, artisti
Domenica 15 ottobre inaugura la manifestazione curata da Spazio Taverna, con l'edizione dedicata agli emergenti: 36 artisti under 40 chiamati a usare l’immaginazione per leggere le contraddizioni dell’attualità
La Biennale di Gubbio è una manifestazione artistica che anima la cittadina umbra dagli Anni Sessanta. Eppure le 26 edizioni precedenti (1956-2016) non avevano puntato a costruire una relazione realmente strutturata con la città.
Per questo, Ludovico Pratesi e Marco Bassan di Spazio Taverna sono voluti partire dal Genius Loci eugubino, lanciando una sfida ai 36 giovani artisti coinvolti. Da parte loro, gli artisti hanno calzato il guanto creando lavori più complessi rispetto alle loro passate esperienze, sottolinea Pratesi. Questo anche in vista del premio della Biennale: il vincitore sarà annunciato durante l’opening, il premio consegnato alla fine di aprile 2024.
Inoltre, mentre nelle scorse edizioni il focus espressivo era affidato soprattutto alla scultura, stavolta sono molteplici i linguaggi e gli stili creativi ammessi.
IMAGINA vuole restituire all’arte “un senso di urgenza, necessità e aderenza” (nelle parole di Marco Bassan), senza puntare sul clamore dei grandi nomi. L’operazione vuole essere più raffinata, forse “non da grande pubblico“, ma non per questo ostica per la comunità. Il titolo, crasi tra “immagine” e “immagina”, si riferisce alla capacità propulsiva dell’arte che, partendo da opere concrete, può far scaturire una serie di concatenamenti cognitivi, stimolando riflessione e interpretazione. Un passaggio essenziale per leggere le contraddizioni dell’attualità.
Le parole del sindaco sulla Biennale di Gubbio
Così commenta il sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati, raggiunto da Artribune: “La scelta di coinvolgere Spazio Taverna per far ripartire la Biennale di Gubbio è stata dettata dal fatto che la loro pratica curatoriale insiste sulla riattivazione delle identità dei luoghi e sulla potenza sopita del patrimonio artistico-culturale italiano, dal Rinascimento al Medioevo al mondo archeologico. L’idea della XXVII edizione consiste nel riscoprire l’energia di Gubbio e dei suoi luoghi iconici attraverso l’arte contemporanea e la voce delle ultime generazioni, con il coinvolgimento di artisti under 40 attivi sul territorio italiano. Da una parte si scatta una fotografia di quella che è la miglior scena artistica emergente italiana, dall’altra si effettua una iniezione di vitalità e innovazione, donando un nuovo senso identitario alla città che rilegge se stessa e i propri tratti identitari: dalle corporazioni medievali e rinascimentali alle tavole Eugubine preromaniche, sino all’incontro con le aziende del territorio con la riattivazione di siti speciali diffusi nella città”.
Gli artisti e la struttura della Biennale
Federico da Montefeltro, signore di Gubbio che fece edificare il Palazzo Ducale e pose l’arte al centro degli interessi umani come altri illuminati sovrani rinascimentali, rappresenta il nume tutelare del mecenatismo culturale. Non a caso, si è deciso di concentrare la mostra tra Palazzo dei Consoli e Palazzo Ducale elaborando anche interventi site-specific.
Palazzo dei Consoli è sede di 3 sezioni. Medioevo al femminile, nella Sala dell’Arengo, partendo dai gonfaloni medievali propone la visione di 8 artiste – stendardi realizzati con il supporto tecnico di Ti Style iT – con la volontà di controbilanciare la presenza esclusivamente maschile al governo eugubino dal 1360 al 1621. Proprio qui, infatti, vivevano gli 8 consoli preposti alle decisioni politiche della città.
Per La questione delle lingue, il collettivo Numero Cromatico elabora un’installazione in cui l’IA si confronta con le Tavole Eugubine, 7 tavole in bronzo del III secolo d.C. (scritte in umbro e latino), connesse a remoti riti sacrificali. Tra Oriente e Occidente prevede un’opera di Namsal Siedlecki.
All’interno di Palazzo Ducale sono state pensate 4 sezioni: La misura umana si insinua nel Salone di corte con sculture free standingrealizzate da8 artisti. Genius Loci si concentra invece nella cisterna e nei giardini pensili, interrogando la natura delle corti rinascimentali con operesite-specific come l’anomala fontana di Lulù Nuti in cui l’acqua sgorga sotto e non sopra.
Fotogrammi in quadreria sorprende degli intrusi nella gallerie di dipinti barocchi: video e fotografie. Corporazioni Contemporanee, in ultimo, mette in mostra il risultano dell’accostamento di artisti emergenti e artigiani: da una parte James Hillman, Veronica Bisesti, Francesca Cornacchini, Lucia Cantò, Diego Miguel Mirabella; dall’altra i rappresentanti di ciascuna delle tipologie comprese nel cappello Università delle Arti e dei Mestieri (maestranze di fabbri, muratori, scalpellini, falegnami, sarti, calzolari). Alice Paltrinieri ha lavorato con Colacem s.p.a. (unendo la storia del cementificio con l’alta tecnologia), mentre Guglielmo Maggini ha utilizzato gli scarti presenti nell’archivio di Ceramiche Fumanti.
In particolare, vedremo interventi in scala monumentale come una colonna alta 8 metri di Giulio Bensasson e un intervento impegnativo di Veronica Bisesti, con35 stendardi distribuiti per le vie cittadine.
Intorno alla mostra ufficiale si svilupperà poi un programma di eventi collaterali, dalla mostra fotografica Luca di Gubbio, ospitata nel Teatro Comunale e dedicata al rapporto tra il regista teatrale Luca Ronconi e la città di Gubbio, al percorso Tutti i santi giorni, che diffonde le opere della pittrice Cecilia Caporlingua in 8 spazi storici della città.
Intanto, Pratesi rimanda alle prossime “esperienze” romane di Spazio Taverna: 20 ottobre con Dafne Vitali (curatrice italo-greca del Museo di arte contemporanea di Atene); 6 novembre con lo stilista Silvio Giardina; 20 novembre con Federica Di Pietrantonio, tra pittura e digitale.
Giorgia Basili
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