Sicilia: un’opera d’arte sacra di Concetta Modica acquisita dal Museo di Castelbuono
Entra nelle collezioni del Museo di Castelbuono, in Sicilia, un’opera legata al territorio, alla sua storia, alle sue tradizioni religiose. Il rapporto tra Castelbuono e l’arte contemporanea continua così a rafforzarsi
È la storia di un viaggio. Anzi, di molti viaggi interconnessi, cuciti insieme come in una trama, che è a un tempo ideale e concreta, poetica e storica. O come in un sistema di segni luminosi, ognuno a indicare una rotta, un confine, un approdo. Viaggi sacri, astronomici, metafisici, fiabeschi, simbolici. È la strada compiuta dalle spoglie di una Santa, reliquie trasportate nel grembo di una piccola comunità, a cui dare destino e nutrimento. È il volo di un anonimo picciolo a cinque punte, staccatosi da un pomodoro e finito chissà dove, intento a immaginarsi diverso, luminoso, migliore: sognare di diventare una stella, sospinto dal vento fino alle galassie. Ed è una passeggiata nello spazio, interrogandosi intorno all’infinito e studiandone molecole, pianeti, nebulose, attraverso cartografie astrali, meditazioni filosofiche, cannocchiali.
Concetta Modica, un’opera per il Museo di Castelbuono
Tutto questo è parte dell’immaginario di Concetta Modica (Ragusa, 1969; vive a Milano), raffinata artista siciliana, e del suo recentissimo progetto “La Notte di Sant’Anna”, ideato e realizzato per il Museo di Castelbuono con la cura di tre donne, impegnate da alcuni anni a scrivere una storia importante e nuova per questo luogo di cultura e di ricerca: Laura Barreca, direttrice, Valentina Bruschi, Responsabile mostre e ricerca scientifica, Maria Rosa Sossai, Responsabile dipartimento progetti partecipativi. E poi molte persone ancora, che hanno offerto collaborazione, sostegno, conoscenza, costruendo un progetto orientato all’idea di partecipazione e di dialogo interdisciplinare: religione, arte sacra, arte contemporanea, astrofisica, antropologia, fino alla tradizionale pratica del ricamo.
Vincitrice del Pac 2021, bando ministeriale per la produzione e l’acquisizione di opere d’arte contemporanea nei musei, inaugurata nella primavera del 2023 e accompagnata da un programma di letture e incontri su temi mitologici, artistici, scientifici, l’opera è oggi raccontata in un piccolo libro, pubblicato per la collana di cataloghi del museo e presentato lo scorso 6 ottobre negli spazi di Zac, hangar per le arti contemporanee del Comune di Palermo, dal 2021 affidato alla Fondazione Merz di Torino.
L’arazzo La notte di Sant’Anna
Entrata a far parte delle collezioni d’arte sacra del museo, “La Notte di Sant’Anna” (2023) è allora un affascinante corpo estraneo, abilmente inserito tra antichi paramenti, oggetti di culto, ex voto, preziosi arredi e corredi ecclesiastici. Come lo splendido paliotto seicentesco, ricamato con fili d’oro e d’argento, coralli, granatini e perle di fiume, con cui il lavoro di Concetta Modica sembra stabilire un dialogo, scegliendo proprio la pratica del ricamo e quel vasto immaginario legato ai tessuti, al gesto – così denso di significati – del filare e dello sfilare, alla bellezza e alla forza comunicativa di arazzi con funzione liturgica, oppure d’arredo, o ancora concettuale, se si pensa al lavoro di certi grandi artisti contemporanei: da Maria Lai fino a Gada Hamer, passando per Alighiero Boetti, William Kentridge, Miriam Schapiro.
L’arazzo di Modica è una fotografia del cielo. Un cielo perduto, osservato da occhi fantasma, scomparso con chi, secoli fa, ne contemplava le luci e le profondità. Era la notte del 4 maggio 1454. Il Marchese Giovanni I di Ventimiglia, uomo che ebbe ruoli politico-militari apicali sotto la reggenza degli Aragonesi (fimo a diventare viceré del Regno di Sicilia nel 1430), decideva di spostare il teschio della Santa dal castello di Geraci Siculo a quello di Castelbuono, dimora ufficiale dei Ventimiglia. La reliquia venne conservata all’interno della cappella palatina del castello, diventando riferimento identitario, devozionale e fondativo della comunità castelbuonese. Sant’Anna veniva proclamata allora patrona del paese.
Concetta Modica si avvale dunque del contributo della Fondazione Gal-Hassen, Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche di Isnello (altro piccolo comune delle Madonie): grazie al lavoro dei ricercatori dell’osservatorio l’artista recupera l’immagine esatta del cielo di quella notte di primavera, un’istantanea vecchia oltre cinque secoli e oggi tramutata in scrittura di luce su un rettangolo simbolico di feltro blu.
A disegnare costellazioni d’oro su questo simbolico documento celeste è un gruppo di donne di Castelbuono e Isnello: una piccola, straordinaria équipe di artigiane, guidate dal talento e dall’entusiasmo della ricamatrice Maria Mercante. Tra micro pepite di filo intrecciato, punti luminosi incastonati nel tessuto-firmamento, ogni tanto si incagliano quei semplici piccioli o sepali di pomodoro, giunti alla fine del loro viaggio immaginario: per sempre celebrati dal gesto di un’artista, eccoli tramutati in scintille preziose, stelle minori di un cielo differente, tempestato di astri artificiali. Così, quella remota mappatura notturna, distesa su una Castelbuono ormai scomparsa, viene oggi srotolata sulla parete di una sala espositiva. Una finestra da cui sporgersi, puntando lo sguardo all’infinito.
L’opera di Concetta Modica
“La notte di Sant’Anna” è allora una macchina del tempo, che ha attraversato epoche, contesti, immaginari, realizzatasi grazie all’intreccio di sguardi, di mani, di occasioni e di talenti molteplici, ancora una volta concependo l’atto creativo come esperienza plurale e l’opera stessa come una mappa, i cui punti, o segni, o nodi, lasciano venire voci di luoghi e di persone. Racconta, nel libro, la stessa artista: “L’arazzo di Castelbuono è stato tessuto, insieme, confrontandosi con più tecniche e materiali: composto da un feltro lombardo, colorato a stampo in un torchio di un’Italia a vissuta in Brasile, tessuto da ricamatrici siciliane, utilizzando fusioni in bronzo di separi emiliani, raccolti da africani e dorati da orafi milanesi; un’opera che in sé contiene moltissimi tempi e tantissimi luoghi, nata da più mani, sapienti, maschili e femminili, ed è quello che si offre e si offrirà per sempre“.
Imbastendo in uno spazio-tempo notturno una geografia poetica scandita da date, coordinate, cronologie esatte, l’arazzo di Concetta Modica attua una sintesi suggestiva, per quell’idea di trasformazione, di cambio di stato, di balzo nel vuoto, che è sostanza di ogni viaggio, di ogni traversata: che siano migrazioni di popoli, missioni spaziali, alterazioni molecolari, movimenti di attrazione e ricombinazione tra numeri, atomi, astri, corpi, sementi, mentre si ridefiniscono dinamiche sociali, relazioni affettive, traiettorie spirituali.
Helga Marsala
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