Il delitto della critica d’arte Francesca Alinovi nel podcast “Indagini” del Post
Nelle ultime due puntate della serie di Stefano Nazzi si ripercorre l'omicidio della critica d'arte, appena 35enne, che più di tutti aveva colto l'importanza del graffitismo e dei legami tra fumetto e arte
Era il 12 giugno 1983 quando Francesca Alinovi, 35enne critica d’arte tra le più stimate e all’avanguardia d’Italia, venne trovata morta nel proprio appartamento di Bologna, in Via del Riccio 7. Un omicidio infame che aveva sconvolto il mondo dell’arte e l’opinione pubblica, anche vista la giovane età e la visibilità internazionale della vittima, e che era stato attribuito con sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna (poi confermata in Cassazione) a Francesco Ciancabilla, pittore con cui Alinovi aveva una relazione.
Quarant’anni dopo, il caso Alinovi è ora tornato al centro dell’attenzione mediatica grazie alle due puntate del primo ottobre del podcast del Post Indagini, scritto e raccontato da Stefano Nazzi.
Chi era Francesca Alinovi
Alinovi (Parma, 1948 – Bologna, 1983) è stata una apprezzata critica d’arte, divenuta celebre per il suo lavoro sulla performance art e soprattutto per essere stata la prima in Europa a studiare in modo sistematico il graffitismo e la street art: nei propri diari, Keith Haring aveva scritto che la migliore intervista della sua vita era stata fatta proprio da Alinovi, e l’anno dopo la morte della critica le aveva dedicato la mostra alla Galleria di Salvatore Ala e l’opera Untitled (Painting for Francesca Alinovi).
Laureata in Lettere all’Università di Bologna con una tesi di Storia dell’arte su Carlo Corsi, Alinovi si era specializzata con Renato Barilli sull’opera di Piero Manzoni, Lucio Fontana e sullo Spazialismo. Ricercatrice di ruolo presso il DAMS e curatrice per alcuni anni delle Settimane Internazionali della Performance del Comune di Bologna, Alinovi scriveva per le principali riviste di arte contemporanea del tempo. Con il tempo, iniziò a dedicarsi sempre più alla storia delle avanguardie e alle contaminazioni tra pittura, teatro, scultura, musica e fumetto, entrando quindi in contatto con la New Wave e gli artisti del Lower East Side di New York, come Ann Magnuson e Kenny Scharf. Alinovi, che aveva scoperto anche Fashion Moda e i graffiti del South Bronx, era diventata negli anni una specie di “talent scout” di artisti italiani e americani promuovendo, per esempio, i disegni del grande Paz, Andrea Pazienza. Alinovi, che nel corso della vita aveva pubblicato diversi saggi, si era infine fatta portavoce dell’Enfatismo, movimento nato intorno alla galleria Neon di Bologna, per cui aveva anche scritto il manifesto.
La morte di Francesca Alinovi
Il corpo di Francesca Alinovi, trovato tre giorni dopo la sua morte, recava molti segni di ferite da taglio inferte con un piccolo coltello. Essendo insegnante al DAMS, le indagini si concentrarono sull’ambiente universitario e in particolare su Francesco Ciancabilla, studente e pittore dieci anni più giovane di Alinovi con cui, stando agli amici di lei, aveva una relazione sentimentale (che lui negò). Dai diari della vittima emerse effettivamente un rapporto affettivo tra Alinovi e il giovane, che si dichiarò sempre innocente. Dopo una lunga perizia, l’ora del decesso fu stabilita intorno alle 18/19 del 12 giugno, quando Ciancabilla, per sua ammissione, si trovava a casa della donna.
L’uomo finì al centro di un processo indiziario, senza prove ma con una serie di elementi che, secondo il pubblico ministero, portavano alla sua colpevolezza. Detenuto in carcerazione preventiva per quasi due anni, Ciancabilla fu assolto in primo grado ma condannato in appello a 16 anni. Nel frattempo però aveva lasciato il Paese, e fu latitante per dieci anni prima di essere arrestato in Spagna: rimesso in libertà nel 2015, continua a dichiararsi innocente. Stando a Nazzi, “secondo molte delle persone che seguirono il caso e il processo, quel procedimento non rispettò il principio del ragionevole dubbio“.
La memoria di Francesca Alinovi
Alinovi, sepolta nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna, è stata più volte celebrata e ricordata dal mondo dell’arte nel corso degli anni. Nel 1986 Renato Barilli, Roberto Daolio, Alessandro Mendini, Loredana Parmesani e Franco Quadri diedero vita al comitato Amici di Francesca Alinovi e istituirono il Premio Alinovi (dal 2013 Premio Alinovi Daolio) per gli artisti la cui ricerca si concentra su sperimentazione e interdisciplinarità.
Nel 2013, per il trentennale dalla morte della critica, saggista e insegnante, il Museo di Arte Moderna di Bologna MAMbo ha organizzato la mostra Indagini di frontiera. Sulle tracce del percorso critico di Francesca Alinovi, a cura di Sabrina Samorì, mentre nel 2017 è uscito I am not alone anyway, docu-film di Veronica Santi dedicato alla donna, ribelle e coltissima.
Giulia Giaume
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