Fari e torri del fuoco segreto. Con Fondazione Pascali l’arte attiva le architetture costiere della Puglia
Sei siti storici costieri, oggetto del progetto di restauro e recupero turistico CoHen, accolgono performance e installazioni site specific degli artisti selezionati da Fondazione Pascali, per stabilire nuove relazioni con luoghi strategici dell’identità pugliese
Ci piace pensare a un viaggio itinerante alla (ri)scoperta del patrimonio architettonico costiero della Puglia – avvicinamento sincero all’identità territoriale e culturale delle regione che più di ogni altra in Italia, recentemente, è stata presa a modello “degenerato” dell’overtourism – per avvicinare il progetto Fari e torri del fuoco segreto. Un’iniziativa promossa dalla Fondazione Pino Pascali con il Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, nell’ambito del progetto europeo CoHen (Costal Heritage Network), che sta aiutando a restaurare e rifunzionalizzare il territorio costiero in questione. E sono innanzitutto la dimensione performativa e installativa dell’arte a offrire la possibilità di stabilire nuove relazioni con questi luoghi e con i loro contesti geografici, storici e culturali. Dalla prospettiva degli artisti coinvolti nel progetto – a cura di Christian Caliandro e Nicola Zito – chiamati a intervenire ciascuno con un lavoro site specific all’interno e all’esterno delle architetture costiere della Puglia, ma a vantaggio di tutti coloro che potranno goderne. “Abbiamo garantito agli artisti più libertà espressiva e creativa possibile, con la prerogativa, però, che fossero interventi coerenti con il posto, realmente site specific” spiega Zito “Come Fondazione, d’altronde, interveniamo, per quel che riguarda la parte artistica, in un progetto più complesso che punta a recuperare come destinazione turistica-museale e presidio didattico sei siti storici di rilievo, tra cui tre torri aragonesi di avvistamento, che sono una importante costante storico-architettonica della costa pugliese”.
Il lavoro degli artisti di Fari e torri del fuoco segreto
Con questo obiettivo, la Regione ha predisposto rilievi storici e architettonici, recuperando informazioni storiche, geografiche e morfologiche, con il contributo del Politecnico di Bari. E gli artisti hanno potuto usufruire di questi materiali, oltre che beneficiare del contatto con le comunità locali. La fase preparatoria del progetto si è sviluppata tra maggio e luglio 2023 nella forma di sopralluoghi volti a favorire l’interazione degli artisti con i significati, i simboli e le comunità dei territori interessati: “A ogni artista abbiamo assegnato uno spazio che potesse rispondere bene alle rispettive modalità espressive” sottolinea Caliandro “Anche con l’idea di proporre linguaggi diversi, dalla performance ai lavori più installativi, alla ricerca sui materiali poveri, alla pittura, al video. L’unica indicazione data è stata quella dello spazio”. Hanno preso parte a questo processo di relazione Gea Casolaro per Molfetta, Serena Fineschi per Vieste, Claudia Giannuli per Ugento, Francesco Lauretta per Bari, Isabella Mongelli per Otranto, e Virginia Zanetti per Margherita di Savoia.
La performance e l’installazione di Virginia Zanetti a Margherita di Savoia
E proprio da Margherita di Savoia, con l’intervento di Virginia Zanetti (Fiesole, 1981) presso Torre Pietra, prenderà avvio il ciclo di Fari e torri del fuoco segreto (dal “fuoco segreto” di Tolkien, lo spirito divino da cui sono animate le creature della terra di Arda nel Silmarillion e che possiede la capacità di far esistere pensieri e sensazioni), sabato 21 ottobre alle ore 12. La danza del sale è il titolo del lavoro di Zanetti, a confronto con le storiche saline locali e con la memoria del processo produttivo per l’estrazione del sale, che ha plasmato l’identità collettiva della comunità di Margherita di Savoia. L’artista toscana ha concepito un’installazione e una performance che indagano la trasformazione dello spazio naturale e al contempo le dinamiche del lavoro dell’uomo. Alle sette sculture di sale di dimensioni variabili, disposte intorno a Torre Pietra, concepite come forme in evoluzione, immerse nei bacini salanti, in attesa che la Natura faccia il proprio corso tornando a inglobare l’artificiale a sé, fa eco la performance nata dallo studio dei movimenti dei salinieri nelle saline, che medita sulla memoria produttiva del luogo, rilevando però la vacuità delle azioni dell’uomo nella storia. In questo caso, la collaborazione con la coreografa e danzatrice M^ Teta Lonigro, ha permesso di trasformare i movimenti del lavoro dei salinieri in una sorta di danza estatica, per mettere in scena un rituale contemporaneo a cui il pubblico è invitato a partecipare, insieme ai performer di una compagnia locale: Giuseppe Castiglione, Maria Marrano, Maddalena Gorgoglione, Laura Graziano, Michele Quarto, Raffaele Valerio (oltre alle stesse Zanetti e Teta Lonigro).
“A Margherita di Savoia, Virginia Zanetti ha portato la sua consuetudine con la pratica artistica collettiva, interagendo in maniera fitta con diverse figure, come Raffaele Valerio, l’artigiano che ha realizzato le sculture di sale” racconta Zito “A questo si è aggiunto lo studio sui documenti, per risalire non solo alla storie delle saline, Genius loci della città, ma anche a quella del sito di Torre Pietra, che anticamente ospitava un porto romano”. Dalla performance sono stati prodotti anche un video e un distico fotografico, che entreranno nella collezione di Fondazione Pascali.
Già nota la data del prossimo appuntamento, il 4 novembre a Otranto con la performance di Isabella Mongelli.
Livia Montagnoli
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