Milano ancora senza un centro d’arte contemporanea. Ma ora gli spazi ci sarebbero

Milano città all'avanguardia e di respiro internazionale? Già, ma allora perché non riesce da decenni a dotarsi di un centro d'arte contemporanea. Ora ci sono due edifici comunali perfetti per questo scopo

Qualche settimana fa la città di Milano ha organizzato nell’ambito del Forum Cultura 2023 un incontro dedicato al contemporaneo: molti degli operatori di questo settore che lavorano in città si sono misurati per un giorno intero su varie tematiche, un utile confronto per far emergere questioni irrisolte e problemi sul tavolo. 
Il dibattito si è chiuso con un autorevole panel durante il quale l’elefante nella stanza è apparso in tutta le sue mastodontiche dimensioni: sia Angela Vettese che Stefano Boeri (tra i protagonisti del talk conclusivo della giornata di convegno) hanno portato il discorso sulla mancanza a Milano di un centro d’arte contemporanea. Come è possibile? La città considerata più all’avanguardia, europea, internazionale, creativa e sviluppata del paese non ha un centro d’arte contemporanea come invece c’è a Roma, a Bologna o a Napoli? Proprio così. 

Ex panificio automatico continuo di Milano
Ex panificio automatico continuo di Milano

Milano e l’assenza di un centro d’arte contemporanea

Attenzione, gli spazi che ospitano eventi d’arte contemporanea a Milano sono innumerevoli a partire dal Pirelli Hangar Bicocca per arrivare alla Fondazione Prada passando per l’encomiabile lavoro di alcuni spazi comunali come il PAC o il Museo del Novecento. Ma uno spazio istituzionale esclusivamente dedicato al contemporaneo e alle ricerche più attuali manca ed è una assoluta anomalia che di tanto in tanto emerge. E non basta puntare sul raddoppio del Museo del Novecento con il secondo arengario che dovrebbe essere interamente dedicato all’arte più recente. Serve oggettivamente uno spazio che parli con la creatività più fresca, con i giovanissimi artisti, con le sperimentazioni ultime italiane e internazionali. Gli ultimi tentativi per trovare una casa a questo indispensabile contenuto riguardarono l’area di CityLife, ma già nel 2013 fu chiaroche non se ne sarebbe fatto nulla. 

Ex panificio automatico continuo di Milano
Ex panificio automatico continuo di Milano

Nuovi spazi per il contemporaneo a Milano

Sono passati altri 10 anni e oggi passa un altro treno che riguarda il necessario ripensamento di alcuni spazi di proprietà comunale assai rilevanti che a breve resteranno vuoti e che potranno diventare un contenitore culturale perfetto. Chissà che disponendo di grandi superfici da riempire il Comune non trovi di nuovo un afflato progettuale capace di completare il suo network museale magari coinvolgendo soggetti privati per garantire il necessario flusso di capitali. Ma quali sono questi spazi? In primo luogo la storica Biblioteca Centrale di Milano dentro Palazzo Sormani. Entro tre anni Milano dovrebbe avere una nuova importante biblioteca centrale, la BEIC progettata da Onsitestudio i cui lavori sono finanziati grazie al PNRR e dunque devono completarsi in fretta e furia entro il 2026. A quel punto Palazzo Sormani, che da 70 anni ospita la Biblioteca Centrale di Milano, potrebbe svuotarsi delle sue funzioni. Cosa farci? Perché non immaginare in questi spazi un centro sull’arte del presente? Tra l’altro il cinquecentesco Palazzo Sormani, prima di divenire biblioteca, era proprio un museo comunale negli Anni Trenta. Sventrato dai bombardamenti negli Anni Quaranta, fu parzialmente ricostruito dopo la Guerra dal grande architetto ‘comunale’ Arrigo Arrighetti. Insomma, Palazzo Sormani con la sua facciata barocca e il suo fianco razionalista presenta già le giuste contaminazioni tra antico e moderno perfette per un contenitore culturale credibile. 

La Biblioteca Sormani di Milano
La Biblioteca Sormani di Milano

L’ex Forno del Pane di Milano

Ma non ci sono solo soluzioni centralissime come Palazzo Sormani per collocare il tanto desiderato centro d’arte contemporanea di Milano. Qualora l’amministrazione volesse collocare questa funzione in periferia per riqualificare aree difficili e in via di sviluppo, un’ottima opzione ci sarebbe. L’edificio in questione, in severo e affascinante stile decò, si chiama Ex Panificio Automatico Continuo. Siamo in Via Bernardo Quaranta numero 43 tra i quartieri Corvetto e Vigentino e questo spazio che fa pensare architettonicamente alla Tate Modern di Londra o al Wiels di Bruxelles si sta svuotando dalle sue funzioni: la società comunale Milano Ristorazione (quella che appronta le mense scolastiche) ha deciso di trasferirsi a breve nell’area dei rimodernati mercati generali di Milano chiamati Foody.
Questo imponente edificio biancheggiante sta per compiere 100 anni, venne progettato infatti nel 1925 da Mario Faravelli e agli inizi della sua carriera, arrivando a produrre 1200 quintali di pane, era considerato il forno industriale più efficiente d’Europa. E se ci si pensa bene, anche il centro d’arte contemporanea di Bologna – il Mambo – è ospitato in un ex grande forno del pane. Realizzare un centro d’arte nell’ex Panificio sarebbe ancor più sensato per il movimento artistico e culturale che si sta concretizzando tutto attorno a questo stabile: c’è il nuovo quartiere Symbiosis con tanti grandi architetti che stanno rigenerando moltissimi spazi abbandonati, ci sono le sedi di molte multinazionali che qui si stanno trasferendo, c’è la Fondazione Prada, c’è l’ICA, ci sono realtà rilevanti come Bonvini, Reading Room, la libreria Eldodo e poi proprio in prossimità del grande edificio gli spazi indipendenti di ViaFarini, Villa Clea, Hub\Art, Chezplinio e Motelsalieri. Insomma il nuovo centro sarebbe tutt’altro che isolato e contribuirebbe alla definitiva rigenerazione di un intero quadrante di città che sta provando a scommettere sulla cultura costituendone la più classica delle ciliegine sulla torta.

Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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