Voci e silenzi in mostra a LAMPO Scalo Farini a Milano
All’interno degli spazi ex-industriali e riqualificati di Lampo ha inaugurato la mostra collettiva Unannounced, The other voices of silence, un racconto suggestivo sulla presenza e assenza della voce nel nostro tempo, sul ruolo del corpo e sulla diversità
Unannounced, The other voices of silence è una mostra collettiva che indaga il ruolo fisico e performativo, individuale quanto sociale, della voce nell’epoca contemporanea nonché la sua capacità di rappresentare la molteplicità non-eteronormata.
La collettiva rappresenta un significativo momento di confronto e dialogo tra giovani artisti emergenti provenienti da Italia e Regno Unito, i cui temi unificanti sono l’identità, il corpo e la rielaborazione del trauma.
Le voci del silenzio in mostra a Milano
All’interno della società della performance che Zygmunt Bauman avrebbe definito liquida, ovverouna società in costante cambiamento caratterizzata dall’incertezza e nella quale crollano le rigide convenzioni sociali precostituite, la voce rappresenta davvero un diritto inalienabile garantito, oltre che un elemento che assimila e rispecchia le problematiche sociali e politiche contemporanee?
Gli artisti in mostra cercano di rispondere a questo interrogativo, indagando la natura fisica ed espressiva della voce, problematizzandone l’assenza sociale e collettiva, come anche la mancanza di un luogo di confronto e dialogo concreto, un’agorà contemporanea. Attraverso una ricerca di carattere pittorico, performativo e installativo, il gesto artistico esplora la natura collettiva, ma anche individuale del trauma, attraverso narrazioni che muovono in contrasto allo sdegno mediatico contemporaneo e all’impalpabilità dei social media.
LAMPO, lo spazio espositivo come contesto di confronto
Gli ampi spazi in via di riqualificazione e fortemente connotati di Scalo Farini sono animati dalla voce della comunità queer, delle donne, delle popolazioni da secoli silenziate da colonialismo e discriminazione.
In questo senso particolarmente esemplificative risultano essere le opere di James Cabaniuk, che esplorano una personale liberazione dal trauma e dalla vergogna, approfondendo la poliedricità dell’identità queer. Fondate invece sui valori della body positivity, della sorellanza e del femminismo, le opere di Adelisa Selimbašić riconoscono dignità alla complessità dei corpi, contrastando il senso di inadeguatezza proposto e alimentato dai social media.
Traendo ispirazione dal design e dalla storia coloniale del XVIII secolo, le opere di Hannah Lim indagano lo stereotipo che grava sull’identità sociale e culturale della donna asiatica. Nell’immaginario occidentale, la sua bellezza inaccessibile e la sua eleganza sono rappresentate ricorrendo a oggetti ornamentali, come la seta e la ceramica, delegittimando la donna di coscienza e indipendenza. Le ricerca di Zayn Qahtani è invece caratterizzata da un immaginario magico e surreale: le sue opere riflettono ironicamente sulle dicotomie presenti nella natura umana, sulla coesistenza degli opposti nello spazio e nel tempo. Realizzate con ametista pura, pietra storicamente legata alla stregoneria, Zayn Qahtani indaga le molteplici declinazioni dell’Io e il suo confrontarsi con l’Anti-Io, ovvero lo Spirito del Tempo (poltergeist).
Ricorrendo a un immaginario spesso sospeso tra l’esoterico e l’apotropaico, gli artisti in mostra tessono una narrazione complessa, non univoca, stratificata, restituendo visibilità a temi sociali e culturali. Il display, curato da Marta Orsola Sironi, garantisce significativo respiro alle opere esposte, scandendo il ritmo narrativo frenetico della mostra, e restituisce complessità al progetto espositivo, politicizzando il confronto umano quanto sociale stimolato dalle opere. Nel suo racconto di una diversità liquida ed eterogenea, Unannounced, The other voices of silence rappresenta la ricerca e le necessità dialogiche di una nuova generazione artistica – le voci del cambiamento – e si costruisce sul confronto diffuso e l’impegno civile, problematizzando i limiti ed esplorando le potenzialità della società contemporanea.
Eva Adduci
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