Pistoletto ricostruisce la Venere degli stracci di Napoli dopo l’incendio e la dona alla città
Dopo il rogo di luglio scorso, l’artista piemontese ricostruirà la Venere inglobando lo scheletro della precedente. L’installazione tornerà in piazza Municipio il prossimo 6 marzo 2024, prima di trovare collocazione permanente in uno spazio napoletano ancora da definire
All’alba del 12 luglio 2023, la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto – nella versione installata in piazza Municipio il 28 giugno, nell’ambito del progetto Napoli Contemporanea – prendeva fuoco, svegliando la città tra le fiamme. Un incendio doloso, si sarebbe scoperto di lì a poche ore, dovuto al gesto inconsulto di un clochard, responsabile inconsapevole di un rogo senza appello, che portava alla distruzione totale dell’opera. Il dibattito acceso che ne è scaturito – tra favorevoli e contrari al ripristino dell’intervento, con la realizzazione di una nuova Venere – si è mosso tra le pieghe del significato di arte pubblica (in termini culturali, sociali, economici e, non ultimi, simbolici), aprendo anche alla riflessione (proprio su queste pagine) sul problema sintattico posto dalla riedizione napoletana dell’opera presentata per la prima volta da Pistoletto nel 1967. Dal canto suo, Vincenzo Trione, curatore del progetto Napoli Contemporanea, ha sempre difeso la scelta di portare la Venere degli stracci in piazza Municipio. E di realizzarne una nuova, in sostituzione di quella divorata dall’incendio, anche grazie al crowdfunding promosso dal Comune di Napoli e veicolato dall’associazione L’Altra Napoli, per raccogliere i fondi necessari.
La rinascita della Venere degli stracci come scelta politica
Ora, a poco più di tre mesi dal rogo, la Napoli istituzionale – con il sindaco Gaetano Manfredi e Trione, oltre ad Antonio Lucidi, presidente dell’associazione L’Altra Napoli – si riunisce per presentare il progetto di ricostruzione dell’opera, con la benedizione di Michelangelo Pistoletto, che ha scelto di finanziarla personalmente, per intero, e di donarla in modo permanente alla città. Dunque dei fondi raccolti con il crowdfunding di cui sopra – oltre 22mila euro – beneficeranno, sempre per volontà dell’artista, due associazioni napoletana impegnate nel Terzo settore, la cooperativa delle Lazzarelle (presente nel carcere femminile di Pozzuoli) e La Scintilla Onlus, impegnata con persone affette da disabilità mentale.
La ricostruzione dell’opera, spiega Trione, è figlia di una scelta politica: “Oggi facciamo un bilancio di ciò che è stato e iniziamo un nuovo percorso. Quando è stata inaugurata l’opera ha immediatamente generato un forte senso di appartenenza, e al contempo alimentato il dibattito. Il rogo è stato un evento storico, un unicum nella storia dell’arte, oltre l’iconoclastia: attaccando l’opera se n’è amplificato il successo internazionale. E il Sindaco ha scelto di non indietreggiare, difendendo il senso di un’arte pubblica per tutti e lavorando su una nuova versione della Venere: Pistoletto ha subito sposato questa volontà”.
Come sarà la nuova Venere degli stracci di (e per) Napoli
La genesi della nuova Venere, che sarà svelata in piazza Municipio il 6 marzo 2024, è frutto di un dialogo costante tra Pistoletto e la città, incentrato sulla necessità di mettere in relazione la vecchia e la nuova opera: “Ciò che è accaduto” sottolinea Trione “non è accaduto invano. Pistoletto ha scelto di assorbire dentro la nuova Venere ciò che è sopravvissuto della vecchia, con una duplice valenza simbolica e politica, perché si racconta l’idea di rinascere dalle rovine senza rimuovere ciò che è accaduto”. Lo scheletro dell’opera rimasto in piazza fino a pochi giorni fa, dunque, sarà l’anima nascosta della Venere rigenerata, dopo le necessarie operazioni di carotaggio eseguite dell’università Federico II. La nuova Venere sarà realizzata con materiali ignifughi, e tutelata da un servizio di guardiania sulla piazza. Da intervento transitorio, diventerà azione permanente, gesto sociale, inscindibile dalla storia della città, di cui la Venere, con le vicissitudini che hanno portato sin qui, è diventata parte integrante.
Michelangelo Pistoletto per Napoli. La cura e la responsabilità
“Per me si tratta di un’occasione straordinaria” spiega Pistoletto “non pensavo, nel ’67, che un giorno mi sarei trovato immerso nello sviluppo di questa invenzione. Sapevo però fin dal principio il senso di questo lavoro, cioè mettere insieme elementi diversi e contrastanti, con la Venere a rappresentare la bellezza permanente che viene dalla memoria. La bellezza dell’armonia, contro quella della mostruosità, della guerra e delle situazioni aberranti. L’avvenimento del rogo è stato vitale nella sua drammaticità: un’opera drammatica in sé ha vissuto il dramma dal vivo. Ma la Venere è rigenerativa, quindi la rigeneriamo per curare la società, in una città che cerca l’equilibrio e l’armonia. Stiamo passando alla fase della cura, non solo dell’opera, ma della città. La Venere si è messa in azione, ci ha messo in relazione, è un’opera di responsabilità comune”.
La chiosa sull’operazione che si concretizzerà nei prossimi mesi spetta al sindaco Manfredi: “Un grande ringraziamento va a Michelangelo Pistoletto, per l’esperienza che si sta sviluppando a partire da una grande vicenda artistica e drammatica, che contiene la bellezza, la sofferenza, la marginalità delle persone. In questa operazione c’è il conflitto permanente tra la bellezza e le difficoltà che è proprio di Napoli, ma anche la nostra voglia di ripartire sempre. Dunque ricostruire la Venere non è un gesto estetico, ma politico, perché non dobbiamo fermarci. Gli eventi più drammatici devono essere fonte di nuova energia”.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati