Arte che ispira la moda. Mostra di Scaccabarozzi nell’atelier Calderara a Milano
La nuova collezione primavera-estate della stilista prende ispirazione dall’arte eclettica del pittore lombardo. E gli abiti si trasformano in tele fluttuanti, che ripetono gli elementi dell’acqua e del cerchio cari all’artista
Dopo aver collaborato con Luca Maria Patella e Gianni Pettena, la stilista e appassionata d’arte Maria Calderara presenta una nuova contaminazione artistica con Antonio Scaccabarozzi (Merate, 1936 – Santa Maria Hoè, 2008), alla cui memoria è ispirata la prossima collezione Primavera-Estate 2024. Il titolo Roundriver anticipa i due temi chiave ripresi dalle opere dell’artista: l’acqua e il cerchio. Tra materiali insoliti, pura pittura e colori essenziali, il lascito eclettico di Scaccabarozzi rivive nell’atelier sugli abiti appesi e fluttuanti nell’aria. Leggerissimi, come fatti dello stesso polietilene sottile, caratteristico delle sue ultime opere.
Chi è Antonio Scaccabarozzi
Figura multiforme, impossibile da associare a un movimento specifico, Scaccabarozzi ha disseminato di esperimenti il panorama artistico italiano fin dagli Anni ‘60. “Compagno di merende di Gianni Colombo”, lo definisce affettuosamente il gallerista Francesco Clivio, che assieme all’Archivio Scaccabarozzi ha contribuito a questa mostra; e amico di Carrà e di tutti i frequentatori del Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni. Partecipò alla vita culturale milanese, dal Secondo Dopoguerra fino agli Anni Duemila, ma fu poco compreso dal pubblico italiano, mentre affascinò soprattutto i collezionisti tedeschi e svizzeri.
Manifestando un eclettismo analogo a quello di Maria Calderara, Scaccabarozzi passava da periodi di “rigore”, in cui contava persino le gocce di colore e le parole disposte sulla tela, alle cosiddette “quantità libere”: acrilico libero di occupare sottili fogli di plastica trasparente, animandosi di tante piegoline. Casuali in apparenza, ma finemente meditate.
Senza dimenticare gli Essenziali, climax della ricerca di semplificazione attuata dall’artista: colonne di pura pittura che si fa materia capace di stare in piedi da sola, riprendendo i templi della classicità greca, ma assumendo tratti contemporanei ed enigmatici. Una delle tre colonnine in mostra a Milano (quella più piccola, alta un metro e ottanta, esattamente come il suo autore) nasconde in realtà l’autoritratto di Scaccabarozzi (Altezza d’uomo, 1990).
La mostra di Antonio Scaccabarozzi e Maria Calderara a Milano
Durante la Settimana della Moda milanese, lo Spazio di Maria Calderara ha inaugurato la mostra che accosta la collezione di abiti della stilista alle opere dell’artista a cui è ispirata. Al centro dell’atelier di Via Lazzaretto, volteggiano abiti dai tagli esclusivi, in cui si riflettono i temi delle installazioni di Scaccabarozzi esposte tutt’attorno. Il cerchio è l’elemento riproposto da Calderara nelle gonne, su cui viene tanto stampato, quanto applicato: una sovrapposizione di forme che si muovono nell’aria, come le Banchise dell’artista (Banchisa Rossa, 2004), fogli di polietilene colorato sovrapposti a più strati. Ed è ancora la circonferenza a essere protagonista di Delimitazione di 360 cm cubi d’acqua (1981), nient’altro che il bordo ricalcato dell’alone lasciato dall’acqua versata su un lenzuolo.
Un altro capo che non passa inosservato è l’abito nero, ricamato con molteplici “no”. La lentezza della decorazione manuale evidenzia la negazione che si ripete. E si ripete anche sul foglio di 176 volte NO (1983), lavoro risalente al periodo del rigore e delle misurazioni maniacali operate da Scaccabarozzi. Nella collezione di moda, però, non si allude al calcolo matematico, ma alla lotta contro la violenza sulle donne.
Si gioca sulla contaminazione anche con le quantità di blu e di verde (Quantità su polietilene giallo e verde, 1989), i cui colori puri e accesi tornano nelle pietre di vetro di Murano delle collane. Neanche a dirlo, il cerchio si chiude: acqua, colore e ripetizione.
Emma Sedini
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