Saltano la Loggia Isozaki degli Uffizi a Firenze e il Museo del Digitale a Milano
Tutto ciò che è contaminazione, contemporaneità e sfida viene accantonato settimana dopo settimana. Per l’Italia notizie non positive sul piano culturale
Ci sono voluti oltre vent’anni e innumerevoli appelli per arrivare alla triste fine della diatriba sulla Loggia Isozaki, il progetto di rifacimento dell’uscita delle Gallerie degli Uffizi, a Firenze, su progetto del vincitore del bando del 1998, l’architetto giapponese Premio Pritzker Arata Isozaki (Oita, 1931 – Naha, 2022): è un secco e definitivo no. Con lo zampino del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che sembra deciso a ostacolare qualsiasi iniziativa non corrisponda ai suoi gusti personali.
Niente Loggia Isozaki a Firenze
Nemmeno un anno dopo la lettera dei professionisti fiorentini al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e al sindaco di Firenze Dario Nardella per spingere alla realizzazione del progetto, il Consiglio superiore dei Beni culturali ha espresso all’unanimità il 13 ottobre 2023 un parere negativo sull’iniziativa da 12 milioni di euro. Una decisione finale, su cui pare aver pesato grandemente l’intervento di Sgarbi, che già nel 2001 – allora fresco sottosegretario ai Beni Culturali – aveva espresso una aperta perplessità sulla Loggia, interrompendo l’avvio dei lavori. Lavori che da allora si sono completamente congelati, con tanto di gru e cantiere aperto da due decenni, come ribadito da un esasperato Nardella lo scorso agosto. Continuano così a perdere credibilità i concorsi pubblici italiani: anche se li vinci regolarmente, è sufficiente un cambio di colore del governo per cambiare le carte in tavola. Come si sta cercando di fare anche per il Padiglione Italia della Biennale. Intanto pare che al posto della svettante Loggia, si decida di fare un giardinetto. Intanto i grandi musei del mondo come il Metropolitan o il Louvre, con la sua piramide, allestiscono le loro grandiose entrate contemporanee non avendo paura di contaminarsi e di rischiare.
Il no al Museo del Digitale di Milano
Nemmeno un giorno dopo la vittoria incassata sulla Loggia è arrivata una nuova bocciatura, stavolta per un museo di Milano. Il progetto osteggiato da Sgarbi è quello del nascituro Museo Nazionale di Arte Digitale istituito dall’ex ministro Dario Franceschini, previsto e già finanziato nell’ex Albergo Diurno di Porta Venezia, architettura del 1925 di Piero Portaluppi. ”Un Museo di arte digitale? No, meglio un Museo di arti decorative e industriali. Non sembra che il luogo più adatto per un museo di arte digitale sia l’ex Albergo Diurno di Porta Venezia a Milano, caratterizzato da memorabili arredi di stile Art Déco”, riporta Repubblica. Una struttura il cui utilizzo è già sottoposto a dure clausole: “Chiederò alla Soprintendente Emanuela Carpani di essere rigorosa nel restauro, per cui il Ministero della Cultura ha stanziato 6 milioni di euro”, ha aggiunto Sgarbi, chiamando in causa il direttore generale musei Massimo Osanna per non rendersi “complice” di un possibile abuso. “Nei prossimi giorni convocherò la direttrice del museo Ilaria Bonacossa per richiamarla all’obbligo di non subordinare al progetto museale la dignità monumentale del sito che forse sarebbe meglio vocato a un museo di arti decorative e industriali necessario a Milano. Un museo di arte digitale può meglio stare in uno spazio neutrale“. Una critica alla contaminazione che ricorda da vicino quella rivolta alle mostre d’arte contemporanea nel Parco Archeologico di Segesta. E che portò tristemente alla loro revoca. Ma è proprio sulla contaminazione che si basa la cultura contemporanea, l’arte, l’architettura. Mescolando generi e discipline per un mutuo beneficio creativo. Di questo passo l’Italia rischia di chiamarsi fuori dal dibattito internazionale rassegnandosi al provincialismo.
Giulia Giaume
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