L’artista Khalil Rabah porta a Torino il Palestinian Museum of Natural History and Humankind
È la Fondazione Merz ad accogliere il progetto nomade dell’artista palestinese, incentrato sulla critica di un’idea di musealizzazione che uccide la storia. Genere umano e natura sono invece qui al centro di un processo di riscrittura della storia, attraverso le arti
Da vent’anni a questa parte, Khalil Rabah (Gerusalemme, 1961; vive a Ramallah, dov’è direttore artistico della Biennale di Riwaq) ha avviato il progetto nomade Palestinian Museum of Natural History and Humankind, che nei giorni di Artissima 2023 approda per la prima volta a Torino. L’inedita edizione del progetto, intitolata Through the Palestinian Museum of Natural History and Humankind, è stata pensata dall’artista palestinese in funzione degli spazi della Fondazione Merz, per la curatela di Claudia Gioia, sempre con l’obiettivo di dare forma a un museo estemporaneo che cambia in relazione al luogo che lo accoglie.
Cos’è il Palestinian Museum of Natural History and Humankind di Khalil Rabah
L’idea all’origine dell’iniziativa, più che mai attuale, è quella di mettere in discussione il potere degli organi ufficiali nella scrittura della storia, e al contempo portare una critica alla metodologia espositiva dei musei (con la costruzione di un museo che tradisce la musealizzazione), che spesso presentano il loro contenuto in una prospettiva unilaterale. Rabah esplicita, invece, la necessità di porsi degli interrogativi: “La collezione si articola seguendo planimetrie immaginarie o reali, arricchendosi di immagini in movimento, fotografie, piccole sculture, contenitori di olio ed espositori davanti cui fermarsi, per cercare quello che la storia non ha ancora detto, o ha detto male e deve essere raccontato di nuovo”, spiega la curatrice Gioia.Questo processo di riscrittura problematica della storia, nella vicenda personale dell’artista, prende le mosse dal legame con la Palestina, ma negli anni, muovendosi e reincarnandosi tra Istanbul e Londra, Amsterdam e Roma, New York e Atene, ha assunto un respiro globale, aprendo lo sguardo a fenomeni che accompagnano la storia dell’umanità da secoli, dai flussi migratori alla definizione delle identità culturali.
Il museo nomade di Khalil Rabah a Torino
E la mostra torinese, dal 30 ottobre al 28 gennaio 2024, prova a tracciare una summa di vent’anni di Palestinian Museum of Natural History and Humankind, non proponendosi però di dare risposte granitiche, e anzi suggerendo il senso di precarietà della narrazione sin dall’approccio al percorso espositivo, aperto da un’imponente struttura volutamente incompiuta e circondata di impalcature. Genere umano e natura sono il focus del museo che ha preso forma in Fondazione Merz, dove il visitatore a intraprendere un viaggio attraverso l’arte come mezzo di liberazione dai “disegni del potere”. Elemento simbolico ricorrente dell’allestimento torinese sono gli olivi, simbolo della cultura Mediterranea e di rinascita e vittoria a fronte di sterili politiche internazionali. Al termine del percorso il neon rosso Act III: Molding (2012), che recita la frase “In this issue: Statement concerning the institutional history of the museum” (qui si parla della storia istituzionale del museo), introduce l’archivio consultabile In this iusse. Act I: Painting (2011), che tiene insieme i fili del progetto.
Livia Montagnoli
Torino//dal 30 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024
Palestinian Museum of Natural History and Humankind
Via Limone 24
https://www.fondazionemerz.org
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