A Verona apre il progetto Spazio Vitale per ripensare il rapporto tra arte e tecnologia
Supportata da una software house italiana, l'iniziativa vuole ripensare il nostro rapporto con la tecnologia nell'ottica di una maggiore armonia. Con progetti espositivi ibridi e incontri ad hoc
Organizzare e ospitare attività culturali improntate all’indagine della relazione tra la tecnologia e gli esseri umani: questa la missione del nuovo Spazio Vitale, che aprirà al numero 5 dell’omonima via a Verona il 13 ottobre 2023, giusto in tempo per la fiera ArtVerona. Lo Spazio gemma da una ricerca che si basa sul completo ripensamento, in chiave critica, del rapporto con la tecnologia, per andare oltre la semplice relazione utente – strumento. Appurando come la tecnologia abbia alterato del tutto la nostra quotidianità, l’assunto su cui lavora il nuovo spazio è che la simbiosi con il digitale non sia sempre armonica: obiettivo è quindi reimpostare questa relazione, restituendo centralità al corpo e alle componenti emotive e narrative dell’intelligenza umana. Ecco che “Vitale” non indica solo il nome della via, ma anche il ruolo che l’iniziativa si vuole ritagliare nel dibattito culturale contemporaneo grazie a progetti espositivi e incontri dal sapore transumanistico.
Il nuovo Spazio Vitale a Verona
L’idea per il nuovo Spazio Vitale nasce durante la pandemia, quando la sovraesposizione tecnologica ha riunito Davide Bonamini – co-founder della software house italiana VTENEXT, sponsor ufficiale –, la psicologa e psicoterapeuta Francesca Turco e Francesco Varanini, presidente di Assoetica, già docente di Informatica Umanistica presso le Università di Pisa e di Udine. Comune sensazione del gruppo era la necessità di uno spazio fisico che permettesse di incontrarsi e discutere delle tematiche inerenti alla tecnologia, aprendosi al pubblico e agli incontri fisici. “Vorremmo stimolare una riflessione che diventa sempre più urgente e portare avanti una progettualità che possa toccare vari ambiti disciplinari”, ha commentato Bonamini, “perché vengano proposti sia dei quesiti, che delle soluzioni che siano inerenti a tutti i momenti della nostra vita“.
Con la direzione artistica del critico, curatore e docente di Brera Domenico Quaranta, lo Spazio proporrà progetti espositivi e incontri in un luogo di confine e crescita di Verona, a pochi passi dal Lungadige Sammicheli, mettendo al servizio della città 600 metri quadri di immobile. Ex magazzino tessile convertito in studentato (e poi abbandonato), lo Spazio Vitale è stato completamente ripensato su progetto dall’architetto Michele Marcazzan, che ha spogliato il luogo da tutte le sovrastrutture affinché restasse il più versatile possibile. In questa prima fase verrà aperto solo il pianterreno, mentre durate il 2024 seguirà l’inaugurazione dell’area interrata.
La prima mostra allo Spazio Vitale: Sisiphean Cycles di Theo Triantafyllidis
La mostra d’inaugurazione è la personale dell’artista greco Theo Triantafyllidis (Atene, 1988) Sisyphean Cycles, che raccoglie per la prima volta in un’unica installazione quattro delle “simulazioni” che ha realizzato negli ultimi anni: sono Ork Haus, una famiglia di orchi i cui membri sono imprigionati in attività para-reali dimenticandosi di ogni cosa; RadicalizationPipeline, che collega l’ascesa della radicalizzazione politica con la gamification e la creazione di scenari fantastici (con l’aiuto di una colonna sonora pop-medievale); Ritual, che mostra uno scenario entomologico post-apocalittico; e BugSim (Pherormone Spa), un terrario alternativo coltivato da un resiliente formicaio. Osservando il presente, tramite la costruzione di mondi alternativi, le opere sono degli ecosistemi tecnologici che potremmo chiamare “vivi”, cioè progettati da Triantafyllidis in modo tale da modificarsi secondo un comportamento autonomo: queste live simulation – che consistono in esempi compiuti di world building – danno vita ad ambienti digitali immersivi, che possono assumere varie forme (dalla realtà virtuale a quella aumentata, fino all’installazione) e diventare interattivi. Mostrando le conseguenze individuali e sociali dell’utilizzo della tecnologia, e ricreando realtà parallele sempre meno inverosimili.
Giulia Giaume
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