La commedia dell’arte di Wainer Vaccari in mostra a Castelbello
A metà tra sogno e gioco, tra finzione e cronaca, le opere stranianti dell’artista Wainer Vaccari sono oggetto di una recente riscoperta
Da alcuni anni stiamo vivendo, a livello internazionale, un vivo interesse per la pittura figurativa sia in termini di nuove proposte che di riscoperte di autori che hanno alle spalle un percorso consolidato. In quest’ottica si collocano le recenti mostre dell’artista Wainer Vaccari (Modena, 1949) tra cui la personale allestita al Castello di Castelbello, che presenta un’ampia selezione di opere dagli anni Novanta a oggi, permettendoci di rileggere la coerenza del percorso di questo autore emerso nello scenario internazionale a inizio anni Ottanta, in un clima culturale segnato dal successo critico e di mercato della pittura. Nelle sue opere, l’artista mette in scena una personale commedia dell’arte, dove i personaggi non agiscono mediante un copione preciso; seguono, piuttosto, un canovaccio con dei caratteri che ritornano anche a distanza di anni e accompagnano l’artista in suggestioni, luoghi e atmosfere contribuendo, nel tempo, a codificare un vero eproprio microcosmo formale.
Rimandi culturali e frammenti di vita nella mostra di Wainer Vaccari
Le figure di Vaccari – allegre, picaresche e misteriose – sono la sintesi di una pluralità di istanze: a partire dai legami con la storia dell’arte (da Giorgio de Chirico alla cultura tedesca, dal Surrealismo al Manierismo), ma anche dalle reminiscenze autobiografiche, come i luoghi dell’infanzia, fino alla quotidianità attuale dell’artista. Gli stessi tratti somatici dell’autore sono spesso ravvisabili nei suoi personaggi, rendendo labili i confini tra la realtà vissuta e i mondi che prendono vita all’interno delle tele.
La ricerca del pittore, pur connaturata da una evoluzione formale e tematica, vede delle figure ricorrenti che in scenari naturali o cittadini compiono azioni avvolte dal mistero, colte nell’istante che prelude il loro pieno accadimento, lasciando nel fruitore un senso di straniamento. La percezione ambigua che domina i dipinti apre per lo spettatore la possibilità di una varietà di interpretazioni che trascendono il singolo momento di pathos narrato a livello visivo. Come ha ben rilevato Gabriele Lorenzoni, curatore della mostra, l’opera dell’autore “si manifesta nello spazio interstiziale fra indagine psicologica e surrealtà̀, fra sogno e gioco, fra finzione e cronaca”.
Carlo Sala
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