Le intriganti sculture di Alberto Maggini in mostra a Roma
Le curiose ceramiche di Alberto Maggini da Casa Vuota sono un invito a sedersi a tavola e riflettere alla luce di un nuovo galateo relazionale. A partire dal corpo dell’artista
Lo spazio di Casa Vuota si trasforma a ogni mostra pur rimanendo sempre lo stesso. Così la galleria indipendente della zona del Quadraro con Le origini delle buone maniere a tavola, mostra personale di Alberto Maggini (Roma, 1983), invita a banchettare con le nostre ossessioni, dilaniando gli stereotipi, masticando lentamente e piccole dosi solo i cibi nutrienti.
La mostra di Alberto Maggini a Roma
Maggini, appena tornato a Roma dalla capitale inglese, parte dalla carne, dal suo medesimo corpo: calca il viso e lo offre, trasformato quasi in calco mortuario, come portata principale. Al posto delle monete, sulle palpebre sono appoggiate due fette di cetriolo, per una maschera di bellezza totalizzante… l’ironia si rivela così senz’altro l’arma più efficace. Le coloratissime ceramiche riescono a risvegliare sensazioni e appetiti diversi: disgusto e allo stesso tempo acquolina in bocca, attrazione e repulsione – dovuta, ad esempio, al riferimento cannibalico. I due busti arcimboldiani convincono poco, forse per l’estetica kitsch che convogliano. Rimangono, tuttavia, in linea con gli intenti della mostra che ruota intorno all’idea di gusto, popolare e al contempo alternativo, di cucina queer, di fucina creativa: Le Virtù – Vanità e Abbondanza sembrano pasticci alla Boss delle Torte, con nasoni bianchi appositamente fuori misura rispetto al resto, frutta color pastello e fiocchi rosa confetto stilizzati.
Le opere di Alberto Maggini da Casa Vuota
Sulla tavola imbandita troviamo poi una torta al cioccolato a tre ripiani – decorata con bocche e naso (sempre calco di parti del corpo dell’artista) -, una coppa verso la quale si sporgono dita avide di sapori, un pollo arrosto che indossa un tanga. Funziona maggiormente la seconda stanza con il video in cui Maggini si erge su una conchiglia avorio, novella Venere botticelliana e, spremendo limoni di Sorrento rubati alle amenità della Costiera Amalfitana, trasforma capelli e barba in calotte dorate. Qui la commistione con la cultura pop, il design dei videogiochi arcade coin-op e PlayStation, i trucchi accurati delle Drag Queens si miscelano in un amalgama squisita. A completare la ricetta, su piedistalli arricchiti da candele verde acido, si ergono due ceramiche modellate come elmi ellenistici, mentre agli angoli della camera sono disposte, adagiate all’interno di cofanetti a forma di conchiglia bivalve, delle ciabattine (sempre in ceramica) modellate partendo dalla forma dei piedi di Maggini. Quest’esposizione si rivela così un ibrido, un curioso mix and match che ci ben dispone verso i prossimi progetti dell’artista.
Giorgia Basili
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