La pittura come ambiente, oggetto e metamorfosi. Alessandro Roma a Bologna
Nello spazio di Car Drde una mostra accesa di colore che eccede la norma. E propone una pittura che fa cambiare funzione alle cose e la percezione dell’ambiente
Lo spazio della galleria Car Drde è atipico e molto peculiare, costituito da due piccole stanze e da un corridoio stretto. È un luogo asciutto, ruvido e razionale, e vederlo totalmente cambiare, come succede con la mostra di Alessandro Roma (Milano, 1977), è una sorpresa inattesa. Il tutto per non traballare troppo è infatti un esempio da manuale di come la pittura e le discipline plastiche possano essere, in una delle loro possibili declinazioni, strumento di metamorfosi ambientale. In particolare, nelle mani di Roma, il medium pittorico ha la capacità di generare luce grazie al colore, la composizione e il ritmo visivo. Ma è capace anche di cambiare la percezione dello spazio attraverso una costruzione emotiva fluida e vitalistica.
La mostra di Alessandro Roma da Car Drde
La mostra è costituita da tele di grande dimensione d’impronta floreale e decorativa, un intervento murale site specific e alcune opere di ceramica, mezzo espressivo impiegato frequentemente dall’artista negli ultimi anni. L’aspetto più intrigante del progetto è il fatto che i dipinti sono collocati sul muro senza telaio con un bastone orizzontale in alto, come le tende che siamo soliti montare alle finestre. Questa piccola accortezza cambia radicalmente la funzione del dipinto. Se Victor Stoichita ne L’invenzione del quadro racconta il dipinto come una ‘finestra’ moderna che si apre nelle case verso l’esterno, Roma invece enfatizza il suo essere ‘tenda’, cioè oggettualità materialmente indipendente dal fuori, un dentro. E come tale determina le dinamiche percettive dell’ambiente poiché dotato di volume, e, in ultima istanza è corpo autonomo.
Le opere di Alessandro Roma
La pulsione all’oggettualità in Roma è debordante, come testimoniano anche i dipinti in ceramica, ma anche la lampada dotata di paralume. L’artista dà un ruolo e una funzionalità a tutte le opere, con un approccio che ricorda quello dell’Art Nouveau, sia per la spiccata tendenza a combinazioni floreali e zoomorfe, che per il piacere ludico della decorazione. Roma feconda l’opera autonoma facendola diventare anche una suppellettile, senza per questo perdere nulla. Anzi, il piacere visivo è al massimo grado.
Daniele Capra
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