La Biennale di Gerusalemme diventa itinerante a causa della guerra
La sesta edizione della manifestazione d’arte avrebbe dovuto inaugurare nella Città Santa il 9 novembre, ma è stata rinviata al 2024. Nel frattempo, le mostre già organizzate trovano ospitalità presso altre città del mondo. C’è anche l’Italia
Dopo Kiev, Gerusalemme. Che la storia si ripeta, nel caso di una manifestazione internazionale costretta a ripensarsi nei tempi e nelle modalità, è insieme un buon segno e un cattivo presagio. Partita nel mese di ottobre 2023, la quinta edizione della Biennale di Kiev, inno Against the Logic of War, si articolerà nei prossimi mesi come evento itinerante, grazie al supporto di alcune città d’Europa e importanti istituzioni culturali extraterritoriali. Una soluzione per non cedere all’annichilimento della guerra, unendo le forze (di pace).
La Biennale di Gerusalemme diventa itinerante
Così anche la Biennale di Gerusalemme, che avrebbe dovuto inaugurare nella Città Santa il 9 novembre 2023 con 35 mostre e 200 artisti in 22 sedi, diventerà, almeno per il momento, un’iniziativa itinerante, con l’auspicio di recuperare nella primavera 2024. Non un semplice rinvio “per guerra”, dunque, ma, analogamente a quanto successo in Ucraina, l’impegno della comunità artistica a fare fronte comune, perché l’arte possa rappresentare un trait d’union che non cede alla brutalità. Sotto questo buon segno nasce l’esperienza della Biennale di Gerusalemme 2023, sesta edizione della manifestazione fondata e diretta da Rami Ozeri: “Dal 2013, senza eccezioni e nonostante le numerose sfide, la Biennale di Gerusalemme ha creato una piattaforma per l’arte contemporanea al centro del mondo ebraico. Anche adesso, dopo il dolore indicibile del 7 ottobre, abbiamo assistito a un’enorme manifestazione di solidarietà da tutto il mondo” spiega Ozeri nell’anticipare ciò che avverrà nei prossimi mesi “In poche settimane, i nostri amici e partner sono riusciti ad allestire nelle loro città le mostre che erano state create per Gerusalemme. E nei prossimi mesi è prevista l’apertura di altre in tutto il mondo. Continueremo a coltivare i legami di arte e cultura tra Gerusalemme e il mondo oggi più che mai”.
Le mostre a New York, Buenos Aires, Casale Monferrato
L’impegno di artisti e curatori di tutto il mondo porterà, quindi, il programma della Biennale – quest’anno ispirata al tema Iron Flock (Gregge di Ferro) traduzione della frase ebraica Tzon Barzel – in città molto distanti tra loro. Cominciando, nel mese di novembre, da New York, Buenos Aires e Casale Monferrato. Dal 9 al 15 del mese, l’Heller Museum di New York ospita la collettiva Activate, a cura di Hadas Glazer, indagando le diverse espressioni del potere femminile (anche in relazione alle difficoltà causate dalla disparità di genere) attraverso l’opera di sei artisti newyorkesi. Sempre in città, fino al 17 dicembre, è la galleria Laurie M. Tisch ad accogliere il progetto Hallelujah, a cura di Udi Urman, che mette in mostra il lavoro di artisti israeliani che vivono a New York, esplorando il proprio patrimonio culturale. Alle nostre latitudini, è il Museo Ebraico di Casale Monferrato a far sentire la vicinanza dell’Italia. Dal 12 novembre al 3 dicembre, il museo presenta la mostra Behind the Mask, a cura di Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul, originariamente pensata per l’Umberto Nahon Museum of Italian Jewish Art di Gerusalemme. Il tema è legato alla storia di Ester, al suo significato e al simbolismo che la circonda: gli artisti e le artiste coinvolti, italiani e israeliani, hanno interpretato il concetto di travestimento e di maschera come rappresentazione della proiezione di un desiderio, esternato attraverso un costume, che può simboleggiare una fuga dalla vita quotidiana, un atto di ribellione, la manifestazione del piacere. Già in corso (fino al 14 novembre) a Buenos Aires, la mostra And These Are the Names, allestita all’AMIA Art Space come unica installazione di 40 metri, su pareti nere, per celebrare, attraverso la street art, la 1.400 vittime del massacro del 7 ottobre 2023.Altre città si uniranno presto all’organizzazione di questa Biennale diffusa. Quanto al cattivo presagio di cui sopra: per quanto ancora dovremo assistere inermi agli stravolgimenti provocati dalle guerre che affliggono il mondo?
Livia Montagnoli
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