Non solo pittore: la grafica di Emilio Vedova in mostra a Venezia
Il Magazzino del Sale e lo Spazio Vedova ospitano una vasta rassegna dedicata all’opera grafica di Emilio Vedova a partire dagli anni Sessanta
Emilio Vedova. Tempo inciso è la mostra promossa dalla Fondazione intitolata all’artista e alla moglie Annabianca, ospitata nelle due sedi al Magazzino del Sale e allo Spazio Vedova alle Zattere di Venezia. Una rassegna voluta dal presidente Alfredo Bianchini e curata da Fabrizio Gazzarri, collaboratore per decenni dell’artista, scomparso improvvisamente a luglio 2023.
La mostra di Emilio Vedova a Venezia
Il focus della retrospettiva esalta il percorso grafico dell’artista veneziano, una parte della sua produzione che merita ancora di essere studiata. Emilio Vedova vi si è dedicato con passione e notevole preparazione tecnica. Visitando la mostra ci si rende conto dell’importanza che le varie tecniche (incisione, serigrafia, litografia, collage) hanno avuto nel suo lavoro, senza nulla da invidiare alla sua attività pittorica. Un’abilita certosina che annulla il preconcetto di Vedova agitato e ditirambico. Come se fosse sempre acceso da uno sguardo discontinuo e farneticante.
Con ciò si vuol dire che il vitalismo energetico dell’artista, la radicalità del gesto, la valenza emozionale, anche in ambito politico e sociale, non scorrono senza filtri sulla tela come una pulsione che abdichi ad ogni tipo di controllo linguistico. Qualsiasi opera in quanto tale implica una necessaria mediazione formale. Anche in Vedova, lontano dal lirismo del dripping, la violenza traumatica del gesto non esclude la progettazione formale. Senza la quale ci sarebbe il crollo dell’opera.
Emilio Vedova e la grafica
Giuseppe Marchiori scriveva nel 1975, in merito alla grafica di Vedova che “Ogni lastra di Vedova, pur riferendosi ai vari momenti della sua storia, e nei limiti di uno spazio ben diverso da quello delle grandi tele e delle ante dei plurimi, racchiude oggi un cosmo complesso d’immagini, divise fra il sentimento della natura, l’impeto delle passioni, l’urto violento della polemica, la ricerca misteriosa delle origini e la scoperta di nuove associazioni formali”.
L’opera grafica nel suo plurilinguismo è stata quasi sempre presente nell’intera stagione creativa dell’autore, dagli inizi degli anni Sessanta alle ultime incisioni e serigrafie degli anni Novanta e Duemila. Fino al punto di poter sostenere che per lui grafica e pittura tendono ad incrociarsi. Ad innestarsi l’una nell’altra.
Le opere in mostra ai Magazzini del Sale e allo Spazio Vedova
In mostra ci sono anche quelli su tre dimensioni, le litoplurime e seriplurime degli anni Settanta, dove l’artista sceglie di stampare fronte/retro. Di fustellare e di ritagliare per immettersi nello spazio, congiungendosi idealmente ai plurimi del decennio precedente, con i quali Vedova stacca il quadro dalla parete e lo colloca appunto nello spazio tridimensionale.
Oltre alle realizzazioni sistemate su tavoli, si possono vedere al Magazzino del Sale quelle in movimento, le navette robotizzate, grazie alla Machina Robotica concepita da Renzo Piano. Un’opportunità che consente di avvicinarsi ai diversi cicli, che si avvicendano nella sala in base ad una specifica scadenza temporale.
I materiali utilizzati (acido, metalli, pietra, inchiostri, collage di pellicole, immagini estrapolate direttamente dai media, fotografie) fanno parte a pieno titolo della poiesis di Vedova, come strumenti indispensabili per dare voce alle sue necessità comunicative, al suo agire, alle sue riflessioni. Uno spazio critico che non prevede una sterile ostentazione di segni per allettare i sensi di chi guarda. Al contrario, per lui “la vita è contrasto lacerazione divisione assenza di unità conflitto”.
Società e politica nella grafica di Emilio Vedova
Vedova inizia a sperimentare graficamente qualche tempo dopo avere iniziato l’attività pittorica. I primi contatti fra le due tecniche risalgono al 1955, quando dipinge su carta di riviste scandendo nello stesso tempo immagini fotografiche, collages e pittura. Sul finire degli anni Cinquanta crea le prime litografie appartenenti al ciclo Immagini del tempo. Qualche anno dopo è la volta di Spagna oggi, utilizzando apertamente la sua opera grafica in chiave politica, che diventa ancora più articolata e complessa in Intolleranza 1960 con l’utilizzo di immagini di quotidiani. L’occasione è fornita dalla creazione delle scenografie per l’opera di Luigi Nono inserita nella programmazione del XXIV Festival Internazionale di Musica Contemporanea.
Sperimentazione grafica che si amplia, approfondendo la ricerca, con l’esperienza a Berlino, che in mostra è richiamata dai sette collages del 1968, ripresi come matrici per le grandi gigantografie di quegli anni. Un periodo socialmente e politicamente molto critico, solcati dalla contestazione giovanile e dalla guerra in Vietnam.
Fausto Politino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati