Essere e arte. La mostra di Francesco Arena a Roma
C’è tutta la complessità di Martin Heidegger nella nuova mostra di Francesco Arena alla Fondazione Nicola Del Roscio. In un incrocio tra filosofia e arte
La Fondazione Nicola Del Roscio ospita una mostra di Francesco Arena (Brindisi, 1978) dal titolo Il fulmine governa ogni cosa, nuovo appuntamento del ciclo #ProjectRoom curato da Davide Pellicciari e Carlotta Spinelli. Il titolo è un esplicito riferimento alla frase di Eraclito, τὰ δὲ πάντα οἰακίζει Κεραυνός, che Martin Heidegger fece incidere sopra la soglia della sua Hütte costruita nel 1922 a Todtnauberg, nella Foresta Nera, ancora oggi meta di pellegrinaggi filosofici: una spartana baita di montagna, ampia appena una cinquantina di metri quadri, dove il pensatore tedesco compose gran parte di Essere e tempo, opera di enorme importanza per la filosofia del XX secolo.
La mostra di Francesco Arena a Roma
La mostra consiste nella ricostruzione fisica di questo luogo inestricabilmente legato a una biografia individuale e, attraverso di essa, alla memoria di una fase storica le cui apocalittiche conseguenze è impossibile trascurare, e in cui l’umanità è stata interpellata sulla sua essenza, la sua esistenza, il suo essere-nel-mondo (per usare termini heideggeriani); ma suggerisce, anche, un personale tentativo, da parte dell’artista, di comprendere, condividere e rappresentare tali problemi e le possibili risposte. In una dialettica tra pieno e vuoto, tra presenza e simbolo, si fa riferimento alle idee di luce, ragione, tempo, sostegno, cura, responsabilità, passaggio. Gli oggetti che troviamo nelle diverse stanze di questo luogo dello spirito acquisiscono, però, un duplice livello di realtà: sono sculture, evocazioni simboliche di concetti attraverso la rappresentazione di cose; e allo stesso tempo, venendo sottratti al loro esser-mezzo (la maniglia che non può essere aperta ma rappresenta la funzione), svelano la verità dell’ente.
Luci e ombre della mostra di Francesco Arena alla Fondazione Nicola Del Roscio
La trattazione dei temi evocati si declina, dunque, in una sensibile e accorta riflessione sull’arte, la quale, come la filosofia e la politica, risulta essere un portolano affidabile nella navigazione dell’esistenza e del nostro umano stare insieme. Se tale teorizzazione è condotta nella mostra con efficacia e chiarezza, nel finale risulta pleonastica la presenza di una sezione documentaria dedicata alle fonti, che, se da una parte rende conto dello studio e degli scambi con i curatori nella fase di realizzazione del progetto (che è poi il senso del format #ProjectRoom), dall’altra rischia di intervenire con eccesso di contenuto nell’equilibrio del progetto stesso.
Mariasole Garacci
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