La cosmologia artistica di Gilberto Zorio in mostra a Napoli
Stelle, energia e metamorfosi. Il grande artista dell’Arte Povera si svela a Napoli in una mostra alla Galleria Lia Rumma con opere storiche e inedite
Tra i protagonisti del gruppo dell’Arte Povera, Gilberto Zorio (Andorno Micca, 1944), dalla metà degli anni Sessanta, ha incentrato la sua ricerca artistica sui concetti di mutevolezza e transitorietà. Il tempo è l’elemento protagonista delle sue opere: è la vitalità, e quindi la costante trasformazione, che pulsa sotto la materia, innescando un ciclo di azioni che rendono percepibile lo stato d’essere delle cose in un continuum diversificato tra passato, presente e futuro.
L’artista, mettendo in evidenza gli stati di trasformazione degli elementi del suo vocabolario creativo, sembra provare tangibilmente l’assunto dello scienziato illuminista Antoine-Laurent Lavoisier e al contempo, quindi, rivoluzionare la forma artistica della scultura scardinandola dall’idea canonica di immobilità.
Gilberto Zorio tra materia ed energia
L’atteggiamento creativo di Zorio, e dei Poveristi in generale, è permeato dalla messa in scena delle forze vitali che muovono la natura e le dinamiche tecnologiche: da quando il critico Germano Celant affermò “…l’insignificante ha iniziato ad esistere”, si è sancito per il gruppo l’uso libero dei materiali, da quelli vegetali, minerali o organici fino a strumenti del quotidiano, come neon o motori. Gilberto Zorio sperimenta in particolar modo con le reazioni nate dall’accostamento di questi materiali con gli elementi chimici quali lo zolfo, il fosforo, l’alcol; le sue esoteriche miscele con gli strumenti industriali hanno concepito un’energia che rende le opere artistiche dei veri e propri processi. “Il filo conduttore è l’energia intesa in senso fisico e in senso mentale. I miei lavori pretendono di essere essi stessi energia perché sono sempre lavori viventi, o sono lavori in azione o lavori futuribili” ha affermato Zorio.
Le stelle e l’apparato figurativo di Zorio
Le figure che popolano la narrazione artistica di Zorio sono principalmente immagini energetiche e quella protagonista è prelevata dalla geografia scientifica dei cieli: la stella.
La sagoma cosmografica ricorrente nelle opere dell’artista evoca un ritmo assiduo che fa pulsare e brillare il creato. Secondo una ratio in cui la stella si alterna tra il suo consumarsi e il suo divenire, lo sfondo metafisico di Zorio si avvale di un’energia iconografica che mette insieme stimoli fisici e mentali.
La mostra di Gilberto Zorio da Lia Rumma a Napoli
Il percorso offerto dalla galleria si apre con l’opera Stella di giavellotti del 2009 che subito richiama l’attrezzo originario dell’antica Grecia come un altro elemento spesso figurante nei lavori dell’artista. Il lancio del giavellotto era già descritto da Senofonte come una delle specialità atletiche basate sul sapiente uso della forza propulsiva e si tratta anch’esso, quindi, di uno strumento in grado di creare tensioni energetiche.
La mostra accorpa opere che vanno dagli anni Sessanta ad oggi, e il giavellotto appare nuovamente in Stella di pergamenadel 2020, in Alambicco su giavellotti 1981-2012 e nell’inedito Remo e Giavellotto del 2023.
Nel corpus presentato si incontrano stimoli nuovi con eco antiche: Stella per purificare le parole è un’opera in terracotta rossa che rievoca la memoria fanciullesca dei numerosi viaggi. Il materiale è caro all’artista per le proprietà di trasformazione della creta grigia attraverso la cottura, che svela i toni cromatici più caldi.
Il concetto di metamorfosi è ricorrente in ogni installazione, concepito anche come l’interazione tra opera e spazio che innesca processi emotivi nei fruitori. Un suono risveglia il pubblico e attiva le opere in uno spazio notturno in cui altre stelle e altri sensi si svelano; pitture fluorescenti e fosforo offrono nuove opportunità di osservazione per rinnovare l’immaginario e il linguaggio.
Elizabeth Germana Arthur
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