Gli spazi imprevisti di Marie Lelouche in mostra a Venezia
Le opere dell’artista francese, esposte alla Galleria Alberta Pane, esplorano i temi dell’antispecismo e della difficoltà a sincronizzarsi con i luoghi
Si situa oltre i confini fra naturale e artificiale l’arte di Marie Lelouche (Saint-Junien, 1984), in mostra nella sede veneziana della Galleria Alberta Pane. Unforeseen Spaces, questo il titolo dell’esposizione, raccoglie opere appartenenti a due serie distinte, frutto di residenze nella veneta Schio e nella francese Amilly.
Scultura, pittura, installazione, sound art e realtà virtuale concorrono a creare “spazi imprevisti” in cui le prospettive si ribaltano, le gerarchie scompaiono per lasciare posto alla relazione.
La mostra di Marie Lelouche a Venezia
Lo spettatore è accolto dalla serie Failed to Synchronize, ispirata dal particolare contesto della Fabbrica Alta di Schio, edificio simbolo della prima industrializzazione italiana. Le moquette sono diventate le tele su cui, utilizzando l’aerografo, Lelouche vaporizza pittura acrilica per richiamare i motivi vegetali del muschio. Non c’è opposizione tra antropico e naturale, semmai c’è assimilazione reciproca, equilibrio. Una serie che racconta la difficoltà di entrare completamente in contatto con il luogo e il suo passato, che trova compimento negli elementi scultorei: blocchi in finta pietra parzialmente dipinti ad aerografo e scavati a simulare le tracce di dita umane, prendendo ispirazione dall’attività degli scalatori che Lelouche ha potuto osservare durante la sua residenza. A completare il tutto, la riproduzione musicale in due versioni: l’ambiente è pervaso da una versione strumentale della traccia audio, mentre in apposite cuffie vengono riprodotte le voci. Si rivela così l’impossibilità di una completezza dell’ascolto, un fallimento nella sincronizzazione.
Uccelli e antispecismo nelle opere di Marie Lelouche
Più avanti, la mostra prosegue con Out of Spaces, una ricerca di stampo antispecista: affascinata dagli uccelli e dalle loro modalità di comunicazione (per segnalare i confini del proprio territorio gli uccelli usano le proprie voci, gli umani costruiscono muri), Lelouche ha creato sculture composite che sfociano nell’installazione. Le strutture lignee, che ricordano movimenti alari così come le macchine progettate da Leonardo da Vinci, sono potenzialmente attraversabili dallo spettatore. Inoltre, sono poste in dialogo con grandi teli su cui sono riprodotte immagini raffiguranti la comunione tra mani e ali, in una doppia accezione: da un lato le somiglianze tra le increspature delle piume e le impronte digitali, dall’altra la denuncia della pratica del taglio delle penne remiganti, volta a impedire agli uccelli da compagnia o di allevamento di scappare. Denuncia che trova espressione anche nei guanti appesi alle pareti, inutilizzabili proprio per la cucitura delle ultime falangi. Lo spazio, infine, si dematerializza e si amplifica grazie a un visore di realtà virtuale che catapulta lo spettatore in una dimensione sospesa, in cui può incontrare le opere già esperite nello spazio fisico e conoscerle da un’altra prospettiva, interagendovi attivamente e passivamente.
Alberto Villa
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati