L’erotismo secondo le donne. La mostra di Paulina Olowska a Torino
L’artista ha creato un percorso caleidoscopico intessuto di suggestioni che attraversano la temporalità della città di notte, ideale palcoscenico di visioni dark e fetish, porno e fashion, vintage e cult
“Considero il mio lavoro come una mediazione di culture, soprattutto di culture legate a cose che sono state dimenticate”. Così l’artista polacca Paolina Olowska (1976) definisce una ricerca basata sulla nostalgia come una forma di introspezione, legata soprattutto al mondo femminile e alla storia del suo paese. Questa è la chiave di lettura di una delle proposte più interessanti dell’Art Week di Artissima 2023: Visual persuasion, il progetto espositivo che la Olowska ha realizzato per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, coordinato da Irene Calderoni e aperto fino al 3 marzo 2024. Non una mostra, ma una vera e propria ridefinizione dello spazio espositivo, protagonista di una narrazione immersiva che mette in relazione le opere dell’artista con la collezione permanente della fondazione e con lavori di altre artiste, coinvolte da Paolina in una sorprendente e sofisticata operazione di storytelling. “Visual Persuasion è uno spazio molteplice, polifonico e immersivo, ordito da Olowska per esplorare le dinamiche del desiderio e dell’erotismo ridefinite da una prospettiva femminile”: così la fondazione introduce il progetto, ispirato dal volume del pubblicitario americano Stephen Baker – pubblicato nel 1961- che analizzava l’azione della comunicazione visiva sul subconscio delle persone.
La mostra di Paulina Olowska alla Fondazione Sandretto
L’artista ha strutturato il percorso in maniera libera, creando dialoghi e associazioni tra le opere per dare vita a micronarrazioni, combinate tra loro attraverso rimandi visivi e concettuali, strutturati grazie alla sua esperienza di curatrice. Il polo intorno al quale ruota il racconto è la donna, intesa nella sua dimensione poliedrica e complessa, sospesa tra soggetto desiderante e oggetto del desiderio, in un percorso caleidoscopico intessuto di suggestioni che attraversano la temporalità della città di notte, ideale palcoscenico di visioni dark e fetish, porno e fashion, vintage e cult. Un itinerario che si apre con una grande installazione di insegne al neon, raccolte tra quelle presenti nella città di Varsavia negli anni Settanta, che illumina il corridoio di congiunzione tra le due sale principali della fondazione. Nella prima Paolina si è concentrata su un immaginario legato al corpo, con dialoghi che coinvolgono opere di artiste come Barbara Kruger, Sherrie Levine, Berlinde De Bruyckere, Cindy Sherman o Sarah Lucas, abbinate ad una serie di disegni erotici di Maya Berezowska, una pittrice storica polacca riscoperta dalla Olowska. Il secondo ambiente è stato suddiviso in tre lunghissimi corridoi adibiti a sale video, in dialogo con installazioni “domestiche” di Thomas Hirschhorn, Sylvie Fleury e Dominique Gonzalez-Foerster, per dare vita ad uno spazio urbano e al contempo casalingo. Ma il percorso non si limita agli spazi espositivi, coinvolgendo ristorante, la caffetteria e l’area bookshop, dove una serie di dipinti su tessuto trasparente sono posti in dialogo con video, sculture e fotografie di altre artiste, così come la sala dell’ingresso, occupata da due sculture di Simon Starling e Richard Wentworth.
Il dibattito sul genere nella mostra di Olowska
“Sono molto felice che oggi ci sia una relazione molto più lucida con la storia e con la specificità di genere”, spiega Olowska, “e un’apertura verso tipi di arte non accademici. Artisti autodidatti e irregolari stanno attirando un’attenzione sempre più forte, e questo fatto mi dà molta gioia”.
Grazie a questa libertà e alla disponibilità della fondazione Sandretto, Olowska è stata protagonista della più ampia rassegna mai dedicata all’artista da una istituzione italiana, che conferma così un’indubbia qualità museale, basata su pratiche fondate su visione, coraggio e grande rispetto degli artisti: una mostra da non perdere.
Ludovico Pr
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