Il teatro e l’arte contemporanea vanno in carcere. L’esperienza al penitenziario di Opera a Milano
Luci e ombre della società moderna nel nuovo spettacolo della compagnia teatrale Opera Liquida. Il progetto vede le scenografie firmate da un artista di arte contemporanea e i detenuti nel ruolo di attori
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Sul palco del teatro del Carcere di Opera, a Milano, i detenuti e gli ex detenuti hanno scritto e interpretato lo spettacolo Extravagare, sotto la guida della regista Ivana Trettel. A sovrastare il palco e gli attori un grande toro simbolo delle prime civiltà, e un’immensa opera d’arte contemporanea firmata dal Gruppo T dal titolo Grande oggetto pneumatico, del 1959.
La percezione di spazio e tempo nell’opera di Giovanni Anceschi
Il meneghino Gruppo T era composto da: Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco; ed era stato un precursore dell’esplorazione di tematiche legate al cinetismo e alla metamorfosi. Il collettivo aveva dato vita all’opera che vediamo in scena oggi, Grande oggetto pneumatico (Ambiente a volume variabile) dove nei sei tubolari di polietilene trasparente di grande dimensione viene immessa e aspirata dell’aria. Espandendosi e ritraendosi, i tubi invadono lo spazio insinuandosi tra gli attori e spingendoli a muoversi, a districarsi, dentro a questo incedere tentacolare.
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Le installazioni e le performance ideate da Giovanni Anceschi (Milano, 1939) insistono sui diversi modi di percepire la relazione tra spazio e tempo che è anche un altro nucleo pregnante della rappresentazione teatrale. “Consideriamo quindi la realtà come continuo divenire di fenomeni che noi percepiamo nella variazione”, così recitava il manifesto del Gruppo T che si presentò nel 1960 alla Galleria Pater di Milano proprio con l’opera Grande Oggetto Pneumatico 1959/60, viaggiando poi alla volta di Roma, New York e per il Centre Pompidou di Metz.
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La compagnia Opera Liquida al Carcere di Opera a Milano
Dal 2009 Opera Liquida lavora all’interno del carcere di Opera e realizza spettacoli che partono dai testi dei detenuti, con costumi e scenografie realizzati in collaborazione con gli studenti delle Accademie e delle Università, e con la consulenza di esperti del settore. I temi del loro ultimo copione, Extravagare, sono i valori dell’arte, della femminilità, del teatro, contrapposti a quelli della violenza, del maschilismo, delle ingiustizie perpetrate dalla nostra società. L’opera sembra scandita come un’antica tragedia greca, tra parodo, episodi, stasimi ed esodo.
Mercedes Auteri
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